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Lunedì 08 LUGLIO 2019
La Regione finanzia 132 contratti di formazione specialistica. Rossi: “Delitto non garantirla”

Si tratta di 132 posti in più a favore delle Università degli Studi di Firenze, Pisa e Siena, con un impegno economico complessivo di oltre 16 mln. Lo prevede una delibera che stabilisce, inoltrem che l'accesso ai contratti è riservato agli iscritti agli ordini dei medici della Toscana e chi ne usufruirà dovrà prestare la propria attività lavorativa per almeno 5 anni nelle strutture e negli enti del Servizio sanitario regionale toscano.

Sono 132 i contratti aggiuntivi di formazione specialistica che la Regione Toscana ha deciso di finanziare a favore delle Università degli Studi di Firenze, Pisa e Siena (24 dei quali attraverso l'Azienda Usl Toscana Centro), con un impegno economico complessivo di oltre 16 milioni. Lo prevede una delibera approvata oggi dalla Giunta regionale.
 
Si tratta di 132 posti in più per le scuole di specializzazione in medicina e chirurgia che si aggiungono a quelli che ogni anno il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca assegna a ciascuna scuola, in base ad una disposizione dello stesso Miur che garantisce alle Regioni la possibilità di attivare contratti in aggiunta a quelli statali, compatibilmente con la capacità ricettiva delle singole scuole.
 
La delibera stabilisce inoltre che l'accesso ai contratti è riservato agli iscritti agli ordini dei medici della Toscana e chi ne usufruirà dovrà prestare la propria attività lavorativa per almeno 5 anni nelle strutture e negli enti del Servizio sanitario regionale toscano.
 
La scelta della Regione punta a rafforzare le specialità in cui, a seguito di un'analisi condotta nelle strutture del servizio sanitario regionale, si registrano o si prevedono, in prospettiva, carenze o comunque necessità di rinforzi, finanziando i posti disponibili non coperti dai contratti ministeriali in sette discipline considerate strategiche: anestesia e rianimazione, medicina e chirurgia d'urgenza, pediatria, radiodiagnostica, ostetricia e ginecologia, medicina interna e chirurgia generale.
 
Quest'anno i contratti attribuiti dal Miur alle Università toscane sono passati da 486 a 672, con un incremento che sfiora il 40%. Con i 132 contratti finanziati dalla Regione Toscana, i posti complessivi messi a disposizione dagli atenei toscani sono 804.
 
Per comprendere lo sforzo effettuato dalla Regione, si consideri che l'anno scorso erano stati finanziati 61 contratti: quest'anno, quindi, l'impegno è più che raddoppiato. Inoltre, la Toscana risulta essere, con 132, la Regione che ha approvato il maggior numero di contratti (per fare solo qualche esempio, la Lombardia ne ha attivati 85, il Veneto 90, l'Emilia Romagna 100).
 
La Regione e le Università toscane firmeranno a breve un accordo nell'ambito della rete formativa regionale, per sviluppare sinergie che valorizzino ulteriormente il processo formativo curriculare post laurea in ambito medico e consentano di rispondere alle attuali criticità nel reclutamento di competenze mediche specialistiche.
 
"Siamo di fronte ad un vero e proprio delitto politico commesso dal Governo che non ha programmato e non programma la formazione dei giovani medici laureati. Che una volta soltanto si parli di un barchino di migranti in meno e si dedichi l'attenzione a risolvere il problema degli 11.000 camici grigi che ci sono nel nostro Paese, medici che chiedono di essere formati e che ricevono in cambio la porta chiusa in faccia. E' per questo che la Regione Toscana ha fatto il massimo di ciò che poteva fare, finanziando con proprie risorse la formazione di 132 medici che per 5 anni si impegneranno a lavorare in Toscana".
 
E' determinato, ma anche arrabbiato il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, quando illustra il provvedimento approvato dalla Giunta regionale.
 
"Siamo di fronte - aggiunge Enrico Rossi - ad una carenza colpevole non soltanto di questo, ma anche dei Governi precedenti. Abbiamo giovani disposti a specilizzarsi e manchiamo di medici specialistici. Ma vi pare una situazione sostenibile? Noi abbiamo fatto più di tutti e tutto il possibile, ma il problema non è risolvibile se non in dimensione nazionale. Chiedo che il Governo ne discuta nel merito e con pacatezza, per rimediare a questa colpevole mancanza di programmazione che mette il Servizio sanitario in ginocchio".
 
Il presidente Rossi ha annunciato infine che la Regione Toscana organizzerà in autunno un conferenza nazionale dedicata a questo tema.
 
"La Regione ha compiuto uno sforzo importante - sottolinea l'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi - che ci fa fare un salto di qualità anche rispetto al pur ingente impegno assunto lo scorso anno. In particolare abbiamo cercato di programmare guardando al futuro, attraverso un'analisi dei fabbisogni, ragionando quindi in termini di un quinquennio. Sappiamo infatti che ci sono delle aree da rafforzare, dei settori cruciali per il servizio sanitario come quello dei medici di famiglia, dell'emergenza, di pediatria solo per citarne alcuni, che già oggi o nei prossimi anni sono destinati ad assottigliarsi".
 
Sull'importanza della programmazione degli accessi universitari è intervenuta anche la vicepresidente e assessore a università e ricerca Monica Barni che nei mesi scorsi aveva tenuto una relazione per conto delle Regioni nel corso di un'audizione alla Camera. "Rimuovere il numero chiuso, nella situazione attuale, non risolverebbe i problemi strutturali dell'università italiana, ma peggiorerebbe una situazione già critica. La mancata programmazione degli sbocchi, come è il caso di medicina, incide negativamente sulla crescita complessiva del sistema, già gravato da scarsità di fondi, insufficiente ricambio del personale docente e adeguamento delle strutture. Più che concentrarci sulla cancellazione del numero chiuso, sarebbe fondamentale, oltre a fare una programmazione capace di uno sguardo lungo sul futuro, rendere i test di accesso idonei a mettere in luce conoscenze e attitudini degli studenti".

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