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03 NOVEMBRE 2019
Bene Speranza per investimento sui Medici di famiglia, ma restano dubbi sulle modalità



Gentile Direttore,
come Associazione di giovani medici plaudiamo senza esitazioni al fondo di 235 milioni di euro, voluto dal Ministro Speranza, per il finanziamento della strumentazione diagnostica negli studi dei medici di medicina generale, a dimostrazione di come - quando c’è la volontà politica - sia possibile aumentare la spesa nella sanità e in particolar modo nel territorio, che negli ultimi anni è stato lasciato a se stesso e laddove oggi si comincia a volgere lo sguardo nell’ottica della corretta gestione dei cronici e soprattutto per la sostenibilità del SSN.
 
Del resto che ci dovesse essere un forte investimento e un cambiamento culturale nell’ottica del potenziamento delle attività dei MMG e quindi del corso di formazione in medicina generale ce n’eravamo già accorti tanto d’aver presentato agli Stati Generali della FNOMCEO un pacchetto di proposte tra cui appunto il potenziamento del corso di formazione per strumentazione di primo livello. 
 
Rimangono evidentemente da definire a livello contrattuale ma anche organizzativo e soprattutto normativo, l’integrazione di tali attività ben consapevoli di come ad oggi il MMG sia fortemente limitato nel tempo ma anche nella prescrizione dei farmaci per una corretta e più completa gestione delle patologie croniche (BPCO e Diabete su tutte). 

Solleviamo comunque un punto di domanda che ci lascia perplessi riguardo alla bozza uscita recentemente e in particolare al comma 2 dell'articolo 55 del ddl di Bilancio, dove si viene ad intendere come questo fondo venga destinato alla regioni, conseguentemente alle aziende che detengono gli strumenti che verranno poi ad essere distribuiti ai medici di famiglia (secondo regole incerte e fabbisogni da definire).
 
Riteniamo questo schema di finanziamento obsoleto, poco pratico e ad altissimo rischio di spreco ed inefficienza. 

In un periodo storico caratterizzato da una spinta tecnologica innovativa dirompente, quanto può avere senso comprare uno strumento che da qui a un paio d’anni sarà già obsoleto, quando esistono meccanismi finanziari come il leasing che ben si prestano al continuo aggiornamento e manutenzione della tecnologia? 

Non sarebbe più efficiente destinare questo fondo ad incentivare i singoli medici (o medicine di gruppo/associazione) che intendono investire nella propria attività professionale, e che hanno sicuramente la capacità imprenditoriale di farlo? 

Forse l’investimento statale nell’acquisto della strumentazione avrebbe maggior impatto nel potenziamento delle sedi di continuità assistenziale, o nelle case della salute, ma dubitiamo che si possa creare negli studi dei medici di famiglia un meccanismo virtuoso di investimento ed incentivo all’uso qualora gli strumenti fossero scelti e comprati una tantum dalle aziende sanitarie.

Claudio Cappelli
Medico di Medicina Generale
Direttivo nazionale Associazione ALS

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