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Venerdì 23 MARZO 2012
Concorsi medici e raccomandati. Ecco le vostre lettere



Abbiamo chiesto ai nostri lettori di commentare le dichiarazioni del presidente dell'Ordine dei medici di Milano Roberto Carlo Rossi sulla farsa dei concorsi dove vincono solo i raccomandati. Ecco i vostri commenti.
 
Due volte idonea, ma non è servito a niente
Concordo pienamente con le affermazioni del presidente di Milano. Ho scritto più volte al ministro Fazio su questo argomento:la politica decide i primari indipendentemente dai curricula e dalla preparazione. Io sono risultata due volte idonea ai due concorsi a cui ho partecipato ma a che è servito? Secondo me tutti noi dirigenti medici svolgiamo, in effetti, per il carico di responsabilità, funzioni primariali in prima persona. Inoltre ritengo non giusto il mantenimento reale in carica a vita perchè è solo un'altra grande farsa la valutazione quinquennale. Nessuno mai dirà che quella persona non è più idoena a fare il primario quindi una volta raggiunta, la carica è a vita. Amen.Uniamoci e sosteniamo questa idea.
Giuseppina Salomone
(22/03/2012)

I concorsi servono solo a fare clientela
Evviva! Finalmente si parla di seria modernizzazione! Ha ragione mille volte il Presidente dell'Ordine di Milano. I concorsi servono per fare clientela ma non quella che serve alla causa della qualità , bensì a quella della quantità...dei consensi!
Antonio Chiodo, medico in Lecce
(22/03/2012)
 
Speriamo che qualcosa cambi, soprattutto per le nuove generazioni
Concordo appieno con la teoria che oramai i concorsi, se mai sono serviti a premiare le capacità professionali e scientifiche, siano una prassi ampiamente superata. E' cosa risaputa che, nonostante le parvenze di correttezza formale, la distribuzione dei posti avviene con logiche partitiche e servilistiche, compiacendo talora raccomandatari che provengono dalle zone più diverse e astratte della politica e dei centri di potere del ns. triste paese. La situazione diventa addirittura grottesca nella distribuzione delle apicalità, laddove non esiste neanche più il concorso ma la nomina avviene, su una terna scelta da una commissione plutocratica, a piena discrezionalità del Direttore Generale che raramente tiene conto del curriculum scientifico e professionale dei concorrenti ma attribuisce l'incarico solitamente al più raccomandato (il vincitore difatti è sempre noto da tempo prima della nomina ufficiale). Il sottoscritto personalmente, da libero pensatore, pur sapendo realisticamente di avere pochissime possibilità di arrivare a ricoprire per meriti acquisiti sul campo un incarico primariale, non si arrende e periodicamente presenta un ampia mole di documenti ai concorsi di proprio interesse per creare almeno qualche elemento di disturbo a chi crede che la protezione partitica scoraggi gli eventuali avversari ad un tentativo di nomina "pulita" che però purtroppo mai accade. La speranza quindi è che almeno si superi la balla del formalismo concorsuale e che nelle nomine si cominci a tenere realisticamente conto del curriculum e delle capacità professionali e direttive, smettendo di distribuire i posti con la logica della raccomandazione che oggi è tanto in voga. Che almeno i più giovani possano contare in futuro, in un paese allo sbando, sulla meritocrazia! Anche se la speranza è realmente poca. Appoggerò personalmente qualunque tentativo di ripulire l'Italia e l'ambiente medico dalle svilenti logiche della carriera legata alla prostituzione delle proprie capacità alle lobby di potere o ai partiti.
Dott. Giovanni Maria Puddu, Stroke Unit, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico S.Orsola
(22/03/2012)
 
