quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 31 GENNAIO 2020
Trapianti in aumento: 76 nel 2019 contro i 64 del 2018

Nel dettaglio, i trapianti sono stati 46 di rene, 27 di fegato, 3 di cuore. Ma le opposizioni restano una criticità, con il 23,9% dei no. Nieddu: “Abbiamo in mente di implementare la campagna di informazione, approfitto dell’iniziativa per fare io stesso, insieme al Responsabile del CRT, un appello affinché ci sia da parte della popolazione un aumento della cultura e della volontà di donare. La donazione degli organi è un segno di civiltà”. LE SLIDE

E’ stato presentato nella giornata di ieri il report annuale delle attività di donazione e trapianti in Sardegna, che ha visto interloquire con la stampa l’Assessore regionale per la Sanità, Mario Nieddu, ed il coordinatore del Centro Regionale Trapianti, Lorenzo D’Antonio. “Questa è una occasione molto importante – dichiara l’Assessore alla Sanità - l’anno 2020 è cominciato in una maniera spettacolare riguardo agli interventi sui trapianti, ed ha chiuso un 2019 che ci ha visto finalmente tornare quasi alla ribalta, prevista anche dai dati relativi ai trapianti, perché finalmente abbiamo invertito la tendenza negativa degli anni precedenti. In particolare, dell’anno 2018 abbiamo avuto un numero di segnalazioni molto alto, che ci porta ad essere la quarta regione a livello nazionale, e di conseguenza abbiamo avuto a cascata un aumento del numero delle donazioni e del numero dei trapianti”.

“Purtroppo – rileva Nieddu - ancora scontiamo una donazione ulteriore di organi che dalla Sardegna vanno per essere trapianti al di fuori dei confini regionali, ma cercheremo di invertire anche questa tendenza negativa. Abbiamo in mente di implementare la campagna di informazione, di avviare una grossa campagna informativa. E approfitto anche di questa iniziativa per fare io stesso, insieme al Responsabile del Centro regionale Trapianti, un appello affinché ci sia da parte della popolazione un aumento della cultura e della volontà di donare. La donazione degli organi è un segno di civiltà. Implementare quindi questa capacità da parte dei sardi che hanno sempre mostrato grande sensibilità per questo aspetto, ci sembra sia un atto doveroso”.

Il Responsabile del CRT spiega: “Quello che abbiamo cercato di fare nell’anno appena concluso è stato indirizzato su due campi: uno tecnico, cercando di comprendere quelle che possono essere le potenzialità di questo sistema regionale in ambito di donazione al fine di realizzare le azioni più efficaci per il miglioramento del sistema stesso. E questo lo abbiamo affrontato attraverso un’azione di monitoraggio, ossia mediante l’acquisizione del numero delle persone decedute negli ospedali dell’isola per lesioni cerebrali acute, che abbiamo poi comparato con quelle che erano le segnalazioni dei potenziali donatori. Il rapporto di questi parametri, decessi e segnalazioni, era nel nostro territorio non adeguato. Questo ci ha dato la consapevolezza di una potenzialità da affrontare e perseguire, perché se non si incrementa il numero dei segnalati, non possiamo aumentare il numero degli organi disponibili e quindi dei trapianti, che altro non è che l’obiettivo finale che ci consente di togliere i pazienti dalle liste di attesa e consentirgli un’ulteriore opportunità di vita normale, nonostante siano affetti da gravi insufficienze d’organo”. 

“L’altro aspetto che stiamo cercando di realizzare - sottolinea D’Antonio – è quello di una Rete, un sistema dove ogni professionista è consapevole del proprio ruolo, consapevole che il suo ruolo è fondamentale quanto quello del collega, e che il tutto si muove nell’ambito di un obiettivo comune. Non è una così scontata, noi dobbiamo condurre il sistema ad essere Rete, le opportunità di poter arrivare a determinati obiettivi passano assolutamente da questo tipo di atteggiamento professionale e mentale. A tal proposito, personalmente ringrazio il sistema regionale della Sardegna dove posso dire di aver trovato un terreno molto fertile, con professionisti all’altezza, sia medici che professioni sanitarie (infermieri, tecnici ecc…), ed il lavoro che stiamo facendo sta dando i suoi frutti. Altro obiettivo è infatti quello di poter essere un’opportunità, di poter rappresentare la Sardegna come un’opportunità di cura e quindi non soltanto per soddisfare le esigenze dei propri cittadini, ma anche per pazienti che non risiedono nell’isola”.
 
I DATI
 
D’Antonio ha quindi illustrato nel dettaglio i dati dell’attività di donazione/trapianto e le prospettive future del sistema.

