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Venerdì 03 FEBBRAIO 2012
Perdita di memoria in vecchiaia. Tutta colpa di una molecola

Man mano che invecchiamo il cervello non riesce più a condurre segnali elettrici, meccanismo che viene usato dall’organismo per codificare e trasmettere informazioni. La causa è un ingranaggio molecolare che si rovina, ma che potrebbe essere possibile riparare.

Gli scienziati non sono mai riusciti a capire per quale motivo quando invecchiamo alcune delle capacità cognitive del cervello, come la memoria o la capacità di esprimersi, subiscano un lento declino. Oggi una nuova ricerca, condotta dai ricercatori dell’Università di Bristol e pubblicata su Neurobiology of Aging, tenta di spiegare perché l’organo principale del sistema nervoso sia sempre più riluttante a funzionare correttamente man mano che l’età avanza. Secondo i ricercatori, la chiave di tutto sarebbe un meccanismo molecolare che provoca cambiamenti nell’attività elettrica dei neuroni.

Si sa che cervello usa segnali elettrici per codificare e trasmettere le informazioni. Per monitorarne il funzionamento i ricercatori inglesi hanno dunque pensato di esaminare l’attività elettrica del cervello di alcuni topi, registrando i segnali delle singole cellule dell’ippocampo, una delle parti dell’organo predisposte alle funzioni cognitive. Così i ricercatori hanno analizzato la cosiddetta eccitabilità neuronale, un parametro che descrive quanto facilmente il cervello riesce a mettere in atto un meccanismo chiamato potenziale d’azione, che prevede un rapido ma massiccio scambio di carica elettrica tra l’interno e l’esterno delle membrane cellulari dei neuroni, un processo fondamentale per la corretta comunicazione tra tutte le parti del sistema nervoso.
“Quando ci siamo cominciati a chiedere perché un cervello sano potesse cominciare, ad un certo punto, a perdere colpi, siamo andati a guardare cosa dicesse la letteratura medica a riguardo”, ha spiegato Andy Randall, docente di neurofisiologia applicata a Bristol. “Così abbiamo scoperto che altri prima di noi avevano notato che a cambiare, nel cervello anziano, sono tutti quei processi legati al potenziale d’azione. Così abbiamo messo a punto il nostro studio, dimostrando come sia molto più complicato per i neuroni dell’ippocampo produrre il potenziale d’azione, man mano che si invecchia.”

Inoltre, gli scienziati hanno dimostrato che la riluttanza a mettere in atto questo meccanismo dipende da cambiamenti nelle proprietà di attivazione delle membrane proteiche chiamate canali del sodio. Queste, nel cervello sano, servono a proprio a favorire il potenziale d’azione, permettendo il passaggio di ioni positivi di sodio dall’esterno delle membrane a dentro i neuroni. “E poi – ha concluso il ricercatore – identificando questi canali come principale responsabile delle difficoltà cognitive in età avanzata, abbiamo anche trovato un potenziale bersaglio terapeutico, dunque un modo per migliorare l’eccitabilità neuronale e prevenire il declino del nostro sistema nervoso”.

Laura Berardi

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