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Lunedì 08 APRILE 2019
Ancora sulla formazione dei Tsrm



Gentile direttore,
voglio soffermarmi, ancora una volta, sulla parola formazione, causa la mia giovane età che tende a renderla di fondamentale importanza. Nella lettera pubblicata qualche settimana fa dalla Commisione nazionale Trmir, si parla dello stato attuale della formazione universitaria e del “core competence” necessario a superare i test che risultano sempre più complicati. Seppur l’accezione della parola formazione voglia dire “dare una forma”, questa risulta priva di coerenza, ne è una chiara dimostrazione la ripetuta mancanza, in tanti centri ospedalieri-universitari, di Tecnici di Radiologia nell’esecuzione di esami in risonanza magnetica.
 
Provo ad essere più preciso, da Novembre 2018 ho intrapreso un percorso di studi magistrali presso l’università degli studi de L’Aquila e ho avuto modo di venire a conoscenza del fatto che nel presidio ospedaliero regionale “San Salvatore”, gli esami vengono eseguiti privi della figura tecnica predisposta. Lo stato tecnologico attuale della radiologia aquilana appare all’avanguardia: 3 risonanze magnetiche, di cui una a campo ultra-alto (c.m.s. 3T) a uso clinico sperimentale, una ad alto campo (c.m.s. 1.5T), e una per lo studio specifico sotto carico (paziente in ortostasi) per lo studio della colonna vertebrale e delle articolazioni. Il quadro tecnologico, altamente specialistico, è il risultato di un gran investimento per la ricerca che ottiene come risultato un centro d’eccellenza per la diagnosi differenziale.
 
A farne le spese sono i medici specializzandi perché eseguono pratiche tecnico-diagnostiche di competenza alla figura preposta. Seppur il piano di studi universitario della scuola di specializzazione in Radiologia preveda come obiettivi formativi “ .. una dettagliata conoscenza delle apparecchiature e degli applicativi utilizzati in risonanza magnetica .. conoscere la tecnica di esecuzione dei vari esami RM, adattarla alle caratteristiche fisiche e cliniche del paziente fino ad arrivare alla conduzione tecnica autonoma di un esame RM”, il fine ultimo della formazione non è quello di sostituire altre figure professionali. È noto anche il deficit di personale d’area: proprio qualche mese fa, Rinaldo Tordera manager dell’Asl di Avezzano-Sulmona-L’Aquila, dichiarava che verranno attivate le procedure di stabilizzazione di 14 Tecnici di Radiologia, ma non dell’implementazione di personale tramite selezione pubblica (procedure di assunzione a tempo indeterminato, sul sito ASL1 nel portale amministrazione trasparente, non risultano da molti anni). Questo scenario vede come conseguenza un soppiantamento professionale, difficile da arginare a causa dell’insufficiente numero di personale tecnico.
 
Risulta paradossale il corso di tecniche di risonanza magnetica, previste nel percorso accademico, prive dell’insegnamento sul campo da personale prefissato a farlo. È proprio il Decreto 509/99 riguardo il “Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei” a definire gli obiettivi formativi di un corso accademico, raggiungibili tenendo in considerazione gli sbocchi occupazionali e la spendibilità del titolo in campo internazionale raggiungibile in relazione alle future mansioni, cioè teoriche ma di espressione pratica. A dar forza è l’articolo 18 della 196/97 che definisce  i tirocini formativi e di orientamento come “momenti di alternanza tra studio e lavoro e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro”. La Federazione, ente per la tutela e la conservazione del decoro, della dignità e dell’indipendenza della professione, tramite l’ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), monitora i corsi di laurea con le schede di Autovalutazione (SUA) presenti sul portale Universitaly. L’offerta formativa si fonda su di un parametro autovalutativo non esattamente all’altezza.
 
Trovo questo tema meritevole di maggiore attenzione perché sono uno studente de L’Aquila, e, nella commemorazione di un tragico giorno per la città, provo a dare voce ad una categoria abbandonata a sé innumerevoli volte. La reiterazione di questo atteggiamento ha creato un cattivo costume, insediato nel passato che in alcune realtà fa fatica a cambiare, ponendo come valore ultimo, il medico responsabile e “tuttologo” del settore citato. Il valore aggiunto si ritrova nella corretta preparazione di un corso accademico all’altezza del profilo professionale e delle esigenze lavorative. La qualità professionale si dimostra facendo valere il diritto di esprimere  le proprie competenze denunciando le variegate forme di oscurantismo. Ancora una volta, L’Aquila, tu possa ritrovare lo stimolo per risorgere.
 
Dott. Marco Bertolino
TSRM presso l'ASST di Lecco

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