quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 30 GIUGNO 2010
Lazio: Anaao “Salviamo il San Camillo Forlanini”

I medici dell’Anaao Assomed, infermieri e rappresentanti dei cittadini hanno manifestato oggi in difesa del San Camillo-Forlanini per il “3 P day” Posti letto, Pronto soccorso e Precariato. La più grande Azienda ospedaliera della Capitale è in ginocchio a causa del tagli. Anche il Pronto soccorso è alle strette: se qualcosa non cambia entro la fine del 2010 più di 2mila pazienti rischiano di sostare sulle barelle per più di 24 ore

Tagli ai posti letto, precariato e un Pronto soccorso, fiore all’occhiello della struttura, che non riesce più a rispondere alla grande domanda di assistenza. L’Azienda San Camillo Forlanini sta rischiando la paralisi. Per questo oggi l’Anaao Assomed aziendale, insieme ai rappresentanti del Tribunale dei diritti del malato e agli infermieri hanno manifestato davanti all’ospedale – in occasione del “3 P day” - per chiedere alla Regione un intervento urgente che risollevi le sorti di un ospedale già provato da anni di tagli, e dia risposte certe alle tre emergenze più urgenti.

I numeri del Pronto soccorso della struttura romana snocciolati dal segretario aziendale dell’Anaao Assomed, Bruno Schiavo parlano da soli e descrivono la gravità della situazione: i 187 pazienti che nel 2005 hanno sostato nel Ps oltre 15 ore sono diventati 3.824 nel 2009; e, se sarà confermato il trend attuale, entro la fine dell’anno diventeranno 5.820. Di questi, circa 2mila pazienti rischiano di aspettare oltre 24 ore per conquistare un posto letto: “Un’attesa trascorsa in barella che mortifica il cittadino e chi, con enorme professionalità e disponibilità, l’assiste” afferma Schiavo.
Le cause di questa disastrosa situazione al Ps? Principalmente due: in cinque anni è triplicato il numero degli accessi dei pazienti in codice rosso, e in 4 anni sono stati tagliati ben 300 posto letto. “Quando per i pazienti più gravi – ricorda l’Anaao Assomed – si supera di tre-quattro volte la recettività prevista il disagio dei degenti è enorme, lo stress dell’operatore aumenta, ma soprattutto aumenta il rischio di errore”.

Il San Camillo deve poi fare i conti con il cronico blocco del turn over che viene solo in parte arginato da personale precarioil quale in questi anni con grande disponibilità ha tenuto a galla l’ospedalee in un contesto lavorativo non favorevole: molti doveri e responsabilità, pochi diritti, poca retribuzione. Personale precario che ora rischia, a causa dei tagli, di passare alla disoccupazione definitiva.

“L’ex governatore Marazzo – sottolinea Schiavo – ha trovato grandi debiti e un sistema sanitario che garantiva i bisogni essenziali; Renata Polverini trova ancora debiti, ma una grave criticità assistenziale particolarmente rilevante nelle strutture più importanti della Regione. Non si può tergiversare più a lungo. E a tutela della salute dei cittadini chiediamo scelte gestionali ponderate che correggano i precedenti errori, evitino ulteriori passi falsi e garantiscano un equilibrio tra l’assistenza e il risparmio”.

Non solo, il sindacato punta il dito anche contro “gli equilibrismi politici che, prevalendo sui bisogni di salute, hanno imposto l’accreditamento di posti letto a grandi strutture, ad esempio il Campus biomedico, dotate di professionalità, tecnologia e organizzazione ma che non garantiscono l’emergenza o hanno consentito la sopravvivenza di ospedali troppo piccoli per essere veri”.

E intanto l’ospedale pubblico, sottolinea il segretario aziendale dell’Anaao “sempre aperto 24 ore su 24 a qualunque cittadino bussi alla sua porta, è tacciato di sprechi e inefficienze e il privato promette assistenza a prezzi competitivi. Noi non temiamo il confronto – ha aggiunto - con l’ospedalità privata. Siamo pronti anche ad una virtuosa competizione che porti ad un sistema più efficace e più efficiente più salute, meno spese” ma chiediamo di gareggiare con regole chiare che valgano per il pubblico e per il privato, nella trasparenza dei diritti e dei doveri”.

Vicino ai medici in questa protesta anche i cittadini. “Noi ci vogliamo sentire al sicuro – afferma Giuseppe Scaramuzza del Tribunale per i diritti del malato, presente alla manifestazione – e quando un medico è costretto a lavorare ininterrottamente per 16 ore per mancanza di personale queste garanzie vengono meno. Ecco perché siamo accanto ai medici in questa manifestazione che senza penalizzare i pazienti con l’arma dello sciopero mira solo a portare a galla le criticità del nostro sistema sanitario. Questa è un’alleanza che mi piace perché nel segno della buona salute e della sicurezza del paziente”.

 (E.M.)
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA