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Venerdì 10 MAGGIO 2019
Qualità delle cure nell’ospedalità privata accreditata: dalla mortalità per infarto e ictus alla tempistica di intervento per frattura del femore. Ecco i risultati della ricerca Aiop

Presentato oggi alla 55ª Assemblea generale dell'Aiop il “Rapporto sulla qualità degli outcome clinici nell’ospedalità privata”. La ricerca si basa sull'analisi di 19 indicatori di esiti delle cure degli ospedali privati accreditati messi a confronto con gli ospedali gestiti dalle Asl e le Aziende ospedaliere pubbliche. I risultati confermano la buona qualità complessiva delle cure ospedaliere offerte dai due comparti del Ssn, con una migliore affermazione del privato in 15 indicatori sui 19 selezionati da Agenas per la valutazione complessiva della qualità delle cure.

Ottime performance per l’ospedalità privata accreditata: su 19 indicatori di qualità selezionati da Agenas gli ospedali di diritto privato del Ssn superano in molti casi le performance di quelli diritto pubblico avvicinandosi spesso agli standard ottimali di riferimento. Stiamo parlando di indicatori importanti, come quello di mortalità a 30 giorni per infarto o ictus oppure come quello per misurare l’efficienza di intervento che segna in 48 ore il limite entro il quale intervenire in caso di frattura del femore.
Complessivamente le performance degli ospedali del Ssn (sia pubblici che privati accreditati) è comunque buona anche se restano aree di miglioramento, tra le quali spicca il dato del ricorso al parto cesareo ancora troppo alto, soprattutto nel privato.
 
In ogni caso il privato accreditato se la batte alla pari con il pubblico e nella maggioranza dei casi (15 indicatori su 19) risulta avanti agli ospedali gestiti dalle Asl o alle Aziende ospedaliere pubbliche.
 
È quanto emerge dal “Rapporto sulla qualità degli outcome clinici nell’ospedalità privata” realizzato dalla società Innogea, e presentato oggi nell’ambito della 55ª Assemblea Generale dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata (Aiop), in corso a Cernobbio.
 
La ricerca basata sui dati del Programma nazionale esiti (Pne) realizzato da Agenas per conto del ministero della Salute - i cui dati sono sono stati illustrati da Marco Lampasona presidente di Innogea e da Vittorio Scaffidi Abbate, Direttore del board scientifico - ha analizzato le performance cliniche delle due componenti, pubblica e privata, che costituiscono l’offerta ospedaliera in Italia.
 
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare, su basi oggettive e misurabili, l’impatto del settore dell’ospedalità privata in termini di qualità delle prestazioni erogate e volumi di attività svolta, ma, anche, di fornire elementi utili per mettere in atto costanti e specifiche azioni di miglioramento in grado di dare risposte alla domanda di salute oltre che per contrastare le disomogeneità dell’offerta sanitaria intra ed interregionale.
 
Da sottolineare, a proposito di esiti, che l’ultima Legge di bilancio nel condizionare gli aumenti del fondo sanitario 2020-2021 alla stipula del Patto per la salute, indica che il Patto dovrà, tra le altre cose, prevedere anche “il miglioramento dell’efficienza e dell’appropriatezza nell’uso dei fattori produttivi e l’ordinata programmazione del ricorso agli erogatori privati accreditati che siano preventivamente sottoposti a controlli di esiti e di valutazione con sistema di indicatori oggettivi e misurabili”.  
 
Lo studio presentato oggi da Aiop, è stato più volte ribadito, rappresenta di fatto una prima analisi proprio sugli esiti delle cure del comparto privato accreditato del Ssn. Per realizzarlo sono stati presi in considerazione gli indicatori “Treemap”, ovvero quelli scelti da Agenas per la valutazione delle performance delle strutture ospedaliere.
 
I dati rilevano che gli ospedali del Ssn, nella sua componente di diritto pubblico e in quella di diritto privato, garantiscono ai cittadini prestazioni e servizi con un livello di qualità elevato, con punteggi che si avvicinano in molti casi ai livelli ottimali per tutte e due le componenti del Ssn.
 
“Questo, commenta l’Aiop, è il risultato degli investimenti realizzati nel corso degli anni dalle strutture sanitarie di diritto privato, con particolare attenzione alla dimensione tecnico-professionale, organizzativa, tecnologica, ambientale, relazionale e di ricerca e formazione, che, complessivamente, incidono sulla qualità e la sicurezza delle cure, e sulla capacità di rispondere tempestivamente alle esigenze dei pazienti”.
 
“Siamo molto soddisfatti dei risultati emersi dal Rapporto – ha detto Barbara Cittadini, Presidente nazionale Aiop nel suo intervento (vedi in allegato il testo integrale) – sul quale abbiamo iniziato a lavorare prima di quanto sancito nella legge di bilancio. I dati confermano, ancora una volta, l’importante contributo che la componente di diritto privato apporta al Ssn, e il suo impegno in termini di innovazione e di miglioramento continuo della qualità dell’offerta sanitaria erogata agli italiani. La qualità dell’assistenza rappresenta un fattore determinante per promuovere l’equità e ridurre le disomogeneità territoriali nell’accesso alle prestazioni sanitarie da parte dei cittadini, in molti casi costretti a spostarsi nelle regioni nelle quali l’offerta sanitaria è programmata in maniera più efficiente e con una maggiore attenzione alla qualità delle cure. Questo studio rappresenta il punto di partenza di un percorso di miglioramento delle performance cliniche che, auspichiamo, possa coinvolgere tutto il Ssn, e nel quale la componente di diritto privato ha l’ambizione di voler fare ancora di più e meglio, supportata da politiche adeguate, capaci di non disperdere questo patrimonio di qualità ed efficienza che ci contraddistingue”.
 
