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Martedì 19 MARZO 2019
Facile criticare a distanza il “compromesso” sulla formazione degli osteopati



Gentile direttore,
mi trovo costretto, ancora una volta, a prendere le distanze da quanto affermato dal collega Franscini nella sua comunicazione su questo quotidiano in data 14-03-2019. Mi trovo altresì costretto a farlo perchè egli non scrive firmandosi come “semplice” professionista ma coinvolgendo, sebbene in modo bizzarro e certamente inappropriato, (ex- vice Presidente, già vice...) l’associazione che rappresento. Innanzitutto mi preme specificare che il collega Federico Franscini non ha rassegnato le dimissioni perchè non concorde con le opinioni e decisioni dell’associazione di cui faceva parte, ma è stato espulso in quanto moroso di due anni di quota associativa, oltre che assente ingiustificato alle ultime quattro riunioni del consiglio di Presidenza.
 
Entrando nel merito del problema sollevato mi limito a far notare che la lettera inviata dal Presidente Beux agli Istituti di formazione privata in Osteopatia non fa altro che ribadire ciò che la legge 3/2018 afferma.
 
Cito: "...solo i titoli pregressi equipollenti (per offerta formativa) all’istituendo corso di laurea in Osteopatia saranno ritenuti idonei a potersi iscrivere al futuro albo degli Osteopati. Diversamente, per coloro non in possesso di un titolo pregresso di laurea equipollente a quello futuro italiano, sarà necessario, in ossequio a quanto disposto dall’art. 7, comma 2, della legge 3/2018, effettuare un percorso formativo integrativo la cui durata sarà proporzionale al debito formativo esistente rispetto all’ordinamento didattico e ai crediti formativi che il MIUR intenderà riconoscere a una formazione a carattere privato."
 
Non riesco a capire dove si evinca che "le competenze autoreferenziali degli osteopati associati non siano neppure sufficienti”. E’ invece evidente il contrario, cioè che chi potrà dimostrare un percorso formativo adeguato (se non superiore) a quanto verrà richiesto non avrà problemi ad essere ritenuto idoneo. In caso contrario verranno istituiti, con ogni probabilità, dei percorsi formativi integrativi.
 
Per quanto riguarda il “discutibile compromesso” sulla formazione triennale la ritengo una critica lecita, sia chiaro, ma che lascia emergere tutta l’ipocrisia di chi si tira fuori dai giochi e poi giudica. E’ molto facile criticare a distanza di sicurezza…
Invito il collega, che reputo professionista serio e preparato, a fondare lui stesso un “nuovo soggetto rappresentativo”, così da poter portare avanti lecitamente e democraticamente le sue idee.
 
Da parte nostra posso assicurare che APO in questi anni ha contribuito e sta contribuendo prima ai tavoli tecnici UNI e oggi a quelli del Ministero della Salute, insieme ad altre realtà associative di categoria (ROI, FESIOS, AISO etc...) con il massimo impegno e sforzo perchè la nostra professione abbia il miglior riconoscimento in campo sanitario realisticamente possibile. E’ un lavoro complesso, con ancora non pochi ostacoli da superare che non può essere affrontato ideologicamente. La realtà, molto spesso, non è quella che vorremmo o che riteniamo noi essere la migliore… Questo è sempre stato il nostro intento e lo sarà sempre, in particolare nei prossimi importantissimi passaggi istituzionali, per garantire agli osteopati italiani (e non solo ai nostri soci) che hanno studiato seriamente e approfonditamente la dignità e il riconoscimento professionale che si meritano.
 
Dott. Carlo Broggini
Osteopata DO Bsc. Ost. (hons) UK

Presidente Associazione Professionale Osteopati 

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