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Lunedì 11 NOVEMBRE 2019
Il cervello fa “le pulizie” durante il sonno

Nella fase più profonda del sonno, un flusso di liquido cerebrospinale porta via proteine e detriti che potrebbero essere tossici per il cervello e garantisce una “pulizia” ristoratrice del nostro organo più importante. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Università di Boston

(Reuters Health) – Durante la fase profonda del sonno il cervello si attiva per eliminare i detriti che si accumulano durante una dura giornata di pensieri e di attività. A compiere questo lavoro di pulizia è una sorta di fluido detergente che pulsa nel cervello e porta fuori la spazzatura, mentre defluisce. È quanto suggerisce un recente studio pubblicato su Science da un team di scienziati coordinato da Laura Lewis, dell’Università di Boston.
 
I ricercatori hanno usato tecniche di imaging ad alta velocità, grazie alle quali sono stati in grado di mappare una serie di eventi che si verificano quando il cervello entra nel sonno profondo e le onde cerebrali iniziano a rallentare e sincronizzarsi. Hanno così scoperto che il flusso di sangue al cervello diminuisce, consentendo un afflusso di liquido cerebrospinale che lava via i detriti della giornata formati da proteine e altre sostanze di scarto, che potrebbero danneggiare il cervello se non fossero puntualmente eliminate.
 
La ricerca “mostra che il sonno ha un modello unico di flusso di fluidi nel cervello”, ha dichiarato Lewis. “Precedenti studi su animali avevano evidenziato che durante il sonno proteine come la beta-amiloide, una delle due proteine caratteristiche dell’Alzheimer, vengono eliminate più rapidamente dal cervello”, ha sottolineato la ricercatrice che insieme ai suoi colleghi sospetta che uno scarso sonno nei pazienti con disturbi neurologici possa influire sul processo di ‘pulizia’, portando alla degenerazione.
 
Un’ipotesi riportata anche da Soren Grubb, dell’Università di Copenhagen, e Martin Lauritzen, del Rigshospitalet, sempre a Copenhagen, che hanno scritto un editoriale di accompagnamento dell’articolo. “I disturbi del sonno accompagnano comunemente l’invecchiamento, i principali disturbi depressivi e la demenza e sarà interessante valutare se le dinamiche del liquido cerebrospinale legate al sonno profondo possano essere usate come biomarker per diverse patologie e se le strategie per ripristinare il sonno profondo possano salvaguardare la funzionalità cerebrale”, hanno concluso i due esperti.
 
Fonte: Science
 
Linda Carroll
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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