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Venerdì 21 FEBBRAIO 2020
Le risorse non si risparmiano penalizzando i medici



Gentile Direttore,
“E si riapre il dibattito sulla funzione dei primari all’interno dei nosocomi. Sempre meno medici e sempre più amministratori, oberati da problemi di costi e risparmi, li si costringe a fare di conto e dimenticare quindi la loro funzione principale , che è quella di salvare vite e curare le persone. Ogni volta che governi centrali e regionali si apprestano a tagliare fondi alla sanità pubblica, si ricordino che probabilmente è altrove che c’è da risparmiare, non certo su un servizio a guardia della salute dei cittadini”.

Sfido i lettori di queste righe a capire chi è l’autore di questa frase. Un politico di opposizione? Un sindacalista della Cisl Medici? Un cittadino? Un direttore di struttura complessa, attuale denominazione del primario, termine che lo fa tanto assomigliare ad altri professionisti senza camice bianco?
Niente di tutto questo. A fare questa riflessione è il personaggio immaginario di una giornalista che nel romanzo “Ah l’amore, l’amore” di Antonio Manzini, editore Sellerio – e garantisco che il romanzo merita e questa pubblicità è gratuita – si trova a descrivere sul proprio giornale la nuova indagine del vice questore Rocco Schiavone costretto ad indagare da un letto di un ospedale su un caso di malasanità.

Nel settembre 2014 Quotidiano Sanità ospitò alcune mie riflessioni nell’articolo “Con un'attenta lotta alla corruzione le risorse necessarie sarebbero garantite”. Sono passati sei anni e non so dirle se il mio pensiero resta attuale. Scrivevo “…sfugge tuttavia ai più che la quasi totalità dei medici non ha nulla a che fare con il ruolo di dirigente. Svolge il proprio lavoro, che è fatto essenzialmente di diagnosi e cura. Una crescente impressione di essere oggetto d’ostilità colpisce il Medico, la sua vocazione, il suo operato, la sua funzione, il suo ruolo, generando scoraggiamento e senso di rinuncia”.

“Potrebbe forse bastare una attenta lotta alla corruzione per reperire quei soldi che possano fare ripartire gli investimenti in strutture, tecnologie e risorse umane. Sì, risorse umane. Perché la medicina è fatta da esseri umani e il concetto di umanizzazione nei percorsi di accoglienza e di cura non può essere rispolverato e tirato a lucido solo nei nostri convegni. Il malcontento degli operatori è strisciante ma dilagante, le divisioni tra gli stessi, la difficoltà di dialogo con i malati ed i cittadini possono produrre una miscela esplosiva in grado di far saltare il sistema. Ma se salta il sistema e non saltano i corrotti, a fare la parte degli agnelli sacrificali saranno quanti continueranno a trovare i Pronto Soccorso strapieni, i posti letto negli ospedali ancor più diminuiti e pressoché inaccessibili, la mancata contestuale attivazione di una concreta offerta sanitaria sul territorio, l’incancrenirsi del contenzioso medico legale”.

Torniamo a bomba, che per fortuna non è il mezzo più usato per aggredire i medici, ovvero torniamo all’argomento che a mio giudizio merita importanti riflessioni, quello che ritengo possa essere definito “mobbing da burocrazia”. Credo che questo argomento meriterebbe anche l’intervento di opinionisti che, legge del taglione a parte ma il confronto sulle idee è sempre segno di ricchezza intellettuale, sulla sanità il più delle volte riescono ad interessare la variegata platea dei lettori. Possiamo riprenderci a pieno titolo il camice bianco o dobbiamo rimanere sulla giostra del parco giochi per continuare a girare a vuoto tra la finta gestione di non si sa cosa e l’ottemperanza cartacea agli obblighi della privacy, sottraendo tempo preziosissimo alla cura del malato?

Ovviamente mi guarderò bene, nel caso qualcuno voglia leggere il giallo, da svelare il finale del romanzo anche perché noi medici ci siamo abituati considerato che, in una percentuale altissima di casi, i presunti episodi di malasanità finiscono per essere archiviati anche se lasciano segni concreti sulla nostra serenità professionale e personale.

Luciano Cifaldi
Segretario generale Cisl Medici Lazio

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