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Venerdì 01 MARZO 2019
Regionalismo differenziato. Santoriello (Anaao Treviso): “Usato per malcelare le mancanze della Regione”

Per Santoriello l’Autonomia rappresenta, per la Regione, un alibi per “malcelare inadempienze ed ostilità che spingono i medici ospedalieri veneti ad abbandonare le corsie dei nosocomi”. E per fermare la fuga di medici, per il segretario Anaao Treviso, serve “una volontà politica che non si vede all'orizzonte e che non sarebbe comunque garantita dal regionalismo differenziato”.

Il riconoscimento del ruolo del Sistema Sanitario Veneto, nel contesto nazionale, è indiscusso, così come è indiscutibile il problema della precarietà e della possibile nuova autonomia che, nell’ottica della Regione è vista come un’opportunità, mentre da parte dei medici viene vista come un appesantimento della burocrazia sia per i cittadini che per il comparto. A parlarcene è il Dr Pasquale Santoriello, Segretario Provinciale Anaao Assomed Treviso.

Per risolvere il problema dei contratti dei medici, peraltro fermo da oltre 10 anni, l'autonomia veneta sarebbe un buon inizio?
Non credo, i medici ospedalieri veneti soffrono già da anni l'atteggiamento punitivo che la stessa Regione ha adottato nei confronti loro e degli altri dipendenti pubblici: uno studio Agenas di qualche anno fa ha documentato, in modo inequivocabile, come la Regione Veneto riservi al personale dipendente, ospedaliero e non, trattamenti retributivi inferiori a quelli applicati in altre regioni italiane, anche non autonome, e comunque inferiori alla media nazionale.

Ritengo, quindi, che il cavallo dell'Autonomia venga usato strumentalmente dalla politica locale e nazionale, per malcelare inadempienze ed ostilità che spingono i medici ospedalieri veneti ad abbandonare le corsie dei nosocomi, siccome attratti dalle migliori retribuzioni di altre regioni italiane o, addirittura, estere. Alcuni medici, sfiancati dalle terribili condizioni di lavoro, si licenziano senza aver ancora maturato il diritto alla pensione: altri, i più fortunati, si dimettono per dedicarsi solo alla libera professione, sottraendosi in questo modo a turni massacranti, reperibilità interminabili ed ordini di servizio insostenibili.

Secondo Lei un’autonomia differenziata in Veneto potrebbe invertire la tendenza dei medici in fuga?  
Ritengo che per fermare i medici in fuga ci voglia ben altro che l'Autonomia: serve una volontà politica che non si vede all'orizzonte e che non sarebbe comunque garantita dal regionalismo differenziato. Per fermare i medici in fuga bisognerebbe innanzitutto ascoltare ed analizzare i motivi del loro disagio, cosa che finora non è stata fatta. Bisognerebbe chiedersi se è tollerabile pretendere che un medico sia reperibile in due ospedali contemporaneamente, come se avesse il dono dell'ubiquità. Bisognerebbe chiedersi se è accettabile che un medico specialista venga inviato un giorno da una parte, e il giorno dopo ad operare a 50 km di distanza, senza neppure conoscere il personale di sala operatoria e la strumentazione disponibile in quella diversa struttura.

Bisognerebbe chiedersi se è ammissibile per un medico ospedaliero sopportare a lungo dei turni di servizio fittiziamente spezzati (ad es. orario giornaliero 8-13 e poi 15-18 che in realtà prevede una attività operatoria senza interruzione dalle ore 8 alle 18, confidando nella difficoltà per il chirurgo di interrompere la sala operatoria alle 13 e riprenderla alle 15). Bisognerebbe chiedersi se è accettabile per un medico ospedaliero essere limitato anche nel diritto di sciopero, dal momento che vige da anni la pratica della precettazione selvaggia ed indiscriminata, in violazione della normativa nazionale che prevede la possibilità di precettare solo un numero di medici corrispondente a quello dei giorni festivi. E così, come accettare che uno specialista chiamato a lavorare di notte per una urgenza, sia remunerato con indennità di reperibilità di 11 euro nette, ossia molto meno di quanto viene remunerata la reperibilità dei suoi stessi collaboratori?

Perché uno specialista deve essere privato dei rimborsi delle spese legali e peritali, qualora uscisse prosciolto da un procedimento promosso nei suoi confronti, dal momento che è impossibile pensare che un medico possa sostenere da solo le spese legali per un numero potenzialmente illimitato di contenziosi o contestazioni? E bisognerebbe inoltre domandarsi per quale oscuro motivo l'Italia sia l'unico paese al mondo, insieme a Messico e Polonia, dove un medico può essere perseguito in un procedimento penale, mentre nel resto del mondo è possibile perseguire il medico solo con procedura civilistica.

Perché secondo Lei si dice che la Regione dovrebbe essere quasi contenta quando i concorsi vanno deserti?  
Sembra percepirsi una sorta di malcelato compiacimento quando alcuni  lamentano i concorsi disertati dai medici: il sospetto è che, in nome del supremo interesse alla salute pubblica, e per evitare l’interruzione del pubblico servizio, qualcuno possa sentirsi autorizzato a violare, per risparmiare, le più elementari norme di sicurezza sul lavoro, e a scaricare sui medici qualsiasi responsabilità in caso di ritardi o problemi organizzativi, quando alcuna colpa grava sui medici per questi problemi.

Per tale motivo, ed a malincuore, Anaao Assomed da mesi chiede la chiusura e l’accorpamento di reparti e personale delle sedi in difficoltà: la carenza di personale medico (che per le Regioni rappresenta un rilevante risparmio economico) non consente di coprire l'assistenza in condizioni di sicurezza, anche in tutti i piccoli ospedali periferici.

Endrius Salvalaggio

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