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Lunedì 29 APRILE 2019
Allarme Cgil su calo personale non dirigente e basse retribuzioni. La Regione smorza le polemiche

Secondo un’analisi del sindacato, tra il 2014 e il 2017 il personale è sceso da 48.970 a 47,981 addetti. E come se non bastasse, la retribuzione media sarebbe di 28.941 euro, “quasi 1.300 euro in meno della media nazionale”. Ma la Regione replica: “Il calo di unità riguarda il personale amministrativo e quello del tecnico (oss esclusi), interessato ai processi di razionalizzazione e accentramento”. Le retribuzioni? “La possibilità di incentivare i professionisti è uno dei punti principali della proposta di autonomia differenziata”.

“Una situazione gravissima quella che emerge dall’analisi dei dati dal conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato sulla Sanità veneta”. Lo afferma la Fp Cgil Veneto, che ha pubblicato i risultati di una propria analisi per quanto riguarda il numero di addetti, retribuzione media (generale e dei diversi ruoli), età e assenze retribuite per malattia nelle Ulss della regione. “In estrema sintesi quello che risulta è che i professionisti della Sanità veneta sono tra i meno pagati d’Italia, pur garantendo un servizio di altissima qualità, in situazione di cronica carenza di personale (oltre 700 unità perse nel triennio 2014-2017) che non trova risposta adeguata nei recenti posti messi a concorso”, afferma il sindacato.

La retribuzione media corrisponderebbe a 28.941 euro, “quasi 1.300 euro in meno della media nazionale (30.239 euro), ultima regione del Nord Italia”. Andando ad analizzare i singoli ruoli (amministrativo, sanitario, tecnico) i meno penalizzati nei confronti dei rispettivi colleghi sono gli Amministrativi, che percepiscono 515 euro in meno rispetto alla media nazionale, dai lavoratori sanitari con funzioni rabilitative (-963 euro) e quelli con ruolo tecnico (ausiliari, autisti, O.S.S.) che guadagnano 1.000 euro in meno all’anno. “Preoccupante la differenza stipendiale annua in negativo sulla media nazionale per il personale con ruoli di vigilanza ed ispezione (-2.000 euro), Tecnico sanitario (oltre -1.800 euro), infermieristico (-1.210 euro)”, evidenzia il sindacato.

La Fp Cgil lancia l’allarme anche sulla diminuzione di personale: “Il numero di personale scende da 48.970 a 47,981 addetti: perse 799 unità tra il 2014 e il 2017: in pratica come se venisse chiuso (o abbattuto) un ospedale di medie dimensioni. Nel dettaglio risultano in meno 556 amministrativi, 208 infermieri, 18 lavoratori impiegati nella vigilanza ed ispezione, 142 addetti nel ruolo tecnico”.

A rispondere alla Fp Cgil Veneto è stato, con una nota, il Direttore dell’area Sanità e sociale della Regione del Veneto, Domenico Mantoan. “Con riferimento ai numeri complessivi del personale in servizio può essere utile evidenziare che il calo riguarda in particolare il personale amministrativo e quello del ruolo tecnico (OSS esclusi), maggiormente interessato ai processi di razionalizzazione e accentramento perseguito in questi anni. Il personale direttamente adibito a compiti assistenziali nello stesso periodo 2014-2017 si incrementa invece di 341 unità in termini di tempi pieni equivalenti. Se, infatti, il personale infermieristico (che comprende però anche gli infermieri generici ad esaurimento) scende di 124 unità, gli operatori socio sanitari crescono di 465 unità”.

“Ancora troppo poco rispetto a quanto avrebbe voluto la Regione – commenta Mantoan -, ma ricordiamo che ancora per tutto il 2018 era vigente il limite di spesa ancorato al 2004 (-1,4%), che non prevedeva deroghe nemmeno per regioni virtuose qual è il Veneto”.

Quanto alle retribuzioni medie, “è un dato noto da tempo che i nostri professionisti non hanno retribuzioni adeguate, specie se rapportate a quelle di altre regioni. Anche qui balza all'occhio come, se si escludono le province autonome di Trento e Bolzano e la Valle D’Aosta,  le prime quattro regioni per retribuzioni medie siano tutte in piano di rientro e con livelli di erogazione dei livelli di assistenza ampiamente inferiori a quelli del Veneto. L’attuale sistema, come peraltro da noi più volte sottolineato, è estremamente penalizzante per chi lavora in Veneto e CGIL dimentica di ricordare che anche il recente contratto nazionale, dallo stesso sindacato sottoscritto, non ha previsto strumenti per valorizzare i professionisti che operano nelle regioni virtuose né per perequare trattamenti così palesemente differenziati”, spiega il Dg Salute della Regione.

“Per tale motivo – evidenzia -, la possibilità di incentivare i professionisti della sanità veneta è uno dei punti principali della proposta di autonomia differenziata presentata dalla Regione, su cui il sindacato in parola peraltro ha dimostrato scarsa sensibilità se non aperta ostilità. Per questo la questione della valorizzazione di chi lavora nelle nostre aziende sanitarie è e resterà al centro del nostro impegno per l’autonomia”.

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