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Martedì 24 GENNAIO 2012
La ricerca sul ‘supervirus dell’influenza’ si ferma per 60 giorni

La decisione è stata presa dai team che nel mondo stanno conducendo studi in quest’ambito. Lo scopo è quello di dare il tempo alla comunità scientifica di organizzare un forum internazionale in cui discutere dei benefici e dei rischi di questi lavori.

Una pausa di 60 giorni. E un forum internazionale per discutere della questione. Ecco quello che propongono i ricercatori che avevano ottenuto il virus modificato dell’aviaria, capace di spaventare mezzo mondo e la comunità scientifica quasi al completo. “Per avere il giusto tempo per discutere insieme su rischi e benefici di questo tipo di ricerca abbiamo accettato di fermare per due mesi ogni lavoro che possa portare alla sintesi di virus H5N1 altamente patogeni”, così Ron Fouchier e altri scienziati che conducono studi di questo tipo hanno spiegato la decisione, in una lettera pubblicata contemporaneamente su Science e Nature e sottoscritta da team di ricerca a livello internazionale.

La discussione riguardo la possibilità o meno di pubblicare gli studi che spiegavano quali modificazioni genetiche portassero al pericoloso ceppo aveva occupato le pagine delle maggiori riviste scientifiche negli ultimi due mesi, spaccando il mondo accademico a metà (come Quotidiano Sanità vi aveva già raccontato settimana scorsa).
“Nonostante crediamo che questo tipo di ricerca possa portare benefici alla salute pubblica, la percezione e la paura comune erano che i virus di H5N1 potessero uscire dai laboratori e diventare un pericolo per la società”, hanno scritto i ricercatori nella lettera. “Vorremmo rassicurare tutti: gli esperimenti sono stati condotti con la massima precauzione in strutture di contenimento adeguate e da personale altamente addestrato. Nonostante questo, abbiamo capito che il resto della comunità scientifica deve ancora avere il tempo di capire una ricerca di questo tipo e valutarne i pro e i contro. Per questo proponiamo un  forum internazionale di discussione, in cui incontrarci e discutere tali questioni”.

La decisione della sospensione della ricerca e la proposta del forum partono da Rouchier e da altri 10 scienziati che stanno conducendo studi simili a quello del team dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam, che per primo aveva modificato il virus dell’aviaria. L’idea è poi stata discussa con altri 29 studiosi di influenza e da lì si è nata la lettera, che propone la pausa e l’incontro internazionale.
In realtà non tutti sono d’accordo con la sospensione, ma il più contrariato sembra proprio lo stesso Fouchier. “È un peccato che si sia dovuti giungere a una decisione così radicale, avrei preferito che non si fosse mai generata tutta questa controversia”, ha commentato in un’intervista su Science, aggiungendo poi: “È successo e di certo non possiamo cambiarlo. Alla luce di questo forse stiamo facendo la scelta giusta.”

Nonostante questo, i ricercatori rassicurano che proprio per via delle precauzioni prese, non c’è motivo di dubitare della sicurezza di questo tipo di studi. “Ad oggi in effetti ancora non sappiamo neanche se l’influenza da noi creata abbia la capacità di essere trasmessa da uomo a uomo, proprio perché nessuno è mai stato infettato. Fino ad oggi il rischio maggiore per la nostra salute è quello che un tale virus possa emergere da solo in natura”.
Anche se questo continua a non tranquillizzare tutti gli scienziati, tanto che Richard H. Ebright, biologo molecolare alla Rutgers University, ha definito duramente – sempre su Science - la decisione della sospensione come una mossa puramente simbolica, priva di reale significato. Spiegando poi come la ricerca sia stata condotta in laboratori “sicuri, ma non al top della sicurezza” e definendo le rassicurazioni fatte dai ricercatori a proposito delle strutture come “nettamente false”.

Per capire quale sia la realtà su rischi e benefici di queste ricerche bisognerà probabilmente aspettare fino al forum internazionale che ne discuterà. Ma quel che è sicuro è che una sospensione della ricerca biomedica in qualche ambito è una cosa di cui non si sente spesso parlare. Il precedente caso è forse unico, quando dal 1974 al 1976 gli Stati Uniti decisero per una moratoria di alcuni studi sul Dna ricombinante, sospesa sempre per motivi di sicurezza.

Laura Berardi

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