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Lunedì 20 GENNAIO 2020
Una riforma reale e non di facciata per l’Enpam



Gentile Direttore,
ci auto-imitiamo, perché già nel giugno 2017, per chi avesse la bontà di leggerci, avevamo citato il filosofo Carneade, esempio per i più soltanto di persona misconosciuta. Una sorta di ossimoro vivente, insomma, un esempio di come due cose opposte si possano completare. Un filosofo che viene ricordato per non essere…ricordato. Eppure Carneade aveva validamente argomentato come la giustizia e la saggezza non potessero andare di pari passo, giacché il cercare di compiere ad ogni costo la giustizia rischia, nel mondo attuale, di far apparire poco saggi. Stolti, per essere più chiari.
 
Allora siamo stolti. E scriviamo senza pudore che preferiamo essere poco saggi, illusi come siamo che sia l’ora una profonda riforma della gestione dell’ENPAM e – quindi – di tutto ciò che riguarda gli ordini professionali dei medici. Una riforma reale e non di facciata, con interventi mirati, e non una ricerca di mediazione raccogliticcia solo per giungere ad un risultato parziale, una riforma che riporti la retribuzione degli Organi verso un giusto equilibrio senza strafare.

La frase secondo cui “il medico pietoso fa la piaga purulenta” è quanto mai azzeccata. Anzi, tanto più grave, giacché qui si parla di medici da ambo le parti.
 
Medici che amministrano e medici che sono dai primi amministrati. Medici che fanno sindacato e medici che in buona fede chiedono al sindacato di fare solo quello che deve fare una libera associazione: tutelare a termini di legge ogni possibile sopruso.
 
E’ giunto il momento di cancellare definitivamente le ipocrisie e le sottigliezze che rendono possibile il perdurare di “zone grigie” in cui si possono verificare incompatibilità solo apparentemente veniali e in realtà veri fulcri di mancata trasparenza e scarsa (quasi nulla) attenzione ai problemi che i medici devono affrontare quotidianamente. Medici che lavorano in prima linea con retribuzioni mortificanti se confrontate con quelle di colleghi di tanti stati che non possono neppure vantare un servizio sanitario paragonabile a quello italiano. Un SSN – il nostro – che si basa pressoché esclusivamente sulla eccellente preparazione dei professionisti e sulla loro silenziosa abnegazione quotidiana.
 
Sulle aggressioni mediatiche, verbali e fisiche che ricevono ormai ogni giorno. Perché fa comodo a certa politica (“divide et impera”).
 
Come i turni assurdi e sfiancanti che devono garantire. Come un precariato che non si riesce ad affrontare seriamente e a debellare definitivamente. Come un governo dei medici che non ha una cesura di incompatibilità tra le sigle sindacali e le più alte cariche dell’amministrazione.
Basta. Basta davvero.
 
Abbiamo scritto più volte. Abbiamo chiesto alla politica di ascoltarci. Lo facciamo ancora. A gran voce. Perché le vicine elezioni per il rinnovo degli organi di governo del nostro ente di previdenza non vedano promesse non mantenute, ma finalmente azioni coerenti. Di trasparenza.
 
Biagio Papotto
Segretario Generale Cisl Medici Nazionale

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