quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 30 MAGGIO 2019
Barriere architettoniche. A Salerno Federsanità e Fiaba celebrano i 30 anni della legge 13 del 1989

Per assicurare il rispetto delle normative vigenti è stata rilanciata, in un seminario organizzato a Salerno, la funzione determinante dei Dipartimenti di Prevenzione delle Asl a 30 anni della promulgazione della legge 13/1989. Prossimo appuntamento a Roma il 19 giugno. 

Tra dieci anni saranno oltre 5 milioni le persone affette da disabilità fisiche e sensoriali presenti nel nostro Paese per le quali oltre ad offrire un’assistenza sanitaria adeguata occorre anche eliminare barriere fisiche, culturali ed organizzative per garantire accessibilità, visitabilità ed adattabilità dei servizi e delle abitazioni.
 
Per assicurare il rispetto delle normative vigenti è stata rilanciata, in un seminario organizzato a Salerno da Federsanità Anci e da Fiaba Onlus (Fondo Italiano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche) la funzione determinante dei Dipartimenti di Prevenzione delle Asl a 30 anni della promulgazione della legge 13/1989 sull’obbligo dell’abbattimento delle barriere architettoniche.
 
Per Tiziana Frittelli, presidente nazionale Federsanità, occorre assicurare ai Dipartimenti di Prevenzione delle Asl personale sufficiente per garantire sopralluoghi rapidi al fine di assicurare ai Comuni il supporto tecnico alla base delle autorizzazioni sindacali indispensabili sia in ambito urbanistico, sia per le strutture sanitarie pubbliche e private. “Invitiamo tutti – ha concluso Tiziana Frittelli – a partecipare all’evento di celebrazione dei trent’anni della legge che stiamo organizzando a Roma per il prossimo 19 giugno. Si tratta di una legge che, per la prima volta nel nostro Paese, ha previsto ed indicato percorsi concreti per abbattere le barriere architettoniche nelle strutture sia pubbliche che private, per renderle fruibili, visitabili ed accessibili ai portatori di disabilità. Si deve evidenziare però che la normativa Sia per i pubblici che per i privati abbattere tali barriere rappresenta ancora un “obbligo”, e non una naturale predisposizione a rendere fruibili spazi e servizi alla persona con disabilità. Per questa ragione Federsanità ha deciso di condividere la battaglia di Fiaba e quindi la necessità di promuovere e diffondere, nelle istituzioni e nella società civile, la diffusione della cultura della “Total Quality”, ovvero la “qualità percepita” dalle persone con disabilità nel vivere in maniera ottimale l’ambiente e le strutture.”
 
“Sono ancora molte persone con ridotte capacità motorie, visive o uditive, che si trovano, purtroppo, ad essere ancora in parte discriminati poichè uno scalino o la larghezza di una porta sono loro di impedimento nelle varie occasioni di vita sociale - ha precisato Giuseppe Trieste presidente nazionale di Fiaba - Quali sono e come si possono superare quegli ostacoli che non permettono ad una persona di compiere autonomamente qualsiasi attività (studio, lavoro, tempo libero, accesso ad edifici pubblici, etc.)? Le barriere architettoniche possono essere rappresentate da elementi architettonici (parcheggi, porte, scale, corridoi), da oggetti ed arredi (lavandini, armadi, tazze WC), da mancanza di taluni accorgimenti (scorrimano, segnaletica opportuna) o da elementi che possono essere causa di infortuni (materiali sdrucciolevoli, porte in vetro non evidenziate, spigoli vivi...)”.
 
E' necessario, perciò, insistere contemporaneamente nell'opera d'informazione e in quella di sensibilizzazione, allo scopo di ridurre le vere barriere, quelle psicologiche, che mantengono lo stato di emarginazione sociale, civile e lavorativa dei soggetti disabili. Tener conto del problema in fase di progettazione non comporta quasi mai costi aggiuntivi rispetto alla realizzazione di strutture con barriere. L'intervento successivo, quello per la loro eliminazione, implica, invece, costi aggiuntivi e i risultati spesso risultano insoddisfacenti.
 
Con il DM 70/2012, Standard qualitativi strutturali, tecnologici e quantitativi in ambito Assistenza Ospedaliera, sono indicati i requisiti minimi da tener presente in caso di realizzazione o ristrutturazione delle strutture sanitarie. Per garantire la sicurezza dei pazienti, degli operatori e soggetti ad essi equiparati.
 
“Anche se la funzione di controllo è affidata ai Dipartimenti di Prevenzione - ha precisato Arcangelo Saggese Tozzi, direttore della Struttura Igiene e Sanità Pubblica e Valutatore Accreditamento Regionale della Campania - il discorso dei percorsi delle persone disabili nelle strutture sanitarie, l’adattabilità delle apparecchiature diagnostiche, la visitabilità degli spazi sanitari, va condiviso innanzitutto nella fase di progettazione, evitando inutili contenziosi e rallentamenti dei lavori in corso d’opera e solo successivamente si passa all’attività di vigilanza”.
 
L’esperienza illustrata da Giuseppe Mormile, dell’Ordine degli Ingegneri di Salerno, delle straordinarie soluzioni realizzate all’Hotel Caruso di Ravello, una delle 70 Maison di lusso del mondo del gruppo Louis Vuitton Moet Hennessy (LVMH) è stata esemplare, in quanto, attraverso la collaborazione tra ASL, Comune e operatori privati, sono stati realizzati percorsi e arredate suites privi di barriere e di impatti per accogliere persone con ridotta mobilità motoria e sensitiva. Sono state elencate alcune criticità legate alla normativa del 1989. Mentre la legge 13/1989 pareva introdurre un'applicazione generalizzata dei criteri di accessibilità, visitabilità, adattabilità, poiché non ne specificava il significato, il DM 236/1989 invece prevede sia livelli differenti di accessibilità (totale, parziale, differita, condizionata) sia differenti percentuali di accessibilità (ad es. il 5% degli alloggi di edilizia residenziale pubblica).
 
Per accessibilità il decreto intende la possibilità, per qualsiasi utente, di raggiungere un edificio, di entrarvi e di usare spazi ed attrezzature con sicurezza ed autonomia: l'accessibilità è il più alto livello di qualità del costruito. Per visitabilità il decreto intende la possibilità di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico. La visitabilità è quindi un'accessibilità parziale, limitata ad alcune parti. L'adattabilità è la possibilità di modificare nel tempo un ambiente costruito, per renderlo totalmente e facilmente usufruibile da tutti. Essa è quindi un livello ridotto di qualità e rappresenta pertanto un'accessibilità differita nel tempo. La visitabilità condizionata deve essere conseguita per quei luoghi aperti al pubblico, già esistenti, e non sottoposti a ristrutturazione: essa consiste nel collocare in prossimità dell'ingresso un pulsante di chiamata, affiancato dal simbolo di accessibilità.
 
Domenico Della Porta
Docente Medicina del Lavoro Uninettuno - Roma
Delegato nazionale Federsanità ANCI per la prevenzione e sicurezza degli Operatoti e delle Strutture Sanitarie 

© RIPRODUZIONE RISERVATA