“Riguardo ai segnalati - ha detto -, abbiamo avuto, rispetto al 2018, un aumento del 30%. La segnalazione è importante, è uno dei parametri che viene utilizzato dal Centro Nazionale Trapianti per verificare l’andamento dell’attività di un determinato Centro regionale. Uno degli aspetti più complessi di questo percorso è proprio l’individuazione del potenziale donatore, primo perché si tratta di una diagnosi che talvolta può presentare delle oggettive difficoltà, e poi perché questo potenziale donatore che muore per lesione cerebrale acuta, è necessario che muoia in una terapia intensiva. Se muore in un altro qualsiasi reparto non potrà mai essere un potenziale donatore. Ed ecco un’altra criticità che abbiamo e su cui stiamo lavorando, ovvero cercando di creare una Rete relativamente agli ingressi in ospedale di questi pazienti gravi affinché sia concessa loro, una volta identificati come potenziali donatori, una consulenza con un rianimatore”.

“Dai dati - h proseguito D’Antonio - è emerso purtroppo che molti potenziali donatori, non arrivano ad essere tali proprio perché vengono persi nel momento in cui c’è questo passaggio dal pronto soccorso in reparti diversi rispetto alla terapia intensiva. Noi abbiamo dunque questo dato di numerose persone che muoiono in reparti come medicina, geriatria, neurologia ecc…, dove il paziente muore anche nello stesso giorno del ricovero. E’ dunque questo un aspetto che stiamo affrontando e che troverà la sua soluzione nel momento in cui ci sarà la Rete matura sulla quale stiamo inoltre lavorando da un punto di vista proprio dell’approccio culturale anche dei medici e degli operatori sanitari. Il dato dei segnalati più alto rispetto al 2018 è quindi per noi importantissimo, perché ci dice che il sistema comunque è stato in grado di recepire questo aspetto”.

“Riguardo ai dati nazionali - ha evidenziato il coordinatore del Centro Regionale Trapianti - lo stesso dato che nella prima slide viene espresso in termini assoluti, quindi 92, che è il numero di segnalazioni, rapportato al valore per milione di abitanti (i dati su scala nazionale vengono così espressi perché non posso confrontare dati di regioni diverse con un numero di abitanti diverso), corrisponde nel 2019 in Sardegna al dato di 55,8%, superiore anche al dato nazionale che è di 44,4%”.

“Il confronto dei segnalati nel 2019 per milioni di abitanti della Sardegna con le altre regioni ci mette abbastanza alti, al quarto posto. Anche questo dato ci consola, ci dice che abbiamo da lavorare, che abbiamo delle potenzialità, delle possibilità di crescita”, ha proseguito D’Antonio. Che poi ha evidenziato: “Anche relativamente ai donatori procurati (che si hanno quando non ci sono delle controindicazioni, né delle opposizioni, e si può può procedere al prelievo), abbiamo avuto in Sardegna nel 2019 un incremento rispetto al 2018, il dato è 37,01, che è anche al di sopra del dato nazionale di 28,5”. 

Per quanto concerne invece i donatori utilizzati, “il dato del 26,7% per la Sardegna, per il 2019, si può dire stabile rispetto a quello del 2018, del 26,6%, ma sempre superiore a quello nazionale, del 22,9%. Il dato del donatore utilizzato può avere due chiavi di lettura. Noi dobbiamo trapiantare là dove c’è la consapevolezza di una beneficialità del trapianto. Ovviamente poi ci sono diverse situazioni, ogni donatore non è uguale all’altro, ci sono diversi livelli di rischio. Compito di un Centro regionale non è solo quello di organizzare, ma di mettere anche un Centro Trapianti in condizioni di dire “puoi utilizzare quel determinato organo, però con queste condizioni”. Diamo un livello di rischio, glielo tipizziamo. Sarà poi il chirurgo che decide in ultima analisi se utilizzare quell’organo, sempre in relazione ad un determinato paziente che attende il trapianto. L’altro aspetto del dato degli utilizzati risente della tipologia di questi donatori, come quello anziano, che lo è il più delle volte. Mi piace dunque leggere anche questo dato in chiave positiva pensando ad un sistema in grado di valutare e utilizzare solo quegli organi che effettivamente rappresentano un vantaggio”.

“Uno dei criteri con cui viene generalmente valutata positivamente l’efficienza di un Centro Trapianti a livello nazionale- ha spiegato il coordinatore del Centro Regionale Trapianti - è quello di essere in grado di accettare organi in eccedenza. Ovvero organi che altri Centri hanno ritenuto di non utilizzare. Ciò significa che il Centro ha valutato quell’organo in una chiave che altri Centri non hanno valutato, significa che ha una lista di attesa adeguata che consente di ritagliare l’organo su quel determinato paziente, significa che il Centro ha una struttura, un’organizzazione, che  consente di entrare in sala operatoria con degli organi magari in condizioni anche in contemporaneità. Il dato dunque dei donatori utilizzati in Sardegna per milione di persone, rispetto agli anni, che vediamo incrementato, rappresenta un indice positivo, di qualità del sistema”.

