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Martedì 08 OTTOBRE 2019
“Oltre Venturi, il vero problema è la destrutturazione della sanità pubblica”. Intervista al Presidente della Fesmed Giuseppe Ettore 

“Concentriamoci sul mettere nella giusta luce la figura del medico nel Ssn e su un Servizio pubblico che torni ad essere attrattivo sul fronte della formazione, dell’organizzazione, della sicurezza e della qualità dei servizi”. Il presidente Fesmed auspica quindi che il Ministro Speranza convochi al più presto un tavolo di ascolto  

Le precisazioni dell’Assessore Venturi con cui ha cercato di minimizzare le sue precedenti dichiarazioni contro i medici non si prestano a nessuna controreplica. Possono essere invece l’occasione per un approfondimento sulla questione medica, sul rapporto tra le professioni sanitarie e i rischi che corrono i cittadini con il progressivo concretizzarsi di irresponsabili operazioni di riposizionamento di competenze. Ritengo che sarebbe più opportuno fornire ai cittadini la garanzia di una sanità pubblica qualificata senza ipertrofizzare, sminuire o surrogare le specifiche competenze di una professione o di un’altra. Concentriamoci sul mettere nella giusta luce la figura del medico nel Ssn e su un Servizio pubblico che torni ad essere attrattivo sul fronte della formazione, dell’organizzazione, della sicurezza e della qualità dei servizi. 

Così Giuseppe Ettore, Presidente della Federazione Sindacale dei Medici Dirigenti (Fesmed) e Presidente vicario di Cimo-Fesmed che, partendo dal “caso Venturi”, mette sul piatto quelle che per lui sono le “vere” questioni da affrontare.

Presidente Ettore, le parole dell’assessore Venturi hanno scatenato una forte polemica tra i sindacati medici alla quale l’assessore ha risposto precisando le sue posizioni. Qual è il vostro commento in merito?
Innanzitutto voglio precisare che non intendo fare controrepliche alle precisazioni dell’Assessore Venturi. Penso invece che in questa querelle sia sfuggito a tutti il problema principale: nessuno coglie il vero dramma della sanità pubblica italiana e sul quale dobbiamo invece concentrarci. Abbiamo la necessità di approfondire la questione medica, il rapporto tra le professioni sanitarie e i rischi che corrono i cittadini con il progressivo concretizzarsi di irresponsabili operazioni di task shifting, inteso come riposizionamento di competenze condotte a costo zero , mentre dobbiamo riconoscere che non può avvenire in modo semplicistico e in base a scorciatoie di studio solo per offrire risparmi di cassa alle Regioni. Dobbiamo invece ripartire dai medici e rendere nuovamente il sistema sanitario pubblico attrattivo e sicuro.

Si spieghi
Venturi ha sottolineato che loro malgrado i medici sono costretti a svolgere compiti amministrativi, ma questi compiti, che di fatto si traducono in una mortificazione della loro professionalità, non li hanno di certo voluti i medici che di sicuro preferirebbero concentrarsi sui pazienti. Vede il problema è che i servizi sanitari regionali  nel tempo si sono concentrati su altro, non  hanno valorizzato la figura professionale del medico offrendo uno scenario qualificante e qualificato e hanno  reso poco attrattivo e meno sicuro il nostro servizio sanitario pubblico che registra ampie  falle non solo nelle regioni del sud ma anche in quelle del nord.

