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Giovedì 09 GENNAIO 2020
Invecchiare bene: uno stile di vita sano ritarda lo sviluppo di malattie croniche

Adottare uno stile di vita salutare a 50 anni ritarda lo sviluppo di malattie croniche gravi di circa 10 anni, inoltre, una vita attiva, rallenta i sintomi della demenza. Lo dimostrano due ricerche indipendenti che mettono in evidenza come, delle abitudini sane, possano permettere di invecchiare in modo sano

Mangiare sano, svolgere un’attività fisica quotidiana, smettere di fumare e consumare poco alcol. Sono queste le regole per vivere meglio e più a lungo, ma anche per ridurre il rischio di malattie croniche e degenerative. Lo hanno mostrato numerose ricerche, lo conferma uno studio condotto dall’Harvard T.H Chan School of Public Health e pubblicato sul British Medical Journal, che dimostra come uno stile di vita sano permetta alle persone di vivere libere da malattie croniche per 7-10 anni in più.

Un risultato importante, in un’epoca in cui la popolazione mondiale raggiunge in media i 72 anni e in cui il numero di persone di età pari o superiore a 60 anni, secondo le stime dell’Oms, dovrebbe raggiungere i 2 miliardi nel 2050. È una vittoria per l’umanità, che ha debellato molte malattie infettive e parassitarie, bisogna però migliorare le condizioni dell’invecchiamento e ridurre l’insorgenza di malattie croniche e degenerative, come il diabete, il cancro, le malattie cardiovascolari e la demenza senile. Un fattore fondamentale, secondo questa ricerca, è condurre uno stile di vita sano sin dalla mezza età.

I ricercatori hanno esaminato le abitudini e le condizioni di salute di 73.196 donne per 34 anni e di 38.366 uomini per 28 anni. All’inizio dello studio i pazienti avevano circa 50 anni. Per valutare lo stile di vita sono stati presi in considerazione diversi parametri: una dieta sana è stata definita come un punteggio elevato nell'indice Alternative Healthy Eating; è stata considerata regolare, un’attività fisica da moderata a vigorosa per almeno 30 minuti al giorno; un peso corporeo adeguato è stato valutato come un indice di massa corporea di 18,5-24,9 kg/m2 e un’assunzione di alcolici moderata consisteva in una porzione al giorno al massimo per le donne e fino a due per gli uomini. È stata poi presa in considerazione la dipendenza dal fumo.

Dall’analisi è emerso che le donne che praticavano quattro o cinque abitudini sane all'età di 50 anni vivevano in media altri 34,4 anni libere da diabete, malattie cardiovascolari e cancro, rispetto ai 23,7 anni delle donne che non praticavano nessuna di queste abitudini. Gli uomini che praticavano quattro o cinque abitudini sane all'età di 50 anni hanno vissuto altri 31,1 anni liberi da malattie croniche, rispetto ai 23,5 anni degli uomini che non ne hanno praticata nessuna. Le categorie di persone con un’aspettativa di vita senza malattie più bassa erano i fumatori e le persone obese.

In sintesi, le donne con uno stile di vita più sano prese in considerazione nello studio, hanno vissuto senza malattie croniche maggiori per circa 10 anni in più rispetto alle donne con uno stile di vita meno sano. Nel caso degli uomini, le abitudini salutari hanno permesso di guadagnare 7,6 anni in più senza malattie croniche.

Gli autori concludono dunque che le politiche pubbliche volte al miglioramento dell’alimentazione e che favoriscono uno stile di vita sano e l’attività fisica “sono fondamentali per migliorare l’aspettativa di vita e in particolare l'aspettativa di vita libera dalle maggiori malattie croniche”.

Una vita attiva sembra rallentare i sintomi della demenza

Lo stile di vita ha un impatto importante anche sullo sviluppo delle malattie neurodegenerative. Si sa che una vita attiva da un punto di vista fisico e mentale, rallenta la progressione della malattia di Alzheimer, per esempio, e di recente un gruppo di ricercatori del Memory and Aging Center di San Francisco ha scoperto che lo stesso vale per la demenza frontotemporale che rappresenta fino al 10% dei casi di demenza.

Per la ricerca, pubblicata sulla rivista Alzheimer's and Dementia, sono state valutate le differenze nello stile di vita di 105 persone affette da questa forma di demenza, i partecipanti sono stati anche sottoposti a scansioni MRI per misurare l’estensione della degenerazione cerebrale e hanno completato test cognitivi. È stato preso in considerazione il livello di attività cognitiva e fisica dei pazienti, quindi l’abitudine di leggere, passare il tempo con gli amici, fare sport, ma anche la capacità di gestire in autonomia la propria vita quotidiana.

In pochi anni di studio, uno o due, i ricercatori hanno osservato delle importanti differenze nella rapidità di sviluppo e nella gravità della demenza nelle persone più attive rispetto alle altre: il declino funzionale era del 55% più lento nel 25% dei partecipanti più attivo rispetto al 5% meno attivo. Un risultato indipendente dall’atrofia del cervello, che comunque avanzava in tutti i partecipanti. Una vita attiva sembra quindi offrire una protezione rispetto ai sintomi della demenza.
 
Camilla de Fazio

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