Le opposizioni restano “una spina nel fianco sopratutto per gli addetti ai lavori, ancor più in quelle situazioni in cui siamo consapevoli che magari potremo avere un’opportunità di cura, quando sappiamo che potremo dare una chance ad una persona che soffre, lì ci si sente per davvero frustrati. Nonostante l’informazione e la sensibilizzazione che si cerca di fare sul tema, ancora oggi siamo, purtroppo, alle prese con un dato significativo delle opposizioni alla donazione, sia in Sardegna (23,9 nel 2019), che in Italia (29,9). Ho voluto tuttavia farvi l’immagine del dato delle opposizioni partendo dall’anno 2001, proprio per evidenziare l’incongruenza dello stesso: non è facile riuscire a leggere numeri così diversi con l’andare avanti negli anni. Quale potrebbe essere la chiave di lettura. Prendiamo il dato del 2019: essendo aumentate le segnalazioni, aumentano anche le opposizioni. Un’altra chiave potrebbe però essere anche quella di cercare di fare tutto un lavoro di diffusione di una mentalità, di una cultura, e penso che la Sardegna possa rappresentare un progetto pilota da questo punto di vista, poichè la popolazione ha mostrato molta sensibilità. Due Comuni della Sardegna (Cagliari e ) sono stati premiati per numero di adesioni favorevoli alla donazione. Per questo mi sento di dire, che nonostante il dato del 23,9 per l’isola, da migliorare sicuramente, le chiavi di lettura possono essere molto più ampie. Consapevoli quindi di dover affrontare questo problema, abbiamo costituito un tavolo tecnico con tutte le associazioni, che fanno parte della Rete, e stiamo prendendo delle iniziative per informare in modo capillare su cosa fa un CRT, cosa significa un sistema di donazione trapianti, cosa sono la donazione e il trapianto ecc... , al fine di rendere le persone edotte, informate”.

In generale, comunque, il sistema funzionare e si considera che “i trapianti sono aumentati, sono stati eseguiti 76 trapianti nel 2019, rispetto ai 64 dell’anno 2018. Sono stati circa il 20% in più, 46 di rene, 27 di fegato, 3 di cuore”.

Quanto agli organi trapiantati extraregione, cioè gli organi di donatori che sono deceduti in Sardegna, i cui organi vengono utilizzati per pazienti di altri Centri trapianto di altre regioni, il coordinatore del Centro Regionale Trapianti  ha detto: “Ci sono degli organi che noi siamo obbligati a cedere: mi riferisco a casi di urgenze, a programmi nazionali particolari ecc... Gli organi come i reni e il fegato, che noi abbiamo ceduto in eccedenza, ovvero gli organi offerti al nostro Centro trapianti che non ha potuto utilizzare ed ha ceduto, sempre nel contesto della Rete nazionale, sono diminuiti nel 2019 rispetto all’anno 2018. Discorso diverso vediamo è il caso del cuore, che è un organo un po' particolare, sul discorso dell’idoneità risente molto di più dei quadri di comorbilità. Quindi in questo caso la lista di attesa gioca un ruolo fondamentale”.  

E le liste d’attesa: “Rispetto al dato nazionale - ha detto D’Antonio -, in Sardegna, abbiamo dei tempi di attesa dei pazienti trapiantati nel 2019 più limitati. E questo significa che al momento, il nostro sistema di donazione, consente ai nostri pazienti di stare in lista con un tempo di attesa inferiore rispetto al dato nazionale. L’aspetto sul quale stiamo lavorando, che potrebbe presentare delle dirette influenze su uno schema di questo tipo, è però sull’implementazione delle nostre liste di attesa, aumentando i nostri pazienti in lista. C’è infatti una potenzialità di pazienti che soffrono e necessitano di un trapianto, che deve poter essere drenata, intercettata”.

Il coordinatore del Centro Regionale Trapianti ha quindi evidenziato come “anche nel caso delle cornee, si nota che dal 2018 al 2019 c’è stato un incremento dei prelievi effettuati, passando rispettivamente da 10 a 34 prelievi”.

Ultimo dato, quello sulle dichiarazioni registrate presso i Comuni: “Si nota - ha detto il coordinatore del Centro Regionale Trapianti - che a fronte dei dati positivi di questo progetto, abbiamo ancora il 30% di opposizioni. Ed anche a livello nazionale, la percentuale di negazione dei consensi è elevatissima. L’iniziativa se era stata presa per ridurre questa fascia, ci si accorge che presenta invece delle criticità. Quello che si deve cogliere tuttavia da questo dato, è che la regione Sardegna ha risposto. E questo dato mi fa sentire ancora più impegnato, più responsabilizzato ad occuparmi di questa attività. E credo che questa responsabilità la sentano tutti gli operatori sanitari che lavorano con me”.

Elisabetta Caredda

© RIPRODUZIONE RISERVATA