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Martedì 11 GIUGNO 2019
Perché non mi convincono gli specializzandi-dirigenti



Gentile Direttore,
la impietosa fotografia del Ssn della Fondazione Gimbe presentato oggi anche al ministro della Salute Giulia Grillo, riguardo allo stato di sgretolamento del Servizio sanitario nazionale, deve far riflettere. Se troppi Livelli di assistenza sono garantiti solo sulla carta, se avanza una privatizzazione strisciante nel Paese e se sprechi e inefficienze continuano a erodere e minare le sicurezze di un sistema salute come quello italiano, per anni considerato tra i migliori del mondo ed esempio di universalismo ed equità lievitati sulla scorta dei principi costituzionali che ispirano la sanità italiana, allora bisogna fare molta attenzione alla costituzionalità dei provvedimenti che il Governo intende mettere in atto per la cura di un sistema la cui prognosi potrebbe diventare infausta.
 
Prendiamo il decreto Calabria: approvato dalla Camera è ora in discussione al Senato e affronta tra l’altro il nodo della carenza di medici con cui assicurare non solo il diritto alla salute ma anche il diritto alla vita nei reparti di pronto soccorso e nelle prime linee degli ospedali. Il decreto, come è noto, concede la possibilità, per gli specializzandi all’ultimo anno (anche a quelli del penultimo per le specializzazioni di 5 anni), di accedere ai concorsi per l'assunzione nel Ssn. E’ chiaro che siffatto sistema da un alto attribuisce responsabilità professionali tali allo specializzando da gettarlo allo sbaraglio in delicatissime funzioni che in qualche modo anziché attrezzarlo al meglio per il suo lavoro lo limiteranno col rischio di bruciarne sul nascere le possibilità di carriera.

Ma sul versante del paziente andrà anche peggio riguardo alla qualità dell’assistenza. Un utente che si recherà presso una struttura Sanitaria, dovr4à essere informato che potrà essere visitato da un non specialista? La circolare da emanare, come assicurato dal ministro nell’incontro di ieri con l’Università, modificherà la rotta già tracciata? Lo specializzando che accederà al concorso potrà lavorare solo nella rete formativa? La sua attività continuerà ad essere portata avanti sotto l’egida del Consiglio della scuola di specializzazione? Il contratto annuale presso le strutture sarà computato all’interno del periodo di formazione complessivo di 18 mesi da svolgersi nelle strutture esterne alla scuola? Questo il decreto non lo dice.

Correggere il tiro dopo l’approvazione del decreto nella direzione richiesta dal Miur, Cun e Crui affida all’incertezza un servizio sanitario che ha invece bisogno di regole certe e non sana la vulnerabilità costituzionale del decreto i cui limiti incidono sul peggioramento dell’assistenza che si prefigura. A cominciare dalla possibilità di accedere ai concorsi nel penultimo anno per le scuole di specializzazione di 5 anni e dal tempo parziale che resta in piedi.
 
In realtà il decreto viene portato all’approvazione così come concepito e dunque invece di assumere personale qualificato ed affrontare il problema del perché in alcune discipline non ci vuole andare più nessuno (vedi pronto soccorso), punta ad immettere, con qualifiche di dirigenti negli ospedali, medici non ancora formati che potrebbero commettere errori in corsia ed essere esposti a cause di risarcimento danni o peggio di colpa grave. Immaginiamo cosa potrebbe succedere nei pronto soccorso, dove la carenza di specialità è maggiore? Senza contare che si dequalifica la formazione del medico, trasformandola in apprendistato, senza distinzione di qualità tra gli ospedali. Basta dire che chi verrà assunto negli ospedali più periferici, meno qualificati o con un case mix meno complesso si abituerà a lavorare in queste condizioni che saranno trasferite in ospedali ad alta complessità laddove, nel corso della carriera, questo specialista si trasferirà in grandi ospedali.

Infatti mentre ai Docenti Universitari afferenti alle specializzazioni vengono richiesti requisiti di grandi qualità scientifica, agli ospedali che riceveranno questi dirigenti in formazione non verrà richiesto alcun requisito di qualità. Insomma gli specializzandi rischiano di essere professionisti dequalificati che offrono assistenza dequalificata. Ecco  il motivo per cui anche federspecializzandi si è dichiarata contraria al Decreto.

Non si risolve infine il problema dell’imbuto tra laurea e specializzazione. Un nodo che può essere sciolto solo con l’aumento del numero delle borse nelle specialità carenti.

A mio avviso e di tanti docenti che in queste ore continuano ad essere basiti di fronte a un provvedimento di questa portata, il decreto presenterà profili di incostituzionalità, quando verrà portato alla firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e suscettibile di impugnativa alla Corte Costituzionale al primo atto applicativo facendone crollare tutto l’impianto. Ciò nell’interesse della salute dei cittadini, degli operatori medici e anche del Governo.

Maria Triassi
Ordinario di Igiene Università Federico II Direttore di dipartimento

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