La trasparenza migliorerebbe la qualità e ridurrebbe gli sprechi
Vero, quasi sempre si sa chi sarà il vincitore nei concorsi per incarichi dirigenziali: contano più titoli di parentela e clientela.
Soprattutto bisogna eliminare gli incarichi di struttura complessa per Unità Operative create per appositamente ad personam, ridurre i primariati e dare la possibilità ai professionisti di crescere ed esprimere la propria professionalità a vantaggio della salute dei cittadini e non a beneficio dell'attività privata dei primari. Più trasparenza nelle scelte e controlli senza conflitti di interesse migliorerebbe la performance del sistema e ridurrebbe gli sprechi; il resto sono solo chiacchiere.
Carla Olivieri
(23/03/2012)
 
Passare dalla dipendenza alla convenzione con aumento ore per merito
Proporrei, per evitare raccomandati e raccomandazioni, un rapporto di lavoro a convenzione, con aumento graduale delle ore attribuite per merito professionale al medico.
Questa metodica, anche se può sembrare complessa, è applicabile sia ai servizi ospedalieri che ai servizi territoriali, differenziando eventualmente il monte ore ospedaliero con un pacchetto di almeno ventiquattro ore settimanali per favorire una continuità dei servizi.
Del resto si avrebbero doppi vantaggi, sia per le spese aziendali, che sarebbero senz'altro inferiori rispetto al rapporto di dipendenza, sia per l'ingresso in ospedale o nel territorio di nuove leve.
Dott. Paolo Grillo
(23/03/2012)

Servono leggi nuove sui concorsi
L'equazione è semplice. Il DG + nominato dal politico presidente di regione in base a criteri ben noti. Il DG nomina il primario fra la rosa degli idonei senza dover giustificare la scelta, anche se la disparità dei curricula è nota. Secondo Voi qual è il criterio utilizzato per scegliere il primario? Lascio libero sfogo alla fantasia, anche se appare palese che al termine del mandato il DG potrebbe aver piacere di lavorare ancora in qualità  di DG.
Quindi, o cambia la legislazione vigente sulle modalità concorsuali per i primari e sulle modalità di scelta dei DG o qualsiasi altra manovra appare solo formale e non sostanziale.
Franco Lavini
(23/03/2012)

Nessuna legge può funzionare se manca una cultura della meritocrazia
La proposta, non nuova, potrebbe rappresentare finalmente un passo di onestà intellettuale, ma solo se Nel nostro Paese esistesse almeno un barlume di cultura del merito e di responsabilità oggettiva da parte dei direttori generali e di U.O.
Qui in Italia, dove la meritocrazia è assolutamente osteggiata, rappresenta ancora un'utopia.
Come verranno costruiti i curricula, nelle "onestissime" università?
Quando mai i direttori sono stati chiamati a rispondere della loro inefficienza o di scelte sbagliate e chissà se o quando mai avverrà?
Qui in Italia nessuno perde i privilegi acquisiti; e chi sperpera o distrugge patrimoni economici od organizzativi riceve una buonuscita e un'altro o più incarichi equivalente, magari più remunerati.
Nessun manager pubblico, a qualsiasi livello, neanche in campo medico, paga in solido per non aver raggiunto gli obiettivi.
Le revoche di incarico ai direttori di U.O per inefficienza sono anedottici o comunque pure eccezioni che confermano la regola.
Anni orsono proposi qualcosa di simile al mio sindacato di ospedalieri, ricevendo critiche ed improperi, che posso a buona ragione definire ipocriti quando non assolutamente miopi, da parte di colleghi.
Il sistema andrebbe riformato alla radice; ci vorrebbe una evoluzione culturale, frutto di cambi generazionali, prima che raccomandazioni, clientele e nepotismi cessino di negare pari opportunità ad un qualsiasi onesto collega meritevole ma "figlio di nessuno".
Se la proposta venisse accettata, poco o nulla cambierebbe; solo che non esisterebbe più il problema, relativo, di truccare le procedure concorsuali fornendo argomenti e risposte in anticipo ai candidati in pectore.
dott. Andrea Zancanaro
(24/03/2012)

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