quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 07 OTTOBRE 2019
Screening del tumore del colon retto: va offerto a molti, ma non a tutti?

Lo screening del tumore del colon retto tra i 50 e i 79 anni va offerto a tutta la popolazione o solo ai soggetti a più alto rischio? Ed è meglio la colonscopia, la sigmoidoscopia o la ricerca del sangue occulto nelle feci? Sono le domande che si sono posti gli autori di una ‘linea guida di pratica clinica’ appena pubblicata da BMJ. E le loro conclusioni non supportano uno screening universale per questo tumore, ma uno screening basato sul profilo di rischio del singolo paziente. E’ la prima volta che delle linee guida non raccomandano di routine lo screening per tutti i soggetti over 50.

Il rischio di sviluppare un tumore del colon retto nell’arco della vita è intorno al 5% , nei Paesi occidentali. Questo ne fa uno dei tumori più comuni in entrambi i sessi; ma il rischio individuale di cancro del colon retto varia in base a età, sesso, genetica ed è influenzato dalle abitudini di vita (principalmente fumo, alcol, dieta, attività fisica). La sopravvivenza a 5 anni è del 65% e la prognosi migliore è ovviamente per i tumori localizzati e scoperti in fase precoce. Questo consente di sottoporre il paziente ad intervento chirurgico, mentre per le forme più avanzate si deve ripiegare su chemio e radioterapia. Di qui l’importanza della diagnosi precoce, che ha l’obiettivo di ridurre la mortalità, ma anche l’incidenza del tumore, rivelandolo in fase precoce o individuando e rimuovendo le lesioni precancerose (es. polipi adenomatosi).
 
Diverse linee guida raccomandano di sottoporre a screening per il tumore del colon retto i soggetti tra i 50 e i 79 anni, ma il contenuto delle raccomandazioni è variabile in merito alla tipologia di esame da effettuare, all’età e alla frequenza dello screening. una nuova linea guida pratica, pubblicata su BMJ e redatta da un panel di esperti internazionali, prende in esame, per gli adulti dai 50 ai 79 anni mai sottoposti in precedenza a screening e con un’aspettativa di vita di almeno 15 anni, quattro possibilità diagnostiche: immunoistochimica fecale (FIT) ogni anno, FIT ogni due anni, una singola sigmoidoscopia o una singola colonscopia.
 
Analizzando i risultati degli ultimi studi sullo screening del tumore del colon retto, gli autori di queste linee guida non hanno riscontrato una gran differenza in termini di mortalità per questo tipo di tumore nell’arco di 15 anni rispetto all’impiego di uno dei 4 metodi di screening proposti. Per quanto riguarda l’incidenza del tumore del colon-retto invece, la FIT annuale, così come colon o la sigmoidoscopia sono risultate più accurate rispetto alla FIT ogni 2 anni.
 
Secondo gli autori di queste linee guida, più che offrire uno screening universale, sarebbe bene stratificare la popolazione in base al rischio individuale di tumore del colon retto e offrire lo screening solo a quelli con un rischio di sviluppare un tumore del colon retto a 15 anni superiore al 3%.
 
Come si stima il rischio di tumore del colon retto a 15 anni.Gli autori delle raccomandazioni suggeriscono di avvalersi di un calcolatore di rischio, come ad esempio Qcancer® (https://qcancer.org/15yr/colorectal/) che tiene conto di età, sesso, etnia, BMI, abitudine tabagica, storia clinica e familiare.
Dopo aver preso in analisi tutte queste considerazioni e aver analizzato i risultati degli studi di screening gli autori delle raccomandazioni sono giunti a queste conclusioni:
per i soggetti con rischio di tumore del colon retto a 15 anni inferiore al 3%:  nessun tipo di screening
per i soggetti con rischio di tumore del colon retto a 15 anni superiore al 3%:  fare lo screening con una delle 4 opzioni possibili (FIT ogni anno, FIT ogni due anni, una singola sigmoidoscopia o una singola colonscopia). Ai soggetti con FIT o sigmoidoscopia positivi, viene proposta l’esecuzione di una colonscopia.
 
Secondo gli autori delle linee guida, nel caso di soggetti con rischio di tumore del colon retto a 15 anni superiore al 3%, l’opzione di screening, tra le 4 proposte dovrà essere scelta di comune accordo con il paziente, in base al suo rischio individuale di tumore. Potrà essere d’aiuto ricorrere alla MAGICapp, uno strumento che consente di confrontare e di scegliere l’opzione di screening migliore per quel determinato paziente anche considerando gli effetti avversi correlati alle singole procedure di screening, durante la sua esecuzione e in seguito. Importante naturalmente anche tener conto delle preferenze del paziente.
 
Queste linee guida sottolineano che è necessario fornire al pubblico delle informazioni bilanciate circa lo screening per cancro del colone retto; la decisione sul fatto di sottoporsi o meno allo screening e sulla scelta della metodica di screening deve essere condivisa col paziente.
 
Maria Rita Montebelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA