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Mercoledì 13 NOVEMBRE 2019
I risultati della ricerca San ICA premiano il sistema sanificazione PCHS: riduce le infezioni contratte in ospedale e i costi per la sanità

Indagine Cias e Università di Udine: “I metodi di sanificazione tradizionali non sono più efficaci per prevenire le infezioni contratte in ospedale. Ci vengono in aiuto sistemi che sfruttano la biocompetizione, capace di innescare un meccanismo di contrasto contro i batteri patogeni più aggressivi e resistenti agli antibiotici”.

Sono 3,2 milioni di persone in Europa colpite ogni anno da ICA durante un ricovero e 37.000 decessi direttamente associati alle infezioni: sono questi i numeri con i quali l'Europa si confronta a causa dell'antibiotico resistenza. E se l'Italia è fanalino di coda in fatto di pazienti colpiti da infezione, il futuro potrebbe diventare decisamente migliore se si impiegassero metodi di sanificazione innovativi negli ambienti ospedalieri. “E' ormai un'evidenza scientifica che non si può ignorare: la prevenzione e l'igiene sono fondamentali ma è sempre più necessario affrontare il problema con approcci capaci di innescare una guerra decisa contro gli agenti patogeni che creano le infezioni durante i ricoveri”. 
 
Il 17 ottobre, in occasione del 52imo Congresso Nazionale SiTi, si è svolto un dibattito scientifico sui risultati dello studio multicentrico SAN ICA basato sull’innovativo sistema di sanificazione PCHS. "I metodi di sanificazione tradizionali non sono più efficaci per prevenire le infezioni contratte in ospedale. Ci vengono in aiuto sistemi che sfruttano la biocompetizione, capace di innescare un meccanismo di contrasto contro i batteri patogeni più aggressivi e resistenti agli antibiotici" è quanto afferma la professoressaCaselli del CIAS che insieme al dottor Luca Arnoldo dell'Università di Udine ha illustrato i dati della ricerca SAN ICA condotta sul Sistema PCHS. 
 
I risultati dello studio multicentrico sono stati oggetto di attenzione da parte di tutti gli operatori presenti durante il seminario Igiene in Ospedale. “La ricerca è stata condotta in 6 ospedali italiani (uno di controllo) su un panel importante di 13.000 pazienti ricoverati nei reparti di medicina generale e acuti” ha spiegato il dottor Arnoldo. I dati hanno dimostrato che l'applicazione del Sistema PCHS contribuisce a ridurre le ICA del 52% negli ambienti in cui viene utilizzato, riduce i giorni di ricovero e la somministrazione di antibiotici per la cura delle infezioni.
 
La professoressa Maria Carla Zotti, della cattedra di Igiene dell'Università di Torino ha espresso un commento positivo sul valore scientifico della ricerca e della correttezza dell'approccio evidenziato quanto sia importante a questo punto, per l'Italia, individuare metodi innovativi di pulizia degli ambienti ospedalieri.
 
Negli stessi giorni (18-19 ottobre 2019) si è tenuto l'XI congresso Nazionale ANIPIO a Roma, alla presenza di tutti gli operatori ospedalieri esperti di rischio infettivo. Anche in questa occasione, nella sessione dedicata all'Igiene dell'Ambiente la professoressa Caselli ha esposto i risultati della ricerca San ICA quale contributo al controllo del rischio infettivo. 

Positivi i commenti della platea che ha evidenziato come probiotici e batteriofagi possano essere davvero il futuro nel campo dell’igiene degli ambienti.
 
Positivo anche il commento della dottoressa Cristina Sideli, coautrice della pubblicazione  “Linee Guida sulla valutazione del processo di Sanificazione ambientale nelle strutture ospedaliere e territoriali per il controllo delle infezioni correlate all’assistenza (ICA)”, e della dottoressa Maria Mongardi, presidentessa ANIPIO che sottolineano come l’innovazione nel campo dell’igiene debba partire proprio da evidenze scientifiche e che si augurano per il futuro che tutte le strutture adottino procedure di misurazione dell’igiene.
 

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