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Venerdì 17 GENNAIO 2020
Super batteri. Grazie a nuovi antibiotici si eviterebbero in Italia 3mila morti l’anno

I super-batteri resistenti agli antibiotici uccidono ogni anno 700mila persone, 33mila in Europa e 10mila in Italia. L’introduzione di nuovi antibiotici però potrebbe ridurre di un terzo la mortalità per infezioni ospedaliere. L’allarme e la nuova stima arrivano dagli infettivologi riuniti a Genova per il Simposio Internazionale “What we need to know for winning the battle against superbugs?”, organizzato dalla Fondazione Internazionale Menarini

“Lo spettro di un’era pre-antibiotica, che ci riporterebbe indietro di cent’anni, si sta allungando inesorabilmente sulla salute pubblica globale per colpa dei super-batteri resistenti agli antibiotici. Un’emergenza sanitaria che potrebbe rientrare grazie a nuovi antibiotici”.

A puntare i riflettori su antibiotico resistenza è Matteo Bassetti, Presidente della Società Italiana Terapia Antinfettiva (Sita), Professore Ordinario di Malattie Infettive al Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Genova, Direttore Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino – Irccs di Genova e Presidente del Simposio Internazionale “What we need to know for winning the battle against superbugs?” organizzato nel capoluogo ligure dalla Fondazione Internazionale Menarini.
Un allarme che arriva a poche ore di distanza da quello lanciato da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms e Hanan Balkhy, vicedirettore generale dell’Oms, secondo il quale: “È importante concentrare gli investimenti pubblici e privati sullo sviluppo di trattamenti efficaci per contrastere la resistenza agli antibiotici”.

“Già oggi, utilizzando al meglio e più precocemente i farmaci più innovativi, alcuni già esistenti e altri in fase di approvazione, si potrebbe ridurre di un terzo la mortalità da super-batteri nel nostro Paese salvando 3mila vite l’anno – afferma Bassetti –  per esempio nel caso di Klebsiella pneumoniae, uno dei più frequenti batteri isolati in infezioni del sangue, dei polmoni e delle vie urinarie, recenti studi hanno evidenziato che i nuovi antibiotici hanno diminuito drasticamente la mortalità, che è scesa dal 50-55% al 10-15 %[1]. Una riduzione di circa un terzo che, rapportata ai 10mila morti l’anno in Italia (dati Ecdc), equivalgono a 3mila morti in meno”.

Purtroppo sono soltanto 12 nel mondo le nuove molecole in fase avanzata di sviluppo clinico in antibioticoterapia a fronte delle oltre 700 in oncologia, prosegue l’esperto: “Per contrastare i germi multiresistenti è dunque necessario potenziare la ricerca e incentivare l’utilizzo di nuovi antibiotici, veri salvavita come gli antitumorali, superando il paradosso di non curare un’infezione oggi per timore che diventi più grave o meno curabile domani. Se le aziende farmaceutiche non investiranno più in ricerca e sviluppo di nuovi antibiotici vi è il rischio di un ritorno in epoca pre-antibiotica, con la comparsa di ceppi batterici sui quali nessun antibiotico funziona più – osserva Bassetti –  è fondamentale fare ricerca per individuare nuovi farmaci e valorizzare gli antibiotici innovativi, che inseriti all’interno di schemi terapeutici adeguati consentano anche di proteggere gli sforzi e gli investimenti fatti a sostegno della salute del paziente con enormi risparmi di risorse. Se non interveniamo in maniera decisa, coinvolgendo le istituzioni e il sistema sanitario in tutti i suoi gangli al pari della società civile, come le aziende farmaceutiche che scoprono e producono nuovi antibiotici, il futuro sarà sempre più nero”.
 
 
D'altronde i dati parlano chiaro: un recente scenario elaborato dall’Oms prevede che entro il 2050 la prima causa di morte saranno le infezioni da germi resistenti con un numero di vite perdute, 10 milioni, superiori alle morti che il cancro causa attualmente. In Europa si prevedono 392.000 morti e 120mila in Italia, che già oggi con 10mila decessi l’anno è la nazione più colpita assieme alla Grecia. “È vero che l’Italia detiene questo triste primato sui 33mila decessi totali – prosegue Bassetti – ma questo accade perché il nostro Ssn non lascia indietro nessuno. Cerchiamo di curare tutti, anche i pazienti più fragili che, inevitabilmente, vanno incontro a questi problemi”.

Cambiare passo è dunque indispensabile perché la semplice prevenzione non basta più: anche somministrando gli antibiotici soltanto quando è necessario e facendo molta attenzione al contenimento delle infezioni e della trasmissione batterica in ospedali e case di cura, soltanto il 50% delle infezioni acquisite durante l’assistenza può essere prevenuto. “I progressi in chirurgia, trapiantologia e oncologia hanno infatti salvato sempre più vite rendendole però più suscettibili al rischio di infezioni ospedaliere – conclude ancora Bassetti – nuovi farmaci sono perciò imprescindibili, specialmente per i pazienti più fragili come gli anziani, i pazienti sottoposti a trapianto d’organo o cure oncologiche, i soggetti in terapia intensiva o che hanno subito interventi chirurgici importanti, i cui esiti sono penalizzati dalla mancanza di nuovi antibiotici che rischia in più di paralizzare tali attività, soprattutto nei casi più complessi. Serve perciò che i nuovi antibiotici possano essere utilizzati più precocemente, anche in maniera empirica, soprattutto per i pazienti più critici e gravi in cui un ritardo nell’inizio di una terapia antibiotica giusta, anche di poche ore, può essere fatale”.
 
Anche per questo gli esperti propongono di equiparare i requisiti regolatori dei nuovi antibiotici a quelli degli antitumorali, creando ‘corsie preferenziali’ e percorsi regolatori accelerati e semplificati per l’approvazione, l’immissione in commercio e l’introduzione a livello regionale di farmaci salvavita. Proposte già sottolineate anche dalla Coalizione Internazionale delle Autorità di Regolamento del Farmaco (Icmra), che ha evidenziato la necessità di dare priorità allo sviluppo di nuovi farmaci investendo in ricerca e sviluppo, dando un giusto valore economico che premi il valore delle vite salvate e gli sforzi di chi ha continuato o ripreso a investire nella ricerca di nuovi antibiotici e creando un fondo nazionale dedicato, in linea con quelli previsti per i farmaci oncologici più innovativi.
 
I numeri dell’Antibiotico resistenza
· sono 700mila i decessi nel mondo causati ogni anno da batteri resistenti agli antibiotici, 33mila in Europa e10mila in Italia, che registra la più alta mortalità per infezioni antibiotico resistenti, concausa di altri 49mila decessi;
· l’Oms prevede che entro il 2050 la prima causa di morte saranno le infezioni da antibiotico resistenza con 10 milioni di vite perdute nel mondo, superiori alle attuali morti per cancro;
· secondo i dati del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc) e dell’European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (Ears-Nest ), le persone che potrebbero perdere la vita entro il 2050 in Europa sono 392mila e 120mila in Italia;
· solo il 50% delle infezioni sarebbero prevenibili, per il restante, ammessa la capacità preventiva, servono nuovi farmaci;
· grazie a nuovi antibiotici si potrebbe ridurre di un terzo la mortalità salvando già oggi, solo in Italia, 3mila vite l’anno. Ma sono solo 12 al mondo le nuove molecole in fase avanzata di sviluppo clinico.

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