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Martedì 26 FEBBRAIO 2019
Rocco Siffredi ha ragione, l’Hiv fa, e “deve”, fare ancora paura



Gentile Direttore,
mi sembra doveroso rispondere a quanto affermato da Rocco Siffredi nella sua lettera che ho letto con attenzione ringraziandolo per aver condiviso il suo punto di vista. Vorrei però precisare di non aver mai affermato che l’Hiv non debba far paura, in qualità di persona con Hiv che convive con questo virus da oltre 20 anni non potrei mai!
 
L’Hiv è un’infezione seria, è per questo motivo che sia in prima persona che con l’associazione che presiedo, dialogo con i giovani e in generale con chi è sessualmente attivo, per fare prevenzione e informazione.
 
Entro nel merito di alcune questioni specifiche che conosco bene in quanto attivista e che non derivano certo da conclusioni affrettate. Essenzialmente si tratta di due questioni fondamentali sostenute da studi clinici e da organismi quali l’Organizzazione mondiale della sanità e Unaids.
 
1. Le persone con Hiv in trattamento antiretrovirale dopo i primi 6 mesi raggiungono un livello di virus nel sangue non rilevabile e questo assioma è nato con l’acronimo TaSP, ovvero Terapia Come Prevenzione - Treatment As Prevention, il che significa che assumere correttamente la terapia antiretrovirale fa diventare le persone non infettive, nei rapporti sessuali, a tal punto che Unaids ha coniato il seguente acronimo convalidato anche dall’OMS U=U: undetectable= untrasmissible – non rilevabile = non trasmissibile.
 
Di seguito alcuni studi clinici di dominio pubblico a supporto di tale tesi:
 
- http://www.aidsmap.com/More-confidence-on-zero-risk-still-no-transmissions-seen-from-people-with-an-undetectable-viral-load-in-PARTNER-study/page/3072326/
 
https://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2017/11/27/news/_le_persone_sieropositive_in_terapia_non_trasmettono_il_virus_l_annuncio_del_cdc-182300151/?refresh_ce
 
https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMoa1600693
 
http://programme.ias2017.org/Abstract/Abstract/5469
 
https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMoa1506273
 
2. L’uso della Profilassi Pre-Esposizione, definita PrEP, come strumento di prevenzione soprattutto nei gruppi più vulnerabili come ad esempio gli attori porno. Negli studi clinici citati, la dimostrazione del principio di U=U deriva proprio dal fatto che l’assunzione dell’antiretrovirale Truvada da parte di persone non hiv positive (terapia usata nelle persone già infette da hiv) previene al 93% la trasmissione del virus in rapporti con persone di cui non si conosce lo stato sierologico, qualora fossero in fase di sieroconversione o positive senza ancora saperlo.
 
Quindi quello di cui parlavo quando ho scritto della responsabilità che hanno le case di produzione del cinema porno, era riferito all’uso di strategie di prevenzione combinate, così come afferma la stessa Organizzazione mondiale della sanità, ovvero dell’uso del condom, della PrEP specialmente per gruppi di persone a rischio come sono le porno star, per esempio.
 
Sarebbe per me un piacere che ci potesse essere un confronto costruttivo con il signor Siffredi su questi temi, trovandosi egli in prima linea, poiché è indispensabile che siano note queste nozioni e diventino utili per tutto il settore del porno a tutela della salute degli attori.
 
Inoltre, in virtù del ruolo mediatico che il signor Siffredi ricopre, porterebbe un contributo fondamentale se si prestasse come testimonial per una campagna sui preservativi gratuiti per gli adolescenti.
 
Sarebbe interessante suscitare in tutto l’ambiente della cinematografia porno, la consapevolezza della necessità di una formazione e di una informazione scientificamente adeguata e scevra dai pregiudizi.
 
Possiamo contare sul suo appoggio?
 
Dott.ssa Margherita Errico
Presidente Network persone sieropositive (Nps)
 

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