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Mercoledì 12 GIUGNO 2019
Ssn: lo stiamo perdendo



Gentile Direttore,
i bollettini medici sullo stato di salute del SSN si susseguono da anni, indicando un progressivo aggravamento della crisi strutturale che lo ha colpito dalla fine del secolo.  Siamo nel 2019, tutto era stato predetto e previsto, i dati sono in archivio. Invecchiamento della popolazione e aumento delle cronicità insieme alle speranze di vita, quindi più spesa per farmaci e cure. Aumento dei costi per tecnologie e farmaci innovativi. 
Invecchiamento dei medici e dei sanitari e coorti affollate prossime alla pensione. Mancata programmazione del turn over e della formazione specialistica. Le colpe in questo caso non si possono spostare oltre frontiera. 
 
Quello che sorprende è l’unanime coro di prefiche piangenti che si avvicendano al capezzale della sanità pubblica per rifarsi una verginità, dopo che per anni non hanno voluto o saputo fare nulla. 
 
Anche i proclami dei ministri della salute sono diventati negli anni poco più che patetici. È il Mef che decide quanta sanità pubblica sia sostenibile con le risorse generate dalla fiscalità generale. Quindi, anche l’ennesimo rapporto Gimbe servirà a poco se non si chiamano in causa i veri fattori responsabili della crisi del SSN. 
 
A cominciare dalla evasione fiscale che pare una divinità pagana intangibile nel nostro paese, per continuare con la cedevolezza politica verso la sanità privata, andando sino a chiedere conto all’università pubblica (altra divinità pagana) della mancata programmazione delle specializzazioni necessarie al SSN pubblico e alle agenzie di analisi nazionali e regionali quali siano le prospettive inseguite dalla politica sanitaria con tagli e esternalizzazioni. 
E in ultimo non si deve mai dimenticare che la montagna di soldi che gravitano intorno alla sanità fa gola alle nostre mafie e mafiette. 
 
Insomma, il Ssn è in un mare di lacrime e sangue da oltre 10 anni ma non si vede un Churchill (e perché non un De Gasperi) che sappia promettere, dopo tanta sofferenza, una alleanza e un D Day per iniziare ad invertire le sorti della guerra che un asse non dichiarato, ma agguerrito, ha sferrato nell’inerzia generale alla sanità pubblica italiana, un pilastro fondamentale della difesa dei diritti fondamentali dei cittadini Italiani. 
 
Aldo Grasselli
Presidente FVM

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