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Venerdì 27 SETTEMBRE 2019
Tumori. Aiom fa il punto in occasione del Congresso europeo di oncologia che si apre oggi a Barcellona. Cresce spesa per farmaci e prevenzione. Ma i risultati si vedono

La spesa per l’oncologia aumenta ma sono sempre più i pazienti italiani che sopravvivono ad un tumore, anche grazie alle terapie innovative (35 quelle arrivate nel nostro Paese negli utili 5 anni). Per assicurare la sostenibilità è necessario tuttavia delineare percorsi che includano anche stile di vita adeguato e rischio genetico. Fondamentale il ruolo delle reti oncologiche regionali. Le dichiarazioni degli esperti Aiom da Barcellona, dove si inaugura oggi l’europeo di oncologia.

La spesa per i farmaci oncologici in Italia è aumentata di oltre 650 milioni di euro in un anno. Era pari a 5 miliardi nel 2017 e ha raggiunto i 5 miliardi e 659 milioni nel 2018. Ma il gioco vale la candela: tutti i pazienti italiani hanno in questo modo la possibilità di ricevere le cure migliori. Dei 54 nuovi trattamenti anti-tumorali immessi sul mercato mondiale nel quinquennio 2013 – 2017 in Italia ne sono stati approvati (entro il 2018) 35; in questo modo il nostro Paese si colloca al quinto posto dietro Stati Uniti (52), Germania (43), Regno Unito (41) e Francia (37), e davanti a Canada (33), Spagna (30) e Giappone (29).
 
Quella della sostenibilità rimane tuttavia una sfida importante, che verrà dibattuta anche in occasione del congresso europeo di oncologia (ESMO, European Society for Medical Oncology). Oltre 24mila medici provenienti da tutto il mondo si confronteranno su come fare per portare al più presto e nella maniera più efficace le scoperte della ricerca al letto del malato. I trattamenti oncologici si fanno sempre più personalizzati e così la prevenzione, che resta una delle armi più preziose.
 
“Circa il 40% delle neoplasie – afferma Stefania Gori, Presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica)e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar- può essere evitato seguendo uno stile di vita sano (no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta). In Italia il 34,5% dei cittadini è sedentario, il 31,6% è in sovrappeso, il 10,9% obeso e il 25,7% fuma. Per invertire la tendenza, serve maggiore consapevolezza anche da parte degli operatori sanitari: solo 1 fumatore su 2 ha ricevuto il consiglio di smettere di fumare, suggerimenti sull’attività fisica sono stati forniti solo al 30% dei cittadini e meno della metà delle persone in eccesso ponderale ha ottenuto dal proprio medico indicazioni per perdere peso. Sugli stili di vita è invece possibile definire programmi di prevenzione ‘personalizzata’, in relazione all’età e alle abitudini dei singoli. Inoltre, in alcuni tumori, oggi si stanno delineando percorsi di prevenzione personalizzati”.
 
Geni BRCA1 e BRCA2: un appuntamento con la prevenzione da non mancare
Nel 2019, in Italia, sono stimati 371mila nuovi casi di cancro. “Il 5-7% dei tumori della mammella e il 10-20% delle neoplasie dell’ovaio – spiega la presidente Gori - sono dovuti a una predisposizione ereditaria, riconducibile in particolare alle mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2. Questo significa che nel nostro Paese, ogni anno, circa 3.000 casi di carcinoma della mammella e circa 1.000 all’ovaio potrebbero essere evitati o individuati in fase molto precoce, adottando strategie mirate ed efficaci. È quindi fondamentale che il test BRCA venga eseguito sui familiari sani delle pazienti in cui è stata individuata una variante dei geni BRCA1/2e che, in caso di positività, venga loro offerto gratuitamente il programma di prevenzione, eventualmente con l’introduzione di un codice di esenzione per malattie genetiche ereditarie. L’identificazione di una frazione di pazienti con carcinoma prostatico o pancreatico metastatico portatori di mutazione BRCA sta inoltre aprendo nuovi orizzonti anche per quanto riguarda la valutazione dei loro familiari sani: nel caso risultino portatori sani di mutazione BRCA, dovranno essere avviati a percorsi di prevenzione. È, quindi, un nuovo mondo in espansione per una prevenzione dei tumori”.
 
Prevenzione del cancro del polmone ‘su misura’ anche per i forti fumatori.
“Sulla base dei risultati di studi internazionali – spiega Giordano Beretta, Presidente eletto AIOM e Responsabile dell’Oncologia Medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo - vi sono i presupposti per implementare loscreening per il carcinoma polmonare (con TAC spirale a basso dosaggio) in popolazioni selezionate: in questo contesto, la possibilità di abbinare allo screening radiologico l’analisi di biomarcatori nell’ambito di studi clinici controllati rappresenta un’opportunità di grande interesse scientifico, che potrebbe aprire nuove prospettive nella prevenzione e nel trattamento di questa grave malattia. Lo screening per il tumore polmonare deve però abbinarsi alla pianificazione di un programma per la cessazione dall’abitudine al fumo, perché si possa assistere a un reale abbattimento della mortalità”.
 
Il tumore, una malattia sempre più ‘cronica’
“La sfida futura – prosegue Beretta - è arrivare a una prevenzione personalizzata di ogni persona sulla base dei rischi genetici e, quindi, non modificabili solo con gli stili di vita. Solo uno sviluppo di organizzazione, terapia e prevenzione personalizzata potrà offrire benefici tali da mantenere la sostenibilità del sistema sanitario, guarendo al contempo un numero sempre maggiore di pazienti”.
In Italia la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge il 63% nelle donne e il 54% negli uomini. Circa 3 milioni e mezzo di persone vivono dopo la scoperta della malattia, cifra in costante crescita. “La malattia sta diventando sempre più cronica grazie a armi efficaci come l’immuno-oncologia e le terapie a bersaglio molecolare che si aggiungono a chirurgia, chemioterapia, ormonoterapia e radioterapia – sottolinea Giordano Beretta -. Evidenti i risultati in alcune delle neoplasie più frequenti: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge il 92% nel tumore della prostata, l’87% nella mammella, il 79% nella vescica e il 65% nel colon-retto”.
 
“Sul fronte dell’organizzazione – conclude la Presidente Gori -, la svolta è rappresentata dalla reale istituzione delle reti oncologiche regionali, attive solo inPiemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Provincia autonoma di Trento, Puglia e Campania oltre che in Lombardia ed Emilia-Romagna, pur se con configurazioni differenti.La concreta realizzazione di questi network consentirà di migliorare i livelli di appropriatezza, di estendere a tutti i cittadini i programmi di prevenzione e di risparmiare risorse da utilizzare per velocizzare l’accesso ai farmaci innovativi”.

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