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Mercoledì 11 DICEMBRE 2019
Acqua, salute, sfide ambientali e nuovi modelli di prevenzione

L’iniziativa promossa congiuntamente dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente inaugura una serie di eventi propedeutici alla Conferenza Nazionale Ambiente e Salute ISS-SNPA che si terrà alla fine del 2020

“Wai”, acqua, e “ora”, vita, compongono il termine “waiora”, con cui la civiltà Maori definisce la “salute”. Straordinaria sintesi che anticipa una millenaria maturazione del concetto di salute umana connotato nella costituzione del 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, come “stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” (non semplicemente “assenza di malattie o infermità”), di recente evoluto nella visione intersettoriale di “one health”, passando per l’approccio di “Salute in tutte le politiche “fino alla concezione di “planetary health” proposta da Lancet come indissolubile associazione che lega la salute e la civiltà umana allo stato dell’ambiente e delle risorse naturali.  Una “nuova scienza” che presiede all’alleanza tra comunità scientifica e società civile in cui evidenze e conoscenze guidano azioni necessarie e urgenti per fronteggiare sfide senza precedenti legate ai cambiamenti climatici, ambientali e sociali globali, per garantire la sostenibilità delle pressioni umane sul pianeta per la nostra e le future generazioni.
 
La strategia globale al 2030 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la salute, l'ambiente e i cambiamenti climatici indica che la strada da seguire per rispondere ai rischi e alle sfide incalzanti nel pianeta e per garantire ambienti sicuri e accessibili secondo principi di equità e di sostenibilità, consiste nel trasformare il nostro modo di vivere e lavorare, ma anche di produrre, consumare e governare.
 
Garantire “Una salute migliore, un ambiente più salubre e scelte sostenibili” è anche l’ambizioso obiettivo condiviso nella Sesta Conferenza interministeriale di Ostrava su Ambiente e salute dai Ministri della regione europea dell’OMS del giugno 2017, tema che il nostro Paese ha voluto per la prima volta identificare anche come elemento centrale nel G7 Salute a Presidenza Italiana, condotto nello stesso anno.
 
La strategia che presiede al raggiungimento di questo obiettivo è articolata su due azioni sinergiche. Da un lato condividere le competenze e trasferire le conoscenze scientifiche mediante una collaborazione e comunicazione strutturata tra esperti di ambiente e salute a livello nazionale e internazionale. Dall’altro promuovere policy coerenti e sinergiche basate sulle evidenze nei settori ambiente e salute finalizzate al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile del millennio.
 
Il recente Protocollo d’Intesa tra Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) si rende oggi concretamente visibile con l’avvio con una serie di eventi propedeutici alla Conferenza Nazionale Ambiente e Salute ISS-SNPA prevista per la fine del 2020. Attraverso le attività promosse dal Protocollo ci si prefigge di fornire contributi concreti per potenziare la prevenzione sanitaria improntata alla sinergia con la protezione ambientale, l’inter-settorialità e l’inclusione delle dimensioni sociali e economiche a supporto dello sviluppo sostenibile e ottimizzare, a livello nazionale, le azioni che presiedono a decisioni politiche e interventi di prevenzione e promozione della salute da declinare a livello regionale e territoriale.  Contribuendo così al rafforzamento dell’efficacia e dell’efficienza della prevenzione, sorveglianza e risposta alle emergenze nel Paese, in costante allineamento con lo stato delle conoscenze scientifiche e gli indirizzi OMS e internazionali.
 
Sono innumerevoli gli studi ambientali che a livello centrale e territoriale definiscono variabili di natura ambientale e climatica che possono influire sullo stato di salute delle popolazioni, come pure molteplici le esperienze nazionali di ricerca a supporto di interventi per la prevenzione e la sanità pubblica.  In tema di clima e salute un esteso studio intersettoriale e multidisciplinare, con il supporto della OMS e della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), ha portato di recente all’elaborazione del primo WHO UNFCCC Climate and health country profile for Italy.  Il rapporto affronta sulla base delle evidenze consolidate in diversi settori e politiche, gli impatti che i cambiamenti ambientali e globali hanno avuto e possono avere nel breve-medio termine sulla salute nel nostro paese, proponendo anche strategie di adattamento e mitigazione che dovrebbero ispirare nuove politiche e governance di settori.  Le conclusioni del rapporto convergono sulla necessità e urgenza di costruire soluzioni dinamiche, partecipate e inclusive a problemi globali di straordinaria complessità e estensione, con ricadute sanitarie già rilevanti e destinate a crescere.
 
