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22 DICEMBRE 2019
Patto Salute. Fedir: “Non una riga dedicata a dirigenti e dipendenti amministrativi del Ssn”

La Federazione dei Dirigenti e Direttivi degli Enti territoriali e della Sanità commenta il via libera al Patto.“Quando giravano le prime bozze lo avevamo segnalato, inascoltati”. “Siamo una minoranza, è vero, ma siamo il primo e imprescindibile anello della catena” e “siamo il primo e più forte presidio contro l’illegalità e il malaffare”. La Fedir chiede “qualche segnale di maggiore attenzione alla nostra categoria, a partire da un’integrazione del Patto per la Salute”.

Non piace alla Federazione dei Dirigenti e Direttivi degli Enti territoriali e della Sanità (Fedir) il Patto per la salute firmato tra Governo e Regioni. È il motivo è che “nelle 16 pagine del testo non una riga è dedicata alla componente amministrativa di comparto ed alla dirigenza professionale, tecnica e amministrativa che lavora negli Enti e nelle Aziende del SSN. Anzi, laddove all’ultimo alinea della scheda 3 ‘Risorse umane’ si elencano tutte le categorie di lavoratori, compresi gli operatori socio-sanitari, che potranno beneficiare di risorse aggiuntive messe a disposizione dai bilanci regionali, gli unici a non essere citati sono i dipendenti ed i dirigenti delle funzioni “amministrative””.

“Quando giravano le prime bozze lo avevamo segnalato, inascoltati”, spiega Fedir in una nota. “Che sia l’ennesima dimenticanza, dopo quella clamorosa di Anac, già diffidata, che nei giorni scorsi - nel sospendere la pubblicazione dei dati patrimoniali di tutti i direttori di struttura complessa del SSN - ha parlato solo di dirigenti “sanitari”? Da anni le scelte di Governi nazionali e regionali hanno applicato nei nostri confronti il metodo “usa e getta”: siamo stanchi!”.

La Federazione sottolinea, quindi, come “l’anno scorso, con mossa degna di ben altri blitz, con il comma 687 della legge di bilancio si è preteso imporre, dal triennio 2019-2021 alla nostra dirigenza lo stesso contratto dei sanitari - ovviamente al netto dei loro benefici consolidati, quali ad es. esclusività e libera professione! - i quali con la forza dei numeri a disposizione (135.000 sanitari  vs  4.700 dirigenti PTA) si troveranno a decidere, loro malgrado per evidenti conflitti di interesse, il nostro futuro di carriera e di stipendio nel prossimo CCNL. Contratto che peraltro, per il triennio 2016-2018, a due anni dalla sua scadenza e dopo più di 10 anni di blocco totale, per le Funzioni locali nelle quali è inserita al momento la dirigenza PTA del SSN non vede ancora la luce del sole: unico caso in tutta la dirigenza pubblica…”.

“In Regioni di primo piano - prosegue la Fedir -, quali la Lombardia, da anni si attua un mascherato blocco del turn-over sottoponendo a preventiva autorizzazione regionale la singola assunzione di un dirigente PTA. In Veneto, per alzare ai massimi contrattuali gli stipendi di Azienda zero (che dopo due anni ha fatto poco più che zero…nomen omen!) sono stati prosciugati i fondi contrattuali della dirigenza PTA di tutte le Aziende sanitarie, prelevando indiscriminatamente il 12% degli stessi, e sono state soppresse decine di strutture complesse della dirigenza PTA  (77 su 178!) a seguito della riduzione del numero delle Aziende”.

“Caso che - precisa la Federazione  si verifica un po’ in tutte le Regioni, emblematiche la Sardegna o le Marche dei tempi dell’ATS unica, ma anche Piemonte, FVG e Toscana non sono da meno, laddove ad ogni giro di boa politica (e anche a metà giro!) si “riorganizza” e così si costituiscono aziende o centrali regionali e si accorpano e fondono aziende, con risparmi nell’immediato ridicoli ma non più smentibili situazioni di malfunzionamento dei sistemi e penalizzazioni di carriera che colpiscono in particolare la nostra dirigenza. In Umbria, la maggior parte dei dirigenti PTA delle ASL e dello Zooprofilattico lavora da anni con contratti a tempo determinato rinnovati di anno in anno col contagocce. Per non parlare delle Regioni in piano di rientro nelle quali non si fanno concorsi da decenni. E la lista potrebbe continuare….”.

Fedir denuncia come “la qualità del lavoro peggiora di giorno in giorno, sia per la carenza dei dirigenti PTA che stanno diminuendo  del quattro, cinque per cento all’anno a livello nazionale (da oltre 7000 del 2010 siamo scesi a meno di 4700) sia per le complicazioni legislative e burocratiche che bloccano l’attività, in una giungla di controlli, sanzioni, ricorsi, ecc.  La formazione di cui abbiamo estremo bisogno per aggiornarci sui continui cambiamenti legislativi, spesso ci viene negata per “esigenze di servizio” o perché le risorse disponibile vengono investite esclusivamente per il personale sanitario sicchè dobbiamo arrangiarci col “fai da te””.

“Siamo una minoranza - osserva la Federazione dei Dirigenti e Direttivi degli Enti territoriali e della Sanità -,  è vero, e la politica miope di solito non si cura delle minoranze. Eppure noi siamo  il primo – ed imprescindibile – anello della catena  e con il nostro impegno, ormai h24, garantiamo quotidianamente l’operatività e il funzionamento di un SSN sempre più complesso, gestendo di fatto l’80% della spesa sanitaria nazionale, attraverso gare, appalti, concorsi, lavori, acquisti, contenzioso, bilanci, ecc. e presidiando efficienza, legalità e correttezza amministrativa, anche a fronte di pressioni sempre crescenti”.

E ancora: “Siamo il primo e piu’ forte presidio all’illegalità e malaffare avendo come funzione precipua la verifica della legittimità degli atti; ma questo sembra non interessare affatto!”.

Allora, chiede la Fedir, “perché si dà per scontata l’abnegazione di una dirigenza bistrattata ed umiliata? Negli altri contesti della PA nessuno si sognerebbe di trattare la dirigenza ed il personale “amministrativo” come avviene in Sanità, quasi che debba chiedere il permesso di esistere e lavorare”.

"Se non volete smontare il SSN - conclude la Federazione dei Dirigenti e Direttivi degli Enti territoriali e della Sanità -, date qualche segnale di maggiore attenzione alla nostra categoria, a partire da un’ integrazione del Patto per la Salute con le problematiche della dirigenza PTA o quantomeno ad un chiarimento in via interpretativa dell’ ultimo alinea della citata scheda sulle risorse umane per evitare l’esclusione dei dirigenti PTA dalla platea dei beneficiari delle risorse aggiuntive. Non possiamo assistere immobili all’ennesima disparità di trattamento e non vorremmo aprire l’ennesimo contenzioso, del quale sinceramente non ne sentivamo proprio il bisogno”.

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