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Martedì 20 MARZO 2012
Intramoenia. Marino (Pd): “No a una proroga mascherata”

Oggi il primo incontro tra Balduzzi, i presidenti delle commissioni parlamentari e i capigruppo in commissione della maggioranza per rivedere le norme sull'intramoenia. Marino: “Non vorrei venisse legittimato, con qualche lieve modifica, lo status quo”.

“Si sta permettendo da troppo tempo a pochissimi medici meno virtuosi di fare dieci prestazioni negli ospedali pubblici e cento nel proprio studio o nella propria clinica privata, a scapito dell'universalità di accesso alle cure garantita dal nostro Servizio sanitario nazionale”. Ad affermarlo è stato il senatore del Pd e presidente della Commissione d'inchiesta sul Ssn, Ignazio Marino, nel giorno in cui si è svolto il primo incontro tra il ministro della Salute, Renato Balduzzi, i presidenti delle commissioni parlamentari e i capigruppo in commissione della maggioranza, allo scopo di elaborare un provvedimento sull’attività libero professionale in vista dell’imminente scadenza del 30 giugno per l’esercizio dell’intramoenia allargata.

Si è trattato di un incontro “brevissimo” e “interlocutorio”, secondo quanto appreso dal nostro giornale. Un primo contatto in vista di un lavoro ben più impegnativo che spetterà a Balduzzi e ai presidenti delle commissioni parlamentari e ai capigruppo in commissione della maggioranza, che torneranno a riunirsi la prossima settimana. Il senatore del Pd, però, mette le mani avanti da possibili “proroghe 'mascherate'” e “tentativi di legittimare, con qualche lieve modifica, lo status quo”.

“A mio avviso – ha aggiunto Marino -, non c'è davvero alcun motivo per modificare la legge 120 del 2007, la cui applicazione è stata già ostacolata dal governo Berlusconi. I tanti professionisti della sanità che operano con trasparenza, sanno che questa legge permette di assicurare ai pazienti la continuità di cura, la presenza costante del medico in ospedale e la possibilità di essere assistiti sempre dallo stesso team di esperti che, collaborando per anni, avrà affinato le proprie capacità di intervento e assistenza. Oltre a ciò, il medico mantiene il diritto alla libera professione, con i vantaggi economici che ne derivano. Ecco – secondo Marino - come potremo evitare di indebolire la sanità pubblica a vantaggio di quella privata”.

 

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