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Venerdì 17 GENNAIO 2020
Ospedali. In dieci anni 3,5 milioni di ricoveri in meno. Urbani (Min. Salute): “L’assistenza ospedaliera sta cambiando e molte patologie non si curano più in corsia”

La pubblicazione delle Sdo 2018 (Schede di dimissioni ospedaliere) è l'occasione per un bilancio su come stia cambiando l'assistenza in ospedale sia nei reparti per acuti che in quelli per la lunga degenza e riabilitazione. Dal 2008 a oggi meno posti letto e meno ricoveri in tutte le attività (tranne riabilitazione in crescita). Per il DG della Programmazione sanitaria del ministero è il risultato della progressiva innovazione tecnologica e terapeutica che sposta l'asse dall'ospedale a forme alternative di assistenza e infatti il territorio cresce. LE SDO 2018

Innovazioni terapeutiche e assistenza territoriale spingono giù i ricoveri ospedalieri che negli ultimi 10 anni in Italia sono stati 3,5 mln in meno (-29%). Un calo enorme che ha riguardato soprattutto i ricoveri per acuti a fronte di una piccola crescita di quelli in riabilitazione ordinaria. In picchiata anche le ore di degenza: -16,9 milioni (-22%) tra il 2018 e il 2008.
 
A fornire i dati è il Ministero della Salute che ha appena pubblicato le Sdo 2018.
 
Da qui parte quest’analisi elaborata da Quotidiano Sanità che ha messo a confronto gli ultimi dati sui ricoveri ospedalieri con quelli di 10 anni prima (anno 2008) per cercare di capire come sta cambiando il Ssn italiano e per quale ragione. Colpa dei tagli? Potenziamento del territorio? O merito delle innovazioni terapeutiche?  
 
I ricoveri: in 10 anni sono 3,5 mln in meno
Per prima cosa nel 2018 ci sono stati 8,6 mln di ricoveri. Rispetto al 2008 sono circa 3,5 mln in meno (un calo del 29%). A calare di più sono i ricoveri in acuto: -1,5 mln per quelli in ordinario e -1,7 mln per quelli diurni. Per quanto riguarda la riabilitazione è cresciuto invece il volume dei ricoveri ordinari che sono passati da 292 mila nel 2008 a 312 mila nel 2018. In calo invece la Lungodegenza: dai 109 mila ricoveri del 2008 si è arrivati nel 2018 a 97 mila (-12%).
 
Meno ospedali più strutture territoriali (private)
In questi 10 anni è cambiata però anche la composizione del Servizio sanitario nazionale. Andando ad analizzare sempre in base ai dati forniti dal Ministero della Salute (Annuario Ssn) si scopre che rispetto a 10 anni fa sono stati chiusi quasi 200 ospedali e 1000 presidi di specialistica ambulatoriale. Di contro però ci sono 2000 presidi in più per l’assistenza territoriale residenziale, 700 in più per l’assistenza semiresidenziale. E in crescita sono anche le strutture territoriali e per la riabilitazione.
 
Insomma, in questi 10 anni sembra essersi avviato il percorso di potenziamento del territorio in modo da trasformare l’ospedale in un presidio riservato al trattamento delle acuzie. A testimonianza di ciò anche il raddoppio delle persone in Assistenza domiciliare integrata: dieci anni fa erano 500 mila ora sono 1 milione. Certo è che lo switch territoriale ha visto però anche un calo della presenza pubblica. Molte delle nuove strutture assistenziali sono private.
 
Meno personale e posti letto.
In questa chiave di lettura si può leggere anche il calo dei posti letto ospedalieri che in 10 anni sono diminuiti di circa 40 mila (circa il 18% in meno) così come il personale è sceso di 35 mila unità (-5%).
 
Il ruolo fondamentale dell’innovazione.
Come abbiamo visto dai numeri il Ssn sta progressivamente spostando dall’ospedale al territorio molte attività assistenziali. Ma il merito è anche e, forse soprattutto delle innovazioni terapeutiche come ci ha spiegato il Dg della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute, Andrea Urbani che abbiamo contattato. “Il calo dei ricoveri – ha detto – è dovuto in grande misura alle innovazioni terapeutiche. Molti interventi che solo 10 anni fa richiedevano lunghi ricoveri oggi vengono fatti in una day surgery o addirittura sul territorio. Basti pensare alle laparoscopie per cui prima si ricoverava per giorni un paziente o anche i progressi dell’oncologia sulla chemioterapia. L’ospedale sta diventando il luogo dove trattare l’alta complessità anche grazie alle innovazioni terapeutiche che ogni anno arrivano”.
 
Luciano Fassari

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