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Giovedì 20 FEBBRAIO 2020
Se prevale la legge del “taglione”: per il malato violento, solo aggravanti, nessuna attenuante

Per il ddl contro la violenza sugli operatori sanitari e socio sanitari al voto alla Camera il malato non ha nessun motivo per essere risentito e la sua violenza resta un delitto semplice contro le oneste persone che lavorano, da punire e basta. Purtroppo la realtà è diversa

Dopo aver letto il testo del ddl atteso al voto della Camera per reprimere la violenza contro gli operatori, (QS, 19 febbraio 2020) tra me e me ho pensato “manca solo passare i malati per le armi” e siamo a posto.
 
Caspita con questa legge ci sono andati giù con la mano pesante: pene da 4 a 10 anni per lesioni gravi, da 8 a 16 anni per lesioni gravissime, sanzioni amministrative fino a 5.000 euro, obbligo delle aziende di costituirsi nei processi parte civile, procedibilità di ufficio, ecc.
 
Leggendo la proposta originaria, all’inizio, ricordandomi di quel bastone che nei manicomi si usava una volta per calmare gli esagitati, l’avevo definita una legge “castigamatti”, ma in tutta franchezza, ho paura che siamo al limite della giustizia sommaria.
 
Alla mano pesante come contrappeso c’è la beffa e la presa in giro:
• si prevede l’istituzione della "giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari", per condannare ogni forma di violenza (art. 9),
• l’unico accenno alla prevenzione del fenomeno (art. 8) chiarisce che le strutture, nei propri piani per la sicurezza, dovranno prevedere  misure volte a inserire specifici protocolli operativi con le forze di polizia, per garantire interventi tempestivi. Quindi per prevenzione si intende solo una repressione in tempo reale.
 
Un fenomeno complesso ridotto a problema semplice
Su questo giornale ho già ampiamente approfondito la questione (QS, 26 11 2018) chiarendo la differenza che c’è tra un fenomeno complesso e un problema semplice e sostenendo convintamente la tesi che per cose eticamente tanto delicate con i malati di mezzo, spesso di fatto senza diritti, disperati, la legge del taglione fosse la strada meno indicata.
 
Ma in barba a tutto la scelta principale resta l’inasprimento delle pene e quindi l’applicazione della pura legge del taglione.
Confesso di essere piuttosto disorientato. In un clima dove le “Sardine” hanno fatto dell’antiviolenza” il loro cavallo di battaglia, dove le varie forme di violenza sugli immigrati funzionano da spartiacque nello scontro politico tra destra e sinistra, dove la senatrice Segre sta girando l’Italia per spiegarci che non è con l’odio che si risponde alla violenza della storia, in sanità alla violenza si risponde con la violenza.
 
Solo aggravanti nessuna attenuante
Ma la scelta della legge del taglione è resa ancor più deprecabile da un testo che prevede a carico del cittadino solo delle aggravanti ma in nessun caso prevede delle attenuanti. Questo mi sembra francamente ingiusto e sbilanciato.
 
Ricordo che le attenuanti diminuiscono la pena prevista per il “reato semplice” ovvero attraverso di esse si prevedono espressamente l'applicazione di una pena meno grave, ma di specie diversa da quella prevista per il reato semplice.
 
Ricordo che le“circostanze attenuanti” in sanità sono quelle comprese tra le diseguaglianze nord sud, sono le disorganizzazioni dei servizi, le carenze funzionali delle aziende, la scarsità degli operatori, l’insufficienza di tecnologie, gli scarsi finanziamenti.
 
Senza nessun tipo di attenuante per questa legge quindi la violenza è un delitto semplice o come direbbe Gide un “atto gratuito” di una persona perfettamente curata nel servizio pubblico, ma che ha un’assurda libertà distruttiva che è quella di prendere a botte il proprio benefattore.
 
La legge si esprime in assenza di contesti, supponendo un sistema sanitario perfettamente funzionante nel quale lavorano operatori felici e appagati, senza nessun tempo di attesa, dove ogni bisogno viene soddisfatto rispettando ogni forma di immanenza quindi all’istante.
 
Insomma per la legge in nessun caso si possono giustificare reazioni di intolleranza di nessun tipo perché il problema alla fine è solo l’animo malvagio del malato cioè l’inciviltà dell’individuo.
 
Per la legge, quindi, il malato non ha nessun motivo per essere risentito e la sua violenza resta un delitto semplice contro le oneste persone che lavorano da punire e basta. Purtroppo la realtà è diversa.
 
Lo sfigato e il sottoproletariato
Ma chi è questo cittadino che prende a botte il proprio benefattore?
In letteratura non esiste ancora un profilo del malato violento, i dati in questo senso sono scarsi e lacunosi, e poi, le situazioni che vanno sui giornali sono le più diverse, e vanno dai prepotenti che invadono una sala operatoria agli sfigati che non sanno dove sbattere la testa.
 
Ma se non so chi sia il cittadino tipo che ci prende a botte so con certezza che i poveracci alle prese con la nostra sanità sono tanti. Sono quelli con un basso grado di scolarità, che molte volte vivono al sud e non se la passano bene e che non hanno raccomandazioni o conoscenze per entrare in ospedale, che non possono farsi un fondo assicurativo, e che quindi sono costretti ad andare al servizio pubblico  che c’è, a stare nelle liste di attesa per mesi.
 
Uno sfigato la cui vita immagino sia difficile in ogni senso e che a un certo punto dopo ore di sala di attesa non è improbabile che sbotti dimentico di trovarsi a Mayfair.  
 
