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Venerdì 08 MARZO 2019
Festa della donna. Oms: donne in sanità sono il 70% ma solo una su quattro ha la leadership

L'attuazione di accordi di lavoro flessibili, la fornitura di programmi di tutoraggio e l'istituzione di politiche specifiche sulla discriminazione e le molestie di genere, insieme allo sviluppo della formazione di genere possono abbattere le barriere che tuttora frenano la carriera delle donne in sanità. Ma non basta. Secondo l'Oms bisogna innovare la stessa organizzazione del lavoro in sanità a partire dai criteri di progressione di carriera perché troppo spesso le donne devono concorrere in un sistema progettato per gli uomini.

In occasione della Giornata internazionale della donna, l’Oms celebra tutte le donne che hanno avuto un ruolo pionieristico nel promuovere la scienza e la salute. 

La prima menzionata dall'Oms è Florence Nightingale, considerata fondatrice della moderna assistenza infermieristica, comprendendo i benefici di igiene e servizi igienico-sanitari di prevenzione delle malattie.

Poi Fe del Mundo, una pediatra filippina, che ha svolto lavori pionieristici su malattie infettive tra cui la dengue, è stata la prima studentessa della Harvard Medical School.

E ancora Anandi Gopal Joshi che fu una delle prime dottoresse indiane, nominata medico responsabile in un ospedale nell'India centrale, prima di morire di tubercolosi all'età di soli 22 anni.
 
Da non dimenticare la storia di Elizabeth Garrett Anderson, nata poco dopo Florence Nightingale, che si  autoproclamò francese per ottenere una laurea in medicina all'Università della Sorbona a Parigi e divenne la prima dottoressa della Gran Bretagna. 
 
Nel 20º secolo, l'Oms ricorda Anne Szarewski che scoprì la causa del cancro del collo dell'utero, portando al primo vaccino contro l'HPV e il lavoro di Françoise Barré-Sinoussi sull'HIV che fu fondamentale per l'identificazione del virus come causa dell'AIDS.   

Ma nel 2019, tuttavia, osserva l'Oms, le donne sono ancora solo un terzo dei ricercatori in tutto il mondo,in media. 

Le medie regionali per la quota di ricercatrici (basate solo su dati disponibili) per il 2015 sono:
- 28,8% nel mondo
- 39,8% negli Stati arabi
- 39,5% nell'Europa centrale e orientale
- 48,1% nell'Asia centrale
- 23,4% nell'Asia orientale e il Pacifico
- 45,4% nell'America Latina e i Caraibi
- 32,3% nel Nord America e l'Europa occidentale
- 18,5% nell'Asia meridionale e occidentale
- 31,3% nell'Africa sub-sahariana.

E solo il 12% dei membri delle accademie scientifiche nazionali di tutto il mondo è donna. 
 
Passando più in generale al settore sanitario l'Oms ricorda poi che le donne rappresentano il 70% della forza lavoro in tutto il mondo, eppure solo il 25% di esse occupa posizioni di leadership nel settore.
 
E anche il differenziale retributivo è alto: circa il 26% nei paesi ad alto reddito e il 29% nei paesi a reddito medio-alto.
 
La discriminazione di genere, i pregiudizi impliciti, le molestie sessuali e le violenze sono indicati dall'Oms come i fattori principali e sistemici al progresso delle donne in sanità. Fattori aggravati dalla mancanza di politiche per la famiglia (compresi accordi di lavoro flessibili e congedo di paternità).
 
Ma ci sono segnali di una inversione di tendenza. Nell'Oms, ad esempio, le donne detengono il 60% delle posizioni dirigenziali e lo scorso anno quasi il 40% dei nuovi membri della National Academy of Medicine degli Usa erano donne.
 
Del resto, osserva l'Oms, sono già emerse prove del fatto che l'attuazione di accordi di lavoro flessibili, la fornitura di programmi di tutoraggio e l'istituzione di politiche specifiche sulla discriminazione e le molestie di genere e lo sviluppo della formazione di genere possono abbattere le barriere che tuttora frenano la carriera delle donne in sanità.
 
Ma non basta. Secondo l'Oms bisogna innovare la stessa organizzazione del lavoro in sanità a partire dai criteri di progressione di carriera perché troppo spesso le donne devono concorrere in un sistema progettato per gli uomini.

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