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Giovedì 11 APRILE 2019
La riforma del 118 della Regione Toscana non decolla per la “rivolta” di medici ed infermieri



Gentile Direttore,
la Riforma del 118 della  Toscana doveva essere un passo in avanti importante per allineare il Servizio di Emergenza Territoriale alle realtà europee più avanzate ed invece ecco la frenata della Regione per dare voce, si apprende dalla stampa, ad un gruppo di 350 sanitari, medici ed infermieri dell’attuale 118 che rappresentano a mio avviso una espressione di inaccettabile conservatorismo.
 
I “ribelli” hanno contrastato la riforma su tre punti: la riduzione da tre a due soccorritori sulle ambulanze, il ridimensionamento del ruolo del medico nelle ambulanze e l’introduzione di un autista volontario sulle auto mediche.
 
Analizziamo tutti i tre punti. Sappiamo che oggi il rapporto tra il Servizio Sanitario Regionale (SSR) e il Volontariato è forte e sempre più orientato, nell’Emergenza Territoriale, a fornire, il Volontariato,  i mezzi, gli autisti certificati anche per le auto mediche,  i volontari certificati per i trasporti sanitari non di emergenza, ed il SSR gli equipaggi medici ed infermieristici. Il Volontariato Toscano, da sempre impegnato nell’Emergenza e con una straordinaria conoscenza dei territori, sta dimostrando una visione straordinariamente aperta al cambiamento a fronte dell’oscurantismo di questi operatori sanitari.
 
Il personale sanitario dell’Emergenza Territoriale deve essere tutto afferente al SSR e non  convenzionato. La convenzione, in un servizio così delicato, non è più accettabile. Questo è un nodo di fondo culturale di questa riforma che i “ribelli” contestano. Forse perché studiare fa fatica? Perché contestano questa Riforma? Perché i medici che andranno principalmente sull’auto-medica in “rendez vous” debbono stare nei Pronti Soccorsi (PS) degli ospedali da cui partirà l’auto-medica, debbono lavorare all’interno del PS quando non attivi sul territori. L’auto-medica partirà dal PS con medico, infermiere ed autista del Volontariato, questo perché in caso di salita a bordo dell’ambulanza in rendez vous dell’equipaggio, l’auto-medica possa ritornare subito operativa alla sua base di partenza. Se non ci sono interessi in ballo questo rifiuto dell’autista certificato sull’automedica è del tutto incomprensibile.
 
Ormai abbiamo in Italia una specializzazione in Medicina dell’Emergenza-Urgenza e gli specialisti debbono operare indifferentemente nei DEU e nell’Emergenza Territoriale e sull’Elisoccorso. Purtroppo oggi questa turnazione nei vari settori dell’Emergenza non c’è, abbiamo invece una sorta di scissione tra un medico dell’emergenza “nobile” che opera in PS ed un medico  vecchio e dequalificato che opera sul territorio. Questo è un altro punto fondamentale della Riforma, si ruota e quando, in servizio sul territorio, non si è operativi, si lavora nel PS e ci si forma e si aumenta la cultura sanitaria.
 
Parliamo delle ambulanze infermieristiche. Oggi l’infermiere è un professionista laureato, un professionista che ha tutte le competenze per affrontare l’Emergenza sul Territorio come avviene in tutti i paesi sviluppati. Quindi il punto della Riforma che vuole aumentare le ambulanze con infermieri a bordo è sacrosanto da tutti i punti di vista.
 
Questa nuova rete che vede aumentare in modo sostanziale il numero delle ambulanze infermieristiche e diminuire il numero delle ambulanze medicalizzate, ma con un medico operativo sull’auto-medica di stanza ai PS, ha bisogno di una Centrale Operativa (CO) efficace e totalmente ripensata. La Direzione della Centrale Operativa deve essere allora di altissimo profilo ed in completa sinergia  con la Direzione del DEU.
 
Non si capisce cosa vogliano questi “ribelli” se non far rimanere tutto come è.
 
I “ribelli” si lamentano anche di portare pesi sulle spalle fino a quindici chilogrammi. Oggi la tecnologia si è modernizzata, ha miniaturizzato gli strumenti che sono più affidabili e più leggeri e se  c’è  tecnologia operativa obsoleta essa  va cambiata con tecnologia più moderna. La tecnologia in Emergenza è importante tanto quanto i robot in chirurgia o le Risonanze Magnetiche in Radiologia.
 
Gli Ordini dei Medici e degli Infermieri non facciano il verso ai Sindacati con risibili difese d’ufficio ma pensino alla nuova cultura dell’Emergenza, alle nuove competenze che questi operatori debbono avere sul Territorio  e pensino agli esiti dei percorsi dell’Emergenza che dipendono dal  lavoro svolto con competenza professionale.
 
I Sindacati sono pregati, quando si parla di Servizi Sanitari, di pensare al cittadino e non agli interessi spesso miserevoli di operatori  terrorizzati da ogni forma di cambiamento e la Regione, con i suoi vertici sanitari, drizzi la schiena e, per una volta, non pensi al consenso da guadagnare o da perdere ma alla salute del cittadino, alla sua vita da salvare o da non rendere difficile ed infelice.
 
Giorgio Tulli
Già Direttore del Dipartimento delle Terapie Intensive e Medicina Perioperatoria dell’Azienda Sanitaria Fiorentina
Consulente dell’Agenzia Regionale Sanità Toscana

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