quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 19 MARZO 2019
Riforma sanità in FVG. Attenzione a seguire il ‘modello lombardo’



Gentile Direttore,
"Cure più utili e meno redditizie’: la svolta per gli ospedali privati in Lombardia”. È il titolo di un articolo apparso sul Corriere della Sera, che affronta un tema che sta emergendo con forza nella nostra regione, dato che si ipotizza di prendere a riferimento il modello lombardo, ritenuto esempio di eccellenza, che investe nel privato il 30% delle risorse (a fronte dell’attuale 3,8 della nostra regione), per riformare il sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia.

Proprio la Lombardia, invece, sceglie ora di cambiare modello: quello che avrebbe dovuto rappresentare la libertà di scelta del cittadino su dove curarsi, nel pubblico o nel privato, si è invece rivelato un sistema in grado di far lievitare la spesa per il privato, impoverendo il sistema pubblico e creando, o mantenendo rilevanti criticità per le liste d’attesa. Il motivo? La sanità privata tende a effettuare le attività che le sono più redditizie, e non a concentrarsi su quelle, da un punto di vista epidemiologico, maggiormente necessarie alla popolazione. Da qui la necessità di una maggiore programmazione e di più incisivi controlli sull’appropriatezza degli interventi erogati.

È proprio sull’appropriatezza che vorrei proporre alcune riflessioni, su aspetti ed argomenti noti e descritti da tempo, ma che ritengo essenziale aver presenti quando ci si trova davanti a scelte importanti, quali quelle che la Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia si appresta a fare per il Servizio sanitario.

In sanità si possono effettuare interventi (diagnostici, terapeutici ecc.) che sono necessari e appropriati e altri che non lo sono; la letteratura scientifica internazionale e le linee guida che ne derivano permettono, almeno in linea teorica, di distinguere gli uni dagli altri. Nella pratica, però, si constata che la realtà non è composta solo dal bianco (appropriato) e dal nero (non appropriato), ma anche da tutta la scala di grigi intermedia. Ed è per questo che le organizzazioni, e le società scientifiche che perseguono l’appropriatezza emettono per lo più raccomandazioni, e non diktat, precisando che la decisione appropriata in ambito clinico può essere solo definita per quello specifico paziente, in quel particolare momento, da quel sanitario che lo ha in cura.
 
La sanità privata tende a perseguire la redditività, quindi almeno in una parte delle situazioni “grigie” tende a operare le scelte che sono più redditizie, e a organizzarsi in modo che nella pratica quotidiana ci si orienti verso queste. Questa considerazione non è complottista né offensiva, perché questo può avvenire nel pieno rispetto delle regole, delle linee guida e in totale onestà: anche nella sanità pubblica, addirittura nello stesso reparto ospedaliero, è normale e accettabile che vi siano sanitari che, operando nel “grigio”, tendano a essere più interventisti e altri maggiormente attendisti.

Anche ipotizzando di poter costruire un sistema in grado di effettuare controlli capillari, questo inevitabilmente sarebbe in grado di cogliere, e correggere, solo il bianco e il nero, ma non avrebbe alcuno strumento per valutare la gran parte del grigio, quindi scarsa probabilità di riuscire a contenere i costi delle prestazioni meno appropriate eseguite dal privato.

Invece, il sistema sanitario pubblico dovrebbe perseguire la cultura dell’appropriatezza, come già stanno facendo volontariamente molti sanitari e numerosissime società scientifiche. Nell’abito di progetti quali quelli ispirati all’americano Choosing Wisely, gli specialisti individuano in base all’evidenza scientifica gli interventi a rischio di inappropriatezza, e diffondono raccomandazioni rivolte a chi opera “sul campo”. Questi progetti non hanno quale primo obiettivo la riduzione della spesa, ma il perseguimento di una medicina migliore e con minor rischio di effetti collaterali negativi ma, se realizzati in modo capillare ed efficace, costituirebbero uno strumento potente, e condiviso dai professionisti, per il vero taglio degli sprechi.
 
Sen. Laura Stabile (FI)
Segretario della Commissione igiene e Sanità del Senato della Repubblica

© RIPRODUZIONE RISERVATA