Un sub proletario disperato con un mucchio di grattacapi. Questo dato di classe, ammesso naturalmente che venga confermato, rende la legge ancor più odiosa, perché senza nessun tipo di attenuante essa alla fine se la prende, a parte i maleducati e i prepotenti, con i più deboli di questa società, che nella maggior parte dei casi hanno la disgrazia di avere i peggior servizi del paese.
 
Il problema della fiducia
Ve lo ricordate il carosello degli anni ‘60 “Galbani vuol dire fiducia”? Non so se con questa legge diminuiranno le violenze (la pena di morte a quanto sembra non è mai stata un deterrente efficace contro i delitti) ma so per certo che alla fiducia tra noi e gli altri, che, è già messa molto male e purtroppo all’origine di tanti guai, daremo un’altra bella mazzata. La sfiducia nei nostri confronti è un problema enorme, non è uno scherzo.
 
L’altro giorno 20 cinesi sono stati dimessi dallo Spallanzani perché negativi quindi non pericolosi, ma nessun taxi è andato a prenderli e nessun albergo ha voluto ospitarli, per cui alla faccia delle evidenze scientifiche hanno passato inutilmente la notte in ospedale.
 
Ci sono milioni di cittadini che nonostante le evidenze scientifiche non si fidano dei vaccini, vi sono altrettanti milioni di persone che non si fidano della medicina a causa dei suoi  errori, e altrettanti che non si fidano perché sui giornali leggono della malasanità, altri ancora che non hanno fiducia dei servizi della loro città o della loro regione e che vanno altrove a curarsi, ancora altri che  si fidano del privato e non del pubblico, altri ancora che non si fidano dei  medici perché non guardano neanche in faccia i loro malati e non staccano gli occhi dal computer.
 
Questa legge che tratta i malati e i loro famigliari come teppisti fino a  mandarli in galera, forse riuscirà a reprimere qualche intemperanza, ma il prezzo fiduciario che ci farà pagare a scala di società  sarà molto alto.
 
Vietato mettere le mani sul dottore
Nell art. 3 il testo prevede iniziative d'informazione sull'importanza del rispetto del lavoro del personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria. Un’altra foglia di fico come la giornata nazionale contro la violenza, ma suppongo che per far funzionare la legge, bisogna informare il cittadino cioè far leva sul deterrente delle pene che la legge prevede, per cui immagino che in ogni ambulatorio, in ogni pronto soccorso, in ogni servizio,  si dovrà mettere un cartello con il quale venga scritto più o meno così: “qualunque sia il trattamento che riceverai sappi che se mi mancherai di rispetto, se darai in escandescenze, se ti dimostrerai impaziente ti manderò in galera”.
 
Se il cittadino non conosce la legge come gli mettiamo paura?
 
In tutta sincerità credo che saranno proprio questi cartelli a dare un altro colpo alla fiducia. Questa legge, io che ho inventato “l’esigente”, va contro il tempo, vuole che il paziente diventi ancora più paziente, fino a diventare, soprattutto al sud, un martire della sanità pubblica che non funziona.
 
Immaginatevi uno, con le coliche, al pronto soccorso che aspetta da ore di essere visitato con un cartello del genere davanti. E’ come dirgli “caro il mio paziente levati dalla testa il principio di autodeterminazione devi solo fare il bravo, accettare la tua sorte e pregare Iddio che ti vada bene”.
 
Il costo zero
Che la legge scelga di prevedere solo aggravanti a carico del cittadino e nessuna attenuante riferita alla qualità del servizio lo si capisce in relazione all’art. 11. (Clausola di invarianza finanziaria). Ammettere delle attenuanti significa ammettere delle disfunzionalità e intervenire sulle cose che non vanno significano costi.
 
Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Tutto quello che la legge prevede non ha un costo che ricada sulla sanità.
 
Questo articolo vuol dire assolvere la sanità dalle proprie responsabilità e scaricare tutto il fenomeno della violenza sul groppone del cittadino.
 
Uno sforzo si sarebbe potuto fare
Personalmente anche al fine di bilanciare le responsabilità private con quelle pubbliche, uno sforzo per migliorare i servizi lo avrei fatto magari salvaguardano il principio del costo zero ma collegando la legge alle scelte finanziarie appena fatte con il patto per la salute. Sto pensando per esempio all’edilizia sanitaria.
  
Avrei per esempio:
• scritto a proposito di pronto soccorso e di emergenza un articolo sul ripensamento del dm 70 cioè sul ripensamento di questa stupida logica dei volumi tanto cara ai tecnocrati del ministero della salute,
• messo a punto una proposta per ridefinire l’intera area dell’emergenza ma come una vera priorità,
• valutato una proposta sulle vecchie care e mai dimenticate astanterie, sui dipartimento di emergenza, sulle strutture di osservazione breve (Obi),
• fatto tesoro delle tante denunce fatte soprattutto dall’Anaao in particolare sul pronto soccorso del S Camillo.
 
Tutto questo solo per fare una legge un po’ più giusta e equilibrata e per dire che prima di prendercela con il cittadino almeno l’urgenza in sanità va messa a posto.  
 
Conclusioni
Voglio concludere dicendo tre cose:
• siccome la violenza, fenomeno o no, per quanto giustificabile sociologicamente non può essere moralmente tollerata, devo ammettere che una legge anche se discutibile, almeno per tamponare, ci vuole. Nello stesso tempo dico che questa legge non può essere un punto di arrivo ma un punto di partenza.
• Il malato e l’operatore sono nella stessa barca tutto quello che si fa contro chi lavora lo si fa contro chi deve essere curato, chi ha proposto la legge non è riuscito a fare di tale interdipendenza la propria idea forza.
• La sanità è complessa ma nonostante ciò essa è soprattutto il mondo delle scorciatoie e delle semplificazioni. Avere un pensiero adeguato  alle nostre complessità è proprio difficile.
 
Ivan Cavicchi

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