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Martedì 10 SETTEMBRE 2019
Pronto Soccorso. A Monfalcone carichi di lavoro ridotti del 30% grazie alla Rapid Assesstment Unit. A breve l’attivazione anche a Cattinara

L’ambulatorio, che a Monfalcone è stato localizzato in uno spazio contiguo alla sala d'attesa del Pronto Soccorso, è dedicato alla gestione dei codici bianchi e verdi. E grazie al Rau, evidenzia la Regione, i tempi di attesa per le visite e le dimissioni del restante 70% di utenti del Pronto Soccorso si sono ridotti del 15%, ovvero tra 30 e 40 minuti. Ma per i sindacati si tratta di un progetto che lascia perplessità sia in termini di costi che di assistenza.

Dopo il successo per avere alleggerito l’accesso al pronto soccorso dell’ospedale di Monfalcone attraverso l’attivazione dell’ambulatorio RAU (Rapid Assesstment Unit), che ha ridotto del 30% di carico di pazienti, la Regione FVG vuole adottare questo sistema anche per il pronto soccorso dell’Ospedale di Cattinara, ospedale le cui criticità del servizio di pronto soccorso sono note anche a causa di un cantiere a cielo aperto e fermo, che sta causando disagi notevoli sia agli operatori che agli ammalati. Si tratta di un’area distinta che fa da filtro per i codici bianchi e verdi. E grazie al Rau, evidenzia la Regione, i tempi di attesa per le visite e le dimissioni del restante 70% di utenti del Pronto Soccorso si sono ridotti del 15%, ovvero tra 30 e 40 minuti.

Il Vicegovernatore Riccardi Riccardo spiega quali sono le ragioni che hanno portato la Regione a pensare di estendere il RAU anche per il Cattinara. "Abbiamo constatato come i pazienti vivano una condizione migliore e come i familiari al loro seguito affrontino l'attesa con maggiore tranquillità, mentre gli operatori sanitari possono concentrarsi sulle emergenze mediche avendo una pressione minore rispetto al passato”.

A tal riguardo, citando le statistiche, Riccardi ha ricordato come solo un terzo di coloro i quali si rivolgono al pronto soccorso risultino avere effettivamente bisogno delle cure di emergenza, mentre i restanti due terzi potrebbe essere indirizzata a livello territoriale.

Ma il progetto non convince i sindacati.

“Avere scelto medici da una cooperativa esterna e non dall’ospedale - dice il dott Domenico Montalbano, sindacalista Smi (Sindacato Medici Italiani) – è stata una occasione persa di integrazione fra medici del territorio e paziente. Scegliere medici non interni e non fra quelli convenzionati è stato un fulmine a cielo sereno. Sappiamo bene che i medici interni dell’ospedale conoscono bene tutti i protocolli e noi sindacati ci eravamo spesi proprio per questo, anche se sapevamo che c’era un ritardo da parte della Regione sugli accordi integrativi regionali. Al di là di tutto e senza togliere nulla ai colleghi medici della cooperativa, va detto per onore del vero, che la Regione, inoltre ha anche speso un qualcosa in più rispetto a quello che avrebbe speso se avesse scelto medici interni”.

Questo è il quadro generale sul nuovo servizio di valutazione rapida, che indubbiamente, ha abbassato l’attesa dei pazienti ed creato un clima più tranquillo per gli operatori che si occupano di casi di urgenza. C’è, però, chi definisce tale iniziativa “rischiosa” perché proprio sui quei casi che sembrano “meno gravi” si nascondono molto spesso delle insidie. “E’ importante precisare che un tale uso di RAU può essere pericoloso, poiché è proprio fra i codici bianchi e verdi che si nascondono le “trappole” – spiega il Dr Walter Zalukar ex primario in pensione del pronto soccorso dell’Ospedale Cattinara di Trieste e coordinatore Anaao Assomed Macroarea Giuliano-Isontina. “Infatti è nozione comune che sono tali codici a “produrre” più sinistri, quindi anche più morti evitabili, che non certo i codici gialli o rossi, che tutt'al più possono essere sopravalutazioni. Pare quantomeno azzardato applicare medici non adeguatamente formati nella diagnosi differenziale e nella gestione di tali criticità in ambiente ospedaliero”. 

Su questa iniziativa regionale si fa avanti, con alcune perplessità, anche Fabio Pototschnig segretario regionale Fials. “Abbiamo bisogno di più tempo per valutare l'effettivo miglioramento della risposta sanitaria nei pronto soccorso dove è stata attivata la RAU. Non è sufficiente una settimana o un mese per arrivare a delle conclusioni, considerato che il numero degli accessi ai pronto soccorso è piuttosto incostante perché dettati da molte variabili come il periodo dell'anno, fattori climatici, epidemie influenzali ecc..È evidente che tutti auspichiamo che i tentativi messi in atto per contenere i tempi di attesa e il sovraffollamento dei pronti soccorso regionali producano un miglioramento della risposta sanitaria, ma è altrettanto evidente che ogni piccolo intoppo rischia di vanificare ogni tentativo organizzativo messo in atto”. Va ricordato, inoltre, che resta fondamentale il servizio di indagine che il medico fa al paziente attraverso alle analisi. Servizi diagnostici a disposizione e in tempi rapidi, come la risposta di una radiografia, di una consulenza specialistica o di un esame ematico, che incide moltissimo sui tempi di attesa di un paziente al pronto soccorso.  

Endrius Salvalaggio

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