“Stiamo affrontando un passaggio epocale – ha aggiunto la presidente Aiop – Il nostro intervento dovrà essere focalizzato sempre di più sull’alto livello di affidabilità delle cure, sugli out-come delle nostre performance. In sostanza, se il contributo che il privato accreditato assicura al Paese in temine di volumi è di grande importanza, ora abbiamo la responsabilità di integrare le nostre azioni ragionando non solo in termini di volume e di rispetto delle norme, ma in termini di qualità degli esiti raggiunti. Non vogliamo aprire una competizione tra pubblico e privato accreditato, ma non si migliora se non ci si confronta virtuosamente. Dobbiamo sempre puntare sul valore prodotto, assicurando l’universalismo delle cure. Questo legittimerà ancora di più il nostro ruolo verso le istituzioni pubbliche. Siamo consapevoli di quanto abbiamo fin ora costruito, ma ora la strada intrapresa ci consentirà di crescere ancora di più. Il nostro hashtag? #insieme”.
 
“Accettiamo insieme la sfida per erogare i migliori servizi ai cittadini”, così l’Assessore alla sanità della Lombardia Giulio Gallera, intervenuto all’Assemblea nazionale. “Siamo l’ultimo sistema universalistico – ha detto – abbiamo costruito un’alchimia che si fonda sulla fiscalità generale con un mix significativo della quantità di servizi erogati dal pubblico e dal privato accredito.  Un’alchimia particolare e virtuosa. Particolare perché abbiamo costruito un sistema diverso rispetto ai paesi fondati sulle assicurazioni. Ma deve esserci la consapevolezza che solo alla presenza di un equilibrio tra pubblico e privato accreditato, due gambe dello stesso sistema, riusciremo a investiremo sulla possibilità di poter festeggiare anche i prossimi 40 del nostro Ssn. Se così non sarà – ha aggiunto – saremo costretti ad ammainare la bandiera dell’universalismo delle cure. Il privato accreditalo è quindi un partner strategico e in Lombardia abbiamo creato le condizioni affiche potesse esplicare al meglio le proprie potenzialità, accettando la sfida di una competizione virtuosa anche con controlli ferrei. Ritengo quindi che occorra superare il tetto di spesa al privato accreditato che ha impedito al sistema di svilupparsi in maniera virtuosa. Così come occorre rinnovare al più preso i contratti i contratti del personale sanitario. Accettiamo insieme la sfida per erogare i migliori servizi ai cittadini”.
 
Sottolinea l’importanza del Pne, Bruno Biagi,Vice presidente nazionale Aiop: “Uno strumento oggettivo, la lettura dei dati ci consentirà di poter migliorare”. Ma per Antonio Gattinoni, già Direttore Sanitario Asl provincia di Lecco è anche “importante che ogni struttura si metta in gioco, ma anche gli operatori tutti devono farlo, contribuendo a fornire qualità in un’ottica di emulazione virtuosa”.
 
Il privato accreditati cala le sue carte anche sul fronte della formazione.  “Il nostro è un sistema a due gambe – ha sottolineato Francesco Vitale, Ordinario Igiene università di Palermoma dobbiamo lavorarecon maggiore vigore per l’integrazione tra pubblico e privato cominciando dalla formazione: abbiamo stretto di accordo con il ministero affinché la sanità privata accreditata possa garantire nelle Regioni contratti di formazione”.

“L’Aiop si mette in gioco misurandosi con gli indicatori del Pne” ha rimarcato Carlo Signorelli, Ordinario di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele che ha illustrato gli strumenti utilizzati dal Programma nazionale esiti. “Il Pne non è una classifica, non è il TripAdvisor della sanità – ha sottolineato –  ma una misurazione delle performance per agire e per attivare il cambiamento riducendo l’autoreferenzialità per chi pensa di fare bene e che non ci siano margini di miglioramento della sicurezza e della qualità delle cure. Sono lo spunto per ulteriori approfondimenti. Ad esempio, in Lombardia si ricovera di più per gastroenterite pediatrica, con valori massimi a Brescia e una minimi a Lecco. Bisogna chiedersi il perché”.
 
A tirare le somme  Gabriele Pelissero, Past President Aiop: “La qualità e la misurazione devono entrate nel bagaglio culturale e operativo delle aziende private accreditate. I numeri hanno una capacità di esprimersi molto forte – ha affermato – e i principali indicatori utilizzati nel Rapporto collocano la componente privata accreditata in posizione molto buona. Un dato non scontato per la maggior parte degli osservatori e della classe politica. Per l’Aiop, aver iniziato a percorrere questa strada, non si traduce nell’ingaggiare una gara verso il pubblico, ma nell’avere imboccato un percorso per migliorare e sgombrare il terreno da chi pensa che la nostra sia una sanità di serie B. I dati dicono appunto il contrario. A noi interessa solo capire cosa fare per migliorare sempre di più, non ci interessa l’autocelebrazione. Questo significa in primis che l’impegno per la qualità deve essere un elemento centrale e portante della nostra azione amministrativa. Anche perché prima o poi accadrà di doverci confrontare con un amministratore regionale che utilizzerà questi dati. È quindi evidente che nel bagaglio di attrezzature gestionali ci deve esserci anche la misurazione degli esiti. Dobbiamo quindi maneggiare bene questi strumenti e mettere nel nostro patrimonio di conoscenze anche la capacità di interpretare il dato statistico. Appena concluso il Patto per la Salute – ha concluso – ogni Regione dovrà interrogarsi su questi temi e il Pne verrà utilizzato sempre di più.  Intrepretiamo quindi la presentazione di oggi solo come un primo step, un aiuto concreto per iniziare a intervenire nelle nostre Aziende”.
 
Ester Maragò

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