Nel settore acqua-salute questo nuovo approccio si sta avviando in modo consistente, declinato con successo in modelli nazionali consolidati di prevenzione globale, sia nelle filiere idro-potabili che nei possibili riutilizzi sicuri di acque reflue depurate a supporto dell’economia circolare. Il modello è basato su un dialogo convergente con advocacy sanitaria tra tutti i settori coinvolti, primi fra tutti i Gestori che a diverso livello concorrono o influenzano l’accesso all’acqua e a servizi igienico sanitari sicuri e SNPA, in considerazione delle essenziali azioni svolte dalle Agenzie di monitoraggio, valutazione, controllo e gestione dell'informazione ambientale nel moderno quadro di prevenzione, tutela della risorsa  e controllo, funzioni assegnate al Sistema dalla Legge 131/2016. 
 
Il Convegno “Acqua, salute, sfide ambientali e nuovi modelli di prevenzione” avviato oggi, riveste quindi una notevole rilevanza sotto il profilo tecnico-scientifico e istituzionale, ma prima ancora “culturale” proponendo un nuovo approccio integrato e intersettoriale come (unico) strumento di risposta alle incombenti sfide ambientali e climatiche. L'acqua è uno dei determinanti principali di salute ma rappresenta l’elemento più fragile del pianeta nello scenario dei cambiamenti ambientali e climatici in atto. Il costante aumento delle temperature, il perdurare di periodi di siccità e la ricorrenza di eventi meteorici straordinariamente intensi che possono compromettere per mesi la sicurezza delle fonti esacerbano le crisi idriche a carico di acquiferi vulnerabili, già alterati da inquinamenti storici o gravati da notevoli pressioni antropiche e di sistemi idrici dotati di infrastrutture e reti obsolete per carenza di adeguati investimenti strutturali e manutentivi.  Gli impatti sono oggi evidenti sulla disponibilità e sulla qualità delle risorse idriche e possono pregiudicare tutti i settori produttivi, in particolare la produzione primaria e alimentare, i servizi igienici e sanitari, la stessa sicurezza d’uso umana e animale.
 
La realizzazione dei Piani di sicurezza dell’acqua nei diversi esempi di successo che accomunano molti Regioni stanno dimostrando che, anche di fronte a sistemi fragili, la prevenzione è possibile e sostenibile, attraverso la partecipazione basata sulla dovuta diligenza per tutte le, molte, parti che influiscono sulla sicurezza delle risorse idriche;  supportando così una crescita nella fiducia dei cittadini nelle acque di rubinetto, e anche nei sistemi e nelle istituzioni che lavorano per garantire la qualità di queste.
 
Dal confronto multi-istituzionale e multi-disciplinare promosso nel Convegno sono avviate nel breve periodo  attività concrete, in sinergia con Gestori e SNPA, per proposte d’indirizzo e requisiti minimi dei Piani di sicurezza dell’acqua e per facilitare una stabile programmazione della loro applicazione su tutto il territorio nazionale entro il 2025, obiettivo condiviso da Coordinamento Interregionale Area Prevenzione e Sanità Pubblica, Ministero della Salute e ISS, anticipando nuovi obblighi della direttiva europea in rifusione sulla qualità delle acque destinate al consumo umano il cui articolato, possiamo dire con orgoglio, ha fatto proprie molte proposte italiane.
L’ evento pone anche molti presupposti per la ratifica italiana del Protocollo Acqua e Salute OMS-UNECE, già adottato da molti Paesi Europei, che può rappresentare il quadro strategico di riferimento a livello di Paese per rafforzare il coinvolgimento di tutti i settori e gli attori in materia di gestione sostenibile e sicura di acqua e servizi igienico-sanitari attraverso la condivisione e l’impegno per il raggiungimento di obiettivi nazionali prioritari da realizzarsi entro definite scadenze temporali.
 
La portata della sfida non ha precedenti non solo per l’attuazione dell'obiettivo 6 dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite “Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari per tutti” ma anche per il raggiungimento degli altri obiettivi strategici ad esso  interconnessi e, soprattutto,  degli elementi essenziali di partenership, inclusione, governance ed equità che contraddistingue l’Agenda 2030.
 
La scienza indica ormai incontrovertibilmente che dalla nostra capacità di preservare i fragili e vitali equilibri tra clima-ambiente e acqua-salute dipende la garanzia per la futura generazione di diritti umani fondamentali acquisiti in millenni di storia e cultura: il diritto all'acqua porta con sé  il diritto alla vita, al benessere, alla salute, al cibo, all’uguaglianza e ad un ambiente sano.
 
Luca Lucentini
Istituto Superiore di Sanità
 
Luciana Sinisi
Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

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