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Sabato 21 GENNAIO 2012
Aborto: 43,8 mln all'anno nel mondo. Ma la metà non sono sicuri

La percentuali di aborti nel mondo sono in stallo dopo un decennio in cui erano in discesa: colpa del mancato accesso alla contraccezione. Ma il problema sono anche le procedure che non rispettano gli standard di sicurezza. Lo studio dell’Oms e del Guttmacher Institute.

Dopo un periodo di sostanziale declino il numero di aborti oggi nel mondo è stabile. Questo quanto emerge dall’ultimo rapporto pubblicato su The Lancet da Oms e Guttmacher Institute, organizzazione no-profit che si occupa di salute sessuale e riproduttiva. Sarebbero state circa 43,8 milioni le interruzioni di gravidanza nel mondo nel 2008, una ogni tre in Europa. Ma nella parte orientale della regione si registrano le percentuali più basse al mondo, del 12%. Di questi aborti circa il 49% non era sicuro, dato peggiore rispetto al 1995, quando le interruzioni di gravidanza che non rispettavano gli standard di sicurezza erano il 44%.

I dati dello studio
Uno stallo, quello del numero di aborti, che secondo Oms e Guttmacher è dovuto ad un rallentamento nella diffusione dell’uso dei contraccettivi, registrato dalle Nazioni Unite soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Tra il 1995 e il 2003, quando le campagne per l’uso degli anticoncezionali sono state più massicce, il numero di aborti ogni mille donne nel mondo era sceso da 35 a 29, per poi rimanere sostanzialmente invariato nei successivi 5 anni (nel 2008 il dato registrato era del 28 per mille). “Il declino nel numero di aborti che avevamo visto qualche anno fa si è fermato, e stiamo cominciando a vedere un aumento delle percentuali nei paesi in via di sviluppo, dove le procedure spesso non sono praticate in strutture sicure”, ha spiegato Gilda Sedgh, autrice dello studio e ricercatrice al Guttmacher. “Questo trend è molto preoccupante, e se vogliamo invertirlo dobbiamo investire nei servizi”.
Ininfluente invece la rigidità delle leggi, rispetto al numero di gestazioni che vengono interrotte. Secondo i dati: in Africa, dove le leggi sull’aborto sono particolarmente restrittive, nel 2008 hanno interrotto la propria gravidanza 29 donne ogni mille, mentre in Europa dell’Est, dove invece la procedura è generalmente permessa, il numero scende a 12. “Lo sforzo deve dunque essere piuttosto quello di ridurre l’incidenza di gravidanze indesiderate e il numero di aborti non sicuri – hanno spiegato gli esperti nello studio – tramite la diffusione di servizi di sostegno alle famiglie e di strutture che praticano le operazioni secondo gli standard di sicurezza”. Si stima infatti che circa 215 milioni di donne nei paesi in via di sviluppo abbiano un bisogno di accedere alla contraccezione che non viene soddisfatto, ovvero vorrebbero trovare il modo di evitare gravidanze indesiderate, ma non ne hanno la possibilità. L’82% delle gestazioni non volute colpisce proprio queste donne.

In aumento gli aborti non sicuri
Le interruzioni di gravidanza al di sotto degli standard di sicurezza sono in aumento: dal 1995 al 2008 sono passate dal 44% ak 49%. I ricercatori dell’Oms hanno anche riportato che le complicazioni dovute alla non sicurezza delle procedure hanno provocato nel 2008 circa il 13% delle morti per parto nel mondo, quasi tutte in paesi in via di sviluppo. Ma non solo. Le interruzioni non sicure sono anche causa di problemi clinici non trascurabili: ogni anno circa 8,5 milioni di donne nel sud del mondo vanno incontro a complicazioni gravi, tanto da aver bisogno di cure mediche che nel 35% dei casi (3 milioni di donne) non hanno ricevuto. “Morte e disabilità collegate alle procedure effettuate sotto gli standard sono degli eventi prevenibili, tanto che in questo senso sono stati già fatti dei passi in avanti”, ha spiegato Iqbal H.Shah, co-autore dello studio. “L’eccezione è l’Africa, che da sola conta il 17% delle donne in età riproduttiva dei paesi in via di sviluppo e circa la metà delle morti per aborti non sicuri”, ha commentato, concludendo poi: “In questi paesi i rischi maggiori sono chiaramente per le donne più povere, che non hanno accesso ai servizi di sostegno alle famiglie e hanno maggiori probabilità di andare incontro alle conseguenze negative di procedure non sicure. Come se non bastasse, le donne meno abbienti hanno un accesso limitato anche ai servizi clinici dopo l’interruzione di gravidanza, ovvero nel momento in cui potrebbero avere bisogno di trattare eventuali complicazioni”.
Complicazioni che, fanno sapere dall’Oms, rappresentano anche un problema economico, visto che nel solo 2009 hanno pesato per 341 milioni di dollari sui bilanci dei paesi in via di sviluppo.
Gli aborti non sicuri hanno dunque conseguenze molteplici. Oltre agli effetti immediati sulla salute delle donne, l’aumento della mortalità e il fattore economico, infatti, possono essere causa di infertilità a lungo termine, nonché impedire alle donne di tornare a lavorare dopo la procedura per eventuali complicazioni.

Ecco perché, secondo Oms, Guttmacher e Lancet stesso, c’è bisogno di invertire la rotta. “Gli ultimi dati sono preoccupanti, i progressi che avevamo fatto negli anni Novanta, oggi sembrano vacillare”, ha spiegato Richard Horton, editore di The Lancet. “Bisogna promuovere e implementare politiche per ridurre il numero di aborti e questo deve diventare una priorità urgente per tutte le nazioni e per le organizzazioni sanitarie globali”. Concludendo poi: “Condannare, stigmatizzare e criminalizzare l’aborto è stata una strategia fallimentare. È tempo di pianificare un approccio che possa diminuire il danno, e questo vuol dire anche fare leggi più liberali e che tutelano di più le donne.”

Laura Berardi

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