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Lunedì 07 OTTOBRE 2019
Formazione, tutele, lavoro: perché scegliere?



Gentile Direttore,
le proposte della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome sulla carenza dei medici ci restituiscono, senza mai esplicitarlo, uno stravolgimento della formazione specialistica per come è strutturata oggi, ma anche uno stravolgimento conseguente della figura professionale del medico. A pochi mesi dall’approvazione del nuovo CCNL della dirigenza del comparto sanitario, che ha portato ad alcuni (notevoli) avanzamenti, non riusciamo a capire come possano le Regioni pensare di attuare queste trasformazioni senza incontrare fortissime resistenze dei lavoratori organizzati.
 
Senza voler passare ad una disamina punto per punto di questa bozza, che crediamo sia effettivamente un lavoro alquanto accademico, crediamo sia il caso piuttosto di ribaltare il discorso, e soprattutto di semplificarlo.
 
Se le Regioni vogliono risolvere il problema strutturale della carenza di medici e specialisti, se le Regioni vogliono avere l’opportunità di formare gli specialisti, se le Regioni vogliono rendere un migliore Servizio Sanitario, crediamo che la risposta passi esclusivamente per due passaggi: 
• Riforma completa del percorso di specializzazione. Questo implica ovviamente un nuovo contratto, e crediamo che l’ossatura data dal nuovo CCNL possa fungere da base di partenza. In particolare, nell’ambito degli incarichi professionali, per come definiti dal nuovo CCNL, basterebbe inserire due ulteriori livelli, che sarebbero quelli all’interno dei quali si incasellerebbero gli specializzandi. Questo permetterebbe di separare il percorso di formazione in più parti, una più interna all’università e un’altra già proiettata all’interno del SSN, mantenendo comunque il coordinamento in capo agli atenei, che certificherebbero gli avanzamenti di carriera degli specializzandi, in maniera tale da impiegarli, in base alle competenze crescenti, nell’erogazione del servizio. La contribuzione potrebbe essere basata esattamente sulla strutturazione del CCNL, con una quota tabellare fissa messa dal MIUR (che sarebbe più bassa di quella oggi erogata, e permetterebbe di reperire ulteriori risorse per aumentare, quasi raddoppiare, le borse), e una quota variabile di posizione messa dalle Regioni, che garantirebbe una sorta di “pre-ruolo”, equiparando questo percorso professionalizzante al periodo di prova obbligatorio. Questa impostazione di formazione-lavoro si potrebbe applicare facilmente anche al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale.
 
• Assunzione diretta e subordinata per tutte e tutti. Rifiutiamo ogni tipo di collaborazione parasubordinata o finta autonoma. Chi lavora nel SSN deve essere strutturato, e strutturato all’interno del CCNL appena approvato. Non ci sono altre possibilità, ogni altra scelta per quanto ci riguarda la rigetteremo con forza, che preveda forme malcelate di cottimo, che preveda figure intermedie non definite e non attuabili, che preveda esternalizzazioni e cooperative, o che preveda qualsiasi cosa di differente dal CCNL, da uno stipendio dovuto e da garanzie che permettano a tutte e tutti di vivere la propria vita.
 
Queste due semplici soluzioni richiedono sicuramente un impegno non indifferente da parte di tutti: Regioni, Ministeri (Salute e MIUR), sindacati e associazioni. Questo stesso percorso, come accennato, e questa stessa impostazione di strutturazione, a nostro avviso, si dovrebbe applicare anche alla medicina generale, nell’ottica di includere la formazione di queste figure, fondamentali per il SSN, all’interno di un percorso oggi frammentato e che subisce spesso le stesse problematiche di precarietà degli specializzandi. Non si tratta di mettere tante piccole toppe che alla lunga andranno a configurare problematiche che richiederanno sanatorie, altre spese e una ulteriore dequalificazione del servizio, non si tratta di ristrutturare un percorso che oggi presenta fin troppe criticità, rendite di posizione e viene percepito da molti, sia dentro che fuori, come qualcosa di mortificante, si tratta di ricostruire una intera filiera, valorizzare i professionisti e garantire il funzionamento del SSN pubblico per i prossimi decenni.
 
Associazione “Chi si cura di te?”

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