Quindi?
Dobbiamo ripartire dai medici per restituire al Servizio Sanitario Nazionale la corretta attenzione per il paziente e la possibilità di fornire  un livello di formazione e competenze allineate agli standard europei. Questo significa che il percorso universitario va rivisitato e va intensificata la sinergia formativa con gli  ospedali di riferimento e le strutture del territorio. Soltanto un sistema paritetico ad alti volumi e complessità può fornire standard formativi di qualità.
Occorre un intervento forte, autorevole e condiviso per evitare drastiche riduzioni di alcune aree  specialistiche ritenute a rischio. Dobbiamo ridare responsabilità e un ruolo chiave ai medici, far recuperare la fiducia nei medici: gli episodi di violenza contro la nostra professione sono paradigmatici e dimostrano anche che i servizi non sono organizzati bene e sono in alcuni siti ad alto rischio. Dobbiamo dare alla professione medica un salario adeguato. Non è vero che guadagniamo troppo come hanno affermato Venturi o alcune frange del parlamento. Il raffronto con altri dirigenti  pubblici e privati dimostra che è  esattamente il contrario: lo dimostra il fatto che i medici specialisti  scappano all’estero (il 60% dei chirurghi) dove sono attratti dalle offerte più interessanti di altri Paesi europei e anche di quelli dell’area del Golfo Persico.

Qual è allora la verità?
Che c’è in atto in Italia un processo di destrutturazione del nostro servizio sanitario pubblico e si cerca un capro espiatorio che però, guarda il caso, non si vuole che sia né il politico e né il gestore ma chi lavora sul campo con responsabilità e sacrifici.
La verità è che in Italia abbiamo medici, sanitari non medici, infermieri e tecnici bravissimi, talmente bravi che potrebbero far funzionare ancora meglio la nostra sanità se avessero certezze, sicurezza e motivazione. Dobbiamo riconoscere che ci sono troppe teste pensanti, con la conseguenza che viene inficiato qualsiasi buon progetto. E ancora, quando Venturi afferma che in Emilia Romagna si erogano le migliori prestazioni sanitarie non dice che in questa Regione c’è un’altissima concentrazione di privato accreditato di altissima qualità, come in Lombardia. E allora, perché non si riconosce che  nel privato tout court e in quello accreditato i criteri di organizzazione sono ben diversi dove il medico diventa attrattivo e tutti lo richiedono? Perché i cittadini che possono permetterselo tendono a lasciare il servizio pubblico e vogliono andare verso il privato? Perché assistiamo a una grande fuga fuori dall’Italia? A questo bisogna dare risposte.

Le Regioni hanno fatto alcune proposte per risolvere la carenza dei medici e ridare ossigeno alla professione. Che ne pensa?
Pensare di risolvere il  problema della carenza dei medici specialisti  immettendo medici senza formazione o richiamando nei Ps i 65 enni è assurdo. Il vero nodo  è un’altro: bisogna cambiare approccio. Lo ribadisco, non può essere solo la riduzione della spesa del personale a indirizzare le scelte politiche di questo Paese ma sono i differenti percorsi di studi che, attraverso i contenuti e gli approfondimenti specifici, caratterizzano le competenze di un professionista. Il task shiftin non
può avvenire solo per offrire risparmi  così come aumentare il numero dei medici specialisti se questi poi  decidessero di andare all’estero perché non trovano in Italia i giusti riconoscimenti professionali. Il recente Ccnl, fortemente commissionato dalle Regioni, ne rappresenta la conferma e  il significato della non firma di Cimo Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials, Fesmed Medici ha rappresentato un messaggio indirizzato alla politica, alle istituzioni e ai pazienti.

Cosa auspicate quindi?
Un riposizionamento del medico nel Ssn e che il Servizio pubblico torni ad essere attrattivo sul fronte della formazione, dell’organizzazione, della sicurezza e della qualità dei servizi. Spero quindi che il Ministro della Salute Speranza possa ridare serenità al sistema ripartendo dai medici e per offrire sicurezza, competenze, responsabilità a anche migliori garanzie economiche. Auspichiamo quindi che il Ministro convochi al più presto un tavolo di ascolto. Auspichiamo anche un colpo di lucidità da parte della Fnomceo, di tutte le Oo.Ss, delle Società Scientifiche accreditate e della associazioni dei pazienti affinché si concentrino sui reali problemi da sciogliere per rendere il Ssn pubblico attrattivo per i pazienti, i medici e tutti i professionisti.
 
Ester Maragò

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