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Mercoledì 10 LUGLIO 2019
Intramoenia infermieristica, no a strumentalizzazioni di casta 



Gentile Direttore,
a seguito delle azioni di protesta contro il demansionamento promosse dal Nursing Up sul territorio nazionale, il 10 maggio scorso una nostra delegazione è stata ricevuta in Parlamento. Da quel momento sono iniziati contatti intensi ed una collaborazione che ci ha portato ad essere, orgogliosamente, uno dei principali attori nella realizzazione del Disegno di legge dal titolo “Disposizioni in materia di attività libero-professionale intramuraria delle professioni sanitarie di cui alla legge 1 febbraio 2006, n. 43. Modifiche alla legge 3 agosto 2007, n. 1”. Ddl presentato ieri ufficialmente al Senato: un provvedimento che consentirebbe agli infermieri di svolgere finalmente l’attività libero professionale al pari dei medici.

Come ho avuto modo di dichiarare, questo Ddl, nato per iniziativa parlamentare del presidente della Commissione Sanità Pierpaolo Sileri con le firme di altri 21 senatori ed al quale Nursing Up ha dato il proprio apporto, consta di norme che mi piace definire di impianto organico coerenti con l’attuale struttura giuridica delle professioni sanitarie. Molto importanti perché finalmente realizzerebbero tutte le condizioni, sia per garantire al cittadino il proprio diritto di accesso alle cure, sia per consentire ai professionisti di svolgere la propria attività senza condizioni sperequative rispetto ad altre categorie.

A scanso di equivoci mi sembra il caso di sottolineare che per noi questo Ddl deve considerarsi come uno strumento fondamentale “di integrazione” delle necessarie e prioritarie politiche del piano di assunzioni e della riorganizzazione aziendale degli enti e servizi del SSN. Politiche che chiediamo fortemente di attivare e che dovranno essere finalizzate e garantite, al fine di allineare gli organici al rapporto ottimale tra professionisti e pazienti, che è, come acclarato da studi internazionale, di 1 a 6.

Tali necessarie premesse sono d’obbligo, anche per evitare eventuali strumentalizzazioni “di casta e/o di opportunità”, e affinché il Ddl non venga in alcun modo inteso come una chiave per la soluzione “strutturale” del problema della carenza infermieristica. Penso in qualche modo alle cosiddette “prestazioni aggiuntive ex lege n. 1/2002", attività che nulla avevano a che fare con una vera e propria libera professione e che noi del Nursing Up abbiamo criticato duramente sin dall’inizio.

Ciò detto, risulta evidente che una seria attività libero professionale, liberando gli infermieri pubblici dipendenti (e gli altri professionisti giuridicamente affini), quindi riconoscendo loro la discrezionalità di operare anche a regime intramoenia come oggi già accade per i medici, comporta che i colleghi potranno decidere in completa autonomia e rispondere liberamente a qualsiasi richiesta dovesse giungere da parte di terzi, cittadini enti e/o chiunque altro avesse titolo a beneficiare della loro attività, concordandone in prima persona il relativo compenso nelle forme già previste per il personale medico.

In questo contesto, e ferma l’intangibilità delle necessarie assunzioni ed integrazioni organiche di personale sanitario, è evidente che un potenziale cliente degli infermieri libero professionisti potrebbe essere anche l’Ente pubblico, nell’ambito della sua titolarità di gestore di servizi destinati alla collettività sociale ed anche in situazioni eccezionali di particolare bisogno, a condizione però che tale richiesta non sottenda ad una compensazione delle carenze strutturali di proprio personale sanitario. A evitare questo, dovranno essere adottati i doverosi ed opportuni accorgimenti.

In questa ottica è possibile tra l’altro pensare alla revisione di tutto un alveo di servizi e attività che oggi gli enti affidano in outsourcing. Quindi, oltre all’attività libero professionale svolta dagli infermieri dipendenti ed attesa la grande richiesta che proviene da parte della cittadinanza, è altresì necessario cominciare a pensare a contratti nazionali  di lavoro ulteriori rispetto a quelli esistenti, che consentano a liberi professionisti infermieri (in questo caso non si parla dei dipendenti dell’ente), di strutturare con quest’ultimo un rapporto di collaborazione.

Pensiamo, ma solo a scopo esemplificativo, ad un contratto di lavoro che guarda verso il modello SUMAI o tipologia analoga, che consenta a certa parte dei liberi professionisti medici di prestare la propria attività sul territorio, nelle strutture ambulatoriali del SSN e operando in perfetta integrazione con i colleghi medici dipendenti delle altre strutture aziendali, ai quali viene garantito il diritto di svolgere attività libero professionale.

Per il Nursing Up, dare la stessa possibilità agli infermieri pubblici dipendenti avrebbe come primo effetto la riduzione delle liste d'attesa per il cittadino, come già accade con l'intramoenia dei medici. Ma soprattutto consentirebbe di beneficiare di un ampio alveo di prestazioni professionali erogate da professionisti competenti e certificati. L'attività intramoenia per gli infermieri significa, inoltre, ridurre i ricoveri impropri che incidono negativamente sulla spesa del SSN, ma significa anche lotta all'abusivismo ed apertura di nuovi canali di contribuzione, cioè nuove risorse per le casse dello Stato.

Ora sarà fondamentale snellire al massimo le procedure e non perdere tempo prezioso, in primis se vogliamo tamponare in via eccezionale l’emergenza dei prossimi mesi avviando contestualmente un doveroso piano di assunzioni in tutte le Regioni. E sarà altrettanto importante presidiare affinché il DDL non subisca rallentamenti e/o incidenti di percorso, cose purtroppo possibili quando si parla di politica, in particolare quando si ha a che fare con oscure regie di casta, sempre in agguato, asservite ad interessi che non sono propriamente quelli del cittadino, tantomeno quelle dei professionisti sanitari.

Antonio De Palma
Presidente Nursing Up

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