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Venerdì 20 GENNAIO 2012
Destini incrociati. La nuova era del San Raffaele e del Pio Albergo Trivulzio

Decisi a voltare pagina dopo gli scandali, ambedue emergenti da difficoltà finanziarie ma con buone prospettive per il futuro, avviano nuove iniziative per tornare in vetta alla sanità lombarda.

Entrambi milanesi, famosi, travolti dai debiti e dagli scandali. E ora al lavoro per cercare di risalire la china: stiamo parlando dell'ospedale San Raffaele e del Pio Albergo Trivulzio, due strutture sanitarie che proprio in questi giorni stanno lavorando per rimanere a galla e non fallire. Il primo sembra ben avviato su questo percorso, grazie all'offerta di Giuseppe Rotelli, patron della sanità privata lombarda, che lo rileverà insieme ai debiti dopo aver avuto la meglio sulla cordata Ior-Malacalza. Il secondo naviga in acque più burrascose, non può contare su un 'salvataggio privato', ma ha meno debiti e il suo nuovo consiglio di amministrazione ha appena presentato il piano di risanamento.

Per riportare in ordine i conti del Pio Albergo Trivulzio, che consta di un patrimonio immobiliare del valore di 390 milioni di euro, assiste circa 1000 anziani, di cui 700 in rsa e 300 in strutture riabilitative, ed è specializzato in degenza riabilitativa e Alzheimer, il piano prevede la dismissione di parte del patrimonio immobiliare per ricavare 68 milioni di euro in 5-7 anni, sviluppo degli ambulatori, lotta all'assenteismo, nuovi servizi di assistenza domiciliare agli anziani, e nessun licenziamento. "Nel 2011 i ricavi complessivi sono stati di 70,8 milioni di euro, contro i 71,9 dell'esercizio precedente - spiega la presidente Laura Iris Ferro - e la perdita di gestione di 14,6 milioni (15,7 era stata nel 2010). I costi pari a 82,7 milioni di euro''. A pesare quelli del personale (60 milioni), quelli indiretti (alberghieri, direzione sanitaria, servizi amministrativi) che incidono per il 22% e il poliambulatorio, che perde oltre 2,8 milioni su un fatturato di 5,1 milioni, con troppi ambulatori e scarsa domanda. Pesante anche l'assenteismo del personale (costituito da 1500 dipendenti, di cui 190 a mansioni agevolate) pari al 16%, responsabile di maggiori costi all'azienda quantificabili in 1,6 milioni di euro. Le prospettive di sviluppo però ci sono, secondo il cda.

"Nel 2012 - precisa Francesco Longo, membro del cda - dovremmo avere la gestione di una rsa comunale con 120 posti letto, più altri 100 posti letto disponibili dal 2013 per la fine dei lavori di nuove palazzine". Nuove entrate sono previste con l'offerta di servizi a pagamento come l'assistenza domiciliare per anziani e non autosufficienti, letti di sollievo per anziani e disabili, centri diurni Alzheimer. "Il piano di rientro - prosegue Ferro - è previsto in 3 anni, e quello di rientro finanziario in 5 anni. Dalla dismissione di parte degli immobili contiamo di ricavare 68 milioni di euro, di cui 30 milioni a breve e il resto a lungo termine per le banche, ma dovrà esserci l'approvazione della Commissione regionale di controllo. Inoltre vogliamo potenziare e sviluppare gli ambulatori, aperti agli esterni, magari con l'aiuto di un partner privato”. Ma se Regione e Comune non aumenteranno la quota con cui coprono le rette degli indigenti, ferme al 2000, avverte, “saremo costretti ad aumentare le rette. Per noi e i minori dei Martinitt serve un milione di euro in più l'anno".

E proprio sugli immobili, oggetto di un altro scandalo nei mesi scorsi per gli affitti ai vip, il nuovo  cda ha assicurato massima trasparenza e di essere pronto a valutare se i criteri con cui sono stati assegnati gli appartamenti sono ancora validi. "Abbiamo un patrimonio abitativo che consta di 1300 appartamenti - spiega - il 50% dei quali locato a canone agevolato, e che rendono il 20% del totale.  Per dare un segno di discontinuità rispetto alla gestione precedente, abbiamo deciso di mettere tutto in chiaro, e dedicare sul sito della struttura un'apposita sezione in cui è possibile vedere quali immobili sono in affitto, quali in vendita, accompagnati da foto e descrizione”. Insomma, la voglia di ricominciare e risistemare la situazione c'è. “Ma non siamo come il San Raffaele – chiosa Ferro – non ci siamo costruiti un cupolone enorme e non abbiamo i debiti che hanno superato i ricavi”.

Prosegue invece il cammino del San Raffaele verso la salvezza. L’altro ieri è stato nominato il nuovo Cda della Fondazione San Raffaele. Giovanni Maria Flick, già componente del vecchio consiglio, è il nuovo presidente, mentre vicepresidente rimane Giuseppe Profiti. Gli altri cinque consiglieri nel board, sceso a soli due componenti dopo le dimissioni di Vittorio Malacalza di Ettore Gotti Tedeschi, sono Massimo Spina, direttore amministrazione e finanza dell'Ospedale Bambin Gesù e attuale segretario generale della Fondazione San Raffaele, Francesco Perrini, ordinario di Economia e gestione d'impresa alla Bocconi, Emanuele Rimini e Matteo Rescigno entrambi docente di diritto commerciale all'Università di Milano, e Antonio Emilio Scala, vice presidente del Consiglio superiore di Sanità ed ex preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Vita-Salute San Raffaele. L'organo verrà poi di nuovo cambiato con l'effettivo passaggio del San Raffaele a Rotelli. La prossime scadenze sono la relazione dei tre commissari sullo stato dell'ente, inizialmente prevista per il 13 gennaio, e ora fissata al 9 marzo e l'assemblea dei creditori, sliattata dal 23 gennaio al 19 marzo su decisione del tribunale fallimentare. Gli altri termini rimangono invariati, tra cui quello del 30 giugno per il concordato omologato. Lo spostamento dell'assemblea e del deposito della relazione si è reso necessario dopo il rilancio dell'offerta migliorativa fatta da Giuseppe Rotelli, per calcolare meglio i debiti del gruppo ospedaliero e anche la cifra rimborsarbile ai creditori, che ora potrebbe arrivare all'80%.

Adele Lapertosa
 

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