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Venerdì 24 FEBBRAIO 2012
Policlinico Umberto I. Troise: “Una vera sprecopoli, riformiamo la medicina universitaria” 

Così ha il segretario nazionale dell’Anaao Assomed ha commentato la grave situazione del Policlinico Umberto suggerendo una riforma della medicina universitaria perché “la sostenibilità non solo economica del servizio sanitario passa anche da qui”.

“La Corte dei Conti ha individuato nello spreco di denaro pubblico la base della cattiva gestione della sanità, non solo nel Lazio, e gli indicatori di produttività del Policlinico Umberto I rappresentano una raccolta emblematica di sprechi”.  È questo il commento di Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed ai dati pubblicati ieri dal quotidiano La Repubblica e che fotografano lo sfascio del Policlinico universitario romano.

“Reparti chirurgici con meno di 1 intervento a settimana, reparti medici con solo 50 ricoveri l’anno, illustri professori a capo di strutture con nomi altisonanti, ma di estrema povertà produttiva, primariati ogni 3 posti letto (anche vuoti), convivono con la crisi del pronto soccorso, che ha portato alla luce le drammatiche condizioni di lavoro dei medici, spesso precari di lungo corso, della quale costituiscono l’altra faccia” ha sottolineato Troise.

Ma quanto costa un sistema del genere ai cittadini? E quale affidabilità sulla formazione dei medici si può garantire con un volume di prestazioni al di sotto degli standards professionali previsti dalle leggi europee e nazionali, inammissibile in qualunque ospedale?

“Le Facoltà di medicina continuano a comportarsi, con il consenso delle Regioni – ha aggiunto – come variabili indipendenti della crisi economica, i cui costi vengono scaricati totalmente sugli ospedali pubblici malgrado l’evidente fallimento del modello dei policlinici gestiti dalla università, ma finanziati dal fondo sanitario regionale. Non è più tollerabile l’esistenza di sacche di privilegio che gravano sulla sanità pubblica come parassiti. La sostenibilità non solo economica del servizio sanitario passa anche attraverso una riforma della medicina universitaria”.

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