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Lunedì 23 GENNAIO 2012
Acqua all’arsenico. Tar Lazio condanna Ministeri Ambiente e Salute

Un risarcimento di almeno 100 euro per ciascuno dei circa 2 mila utenti di Lazio, Toscana, Trentino A.A., Lombardia e Umbria, che avevano lamentato la presenza di arsenico nell’acqua. È quanto annunciato in una nota dal Codacons che aveva presentato ricorso. Ecco la sentenza del Tar.

I ministeri di Ambiente e Salute sono stati condannati dal Tar a risarcire con almeno 100 euro a cittadino i circa 2 mila utenti di Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia e Umbria, che avevano lamentato la presenza di arsenico nell’acqua. Una "vittoria importantissima che apre una strada di incredibile valore”, ha commentato il Codacon, tra i promotori del ricorso, commentando la sentenza del Tar (n. 00664 depositata il 20 gennaio 2012). Infatti ora, secondo l'associazione dei consumatori, fornire servizi insufficienti o difettosi o inquinati determinerà la responsabilità della pubblica amministrazione per danno alla vita di relazione, stress e rischio di danno alla salute.

Lo stesso Tar ricorda nel dispositivo che è certa la "pericolosità per la salute umana derivante da un'esposizione prolungata all'arsenico presente nell'acqua potabile, anche in quantità piccolissime, come risultante dalla ricerca condotta su oltre 11.700 persone in Bangladesh e pubblicato nell'edizione online della rivista scientifica The Lancet, che ha dimostrato che la presenza di arsenico in elevate concentrazioni nel sangue aumenta in modo significativo il rischio di tumori”.

Secondo le stime effettuate dall'Organizzazione mondiale della sanità, inoltre, in Bangladesh a partire dagli anni '70 almeno 35 milioni di persone hanno bevuto acqua contaminata con piccolissime quantità di arsenico, e secondo lo studio Heals (Health Effects of Arsenic Longitudinal Study) coordinato da Habibul Ahsan dell'Università di Chicago, ciò è stato sufficiente a provocare il 21% delle morti per tutte le cause e il 24% di quelle attribuite a malattie croniche (in prevalenza, tumori al fegato, cistifellea e pelle e malattie cardiovascolari).

“Finalmente si pone termine alla impunità di Regioni e Ministeri che per non spendere i soldi stanziati o non sapendoli spendere hanno tenuto la popolazione in condizioni di degrado e di rischio di avvelenamento da arsenico – ha commentato Carlo Rienzi, presidente del Codacons -. Ora i singoli presidenti delle Regioni e i singoli Ministri dell'Ambiente e della Salute succedutisi negli ultimi anni, quando promettevano all'Europa bonifiche delle falde in cambio di aumento dei limiti di presenza del metallo velenoso nelle acque, dovranno essere perseguiti dalla Corte dei Conti per rimborsare l'erario dei soldi che dovranno risarcire agli utenti”.

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