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Lunedì 18 NOVEMBRE 2019
Patto Salute. Gimbe: “Se non si chiude a rischio 3,5 miliardi di aumenti del fondo sanitario. Governo e Regioni facciano presto ma in ogni caso lo strumento è ormai inadeguato”

Il rischio paventato dalla Fondazione è quello di perdere gli aumenti previsti per il fondo sanitario in quanto vincolati alla stipula del Patto da chiudere entro il 31 dicembre. “Non è più accettabile affidare la tutela della salute ad un documento che, a dispetto della denominazione, configura un terreno di continuo scontro politico, alimenta compromessi sempre più al ribasso delegittimando le Istituzioni ed è di provata inefficacia sulla sanità e soprattutto sulla salute”.

“Il Patto per la Salute è l’accordo finanziario e programmatico tra Governo e Regioniper la gestione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la cui stipula costituisce quest’anno per la prima volta conditio sine qua non per garantire l’incremento di risorse per la sanità pubblica (€ 2 miliardi nel 2020 e ulteriori € 1,5 miliardi nel 2021) come sancito dall’ultima Legge di Bilancio. La scadenza per la stipula del Patto, fissata al 31 marzo 2019, è poi slittata al 31 dicembre”, questa la premessa di una nota stampa della Fondazione Gimbe dove si sollecita Governo e Regioni a fare presto, pena il rischio di perdere tutti i 3,5 miliardi di aumento del fondo sanitario previsti dalle leggi di Bilancio.
 
“Bisogna avere l’onestà intellettuale e politica di riconoscere – sottolinea Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – che il Patto per la Salute è uno strumento anacronistico per varie ragioni. Innanzitutto, l’arco temporale di riferimento (3 anni) è troppo breve; in secondo luogo, la sua durata reale è sempre inferiore a quanto programmato e l’obiettivo di rinnovarlo ogni tre anni viene spesso disatteso per la scadenza dei mandati elettorali; infine, non essendo di fatto sottoposto ad alcun monitoraggio, finisce per avere un impatto residuale sull’organizzazione dei servizi sanitarie sostanzialmente nullo sulla salute delle persone, perché la maggior parte delle misure concordate rimangono inattuate”.
 
Secondo Gimbe (vedi box in fondo all'articolo) “Governo e Regioni hanno bruciato quasi 11 mesi senza una tabella di marcia ben definita e con continui cambi di rotta, senza riuscire a siglare un Patto che per la prima volta condiziona l’incremento delle risorse che, se dovessero malauguratamente andare in fumo, farebbero precipitare nel baratro il SSN”.
 
“I fatti documentano senza appello – aggiunge Cartabellotta – che il Patto per la Salute non è che un terreno di acceso scontro politico, non solo per la storica difficoltà di sintonizzare le priorità di Governo e Regioni, ma soprattutto per l’impossibilità di allineare sulla salute delle persone gli interessi divergenti e conflittuali delle varie Regioni. Infatti, gli orientamenti partitici, le istanze di regionalismo differenziato, l’incolmabile gap Nord-Sud e la variabile penetrazione del privato accreditato rendono impossibili accordi unanimi, facendo largo a compromessi e mediazioni. Infine, dopo l’abolizione della clausola di salvaguardia finanziaria fortemente voluta dai Ministri Grillo e Speranza, l’occhio vigile del MEF vuole evitare che alcuni accordi mettano a rischio l’equilibrio finanziario delle Regioni”.
 
Per tali ragioni la Fondazione GIMBE esorta Governo e Regionia:
• Siglare al più presto e senza ulteriori indugi il Patto per la Salute: i tempi sono ormai strettissimi e la posta in gioco è troppo alta.
• Modificare l’orizzonte temporale del Patto per la Salute 2019-2021 in 2020-2022, allineandolo a quello della Legge di Bilancio 2020, al fine di assegnare anche le risorse per il 2022.
• Avviare una riflessione costruttiva sulla necessità di una profonda revisione del Patto per la Salute, ripartendo dalla denominazione anacronistica, dai contenuti inappropriati, visto che si tratta di un contenitore di volta in volta riempito in maniera strumentale, dall’orizzonte temporale troppo breve per una adeguata programmazione sanitaria, dalle inesistenti modalità di monitoraggio e verifica.
 
“Non è più accettabile – conclude Cartabellotta – affidare la tutela della salute ad un documento che, a dispetto della denominazione, configura un terreno di continuo scontro politico, alimenta compromessi sempre più al ribasso delegittimando le Istituzioni ed è di provata inefficacia sulla sanità e soprattutto sulla salute. Per non parlare delle conseguenze che vengono scaricate, oltre che su aziende sanitarie e professionisti, su pazienti e famiglie delle fasce socio-economiche più deboli, in particolare al Centro-Sud, rendendo evanescente il ruolo della Repubblica, che dovrebbe tutelare la nostra salute proprio tramite una leale collaborazione Governo-Regioni”.
 

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