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Mercoledì 26 FEBBRAIO 2020
Coronavirus. Anche Fnomceo, dopo Fimmg e Fismu, chiede autorizzazione a certificati via telefono nelle zone a rischio

Una procedura che permetterebbe di tutelare i Mmg  da contagi resi molto probabili dalla mancata fornitura, da parte delle Regioni, dei dispositivi individuali di protezione, ma anche per evitare di veicolare - da parte del medico stesso o del malato che soggiorna nella sala d’attesa - l’infezione agli altri pazienti. Anelli: "Evitiamo una disuguaglianza di tutele tra medico e medico"

Anche la Fnomceo dopo Fismu e Fimmg è d'accordo e annuncia per bocca del suo presidente Filippo Anelli, “pieno sostegno alla proposta avanzata dal Segretario generale della Federazione italiana Medici di Medicina Generale, Silvestro Scotti, al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: autorizzare i Medici di Medicina Generale delle zone a rischio Covid-19 a redigere i certificati di malattia sulla base del solo dato anamnestico, raccolto telefonicamente, quindi senza visita domiciliare o ambulatoriale”.
 
“Questa procedura permetterebbe di tutelare i Medici di Medicina Generale da contagi resi molto probabili dalla mancata fornitura, da parte delle Regioni, dei dispositivi individuali di protezione – spiega – Contagi che avrebbero, tra l’altro, considerevoli effetti a cascata sulla popolazione. E questo, sia per la quarantena imposta al professionista, che lo sottrae ai suoi assistiti, proprio in un momento di carenza di medici di questa disciplina. Sia, soprattutto, per il pericolo di veicolare - da parte del medico stesso o del malato che soggiorna nella sala d’attesa - l’infezione agli altri pazienti, specie ai più fragili, perché anziani o con co-morbilità”.

“Si verrebbe inoltre a creare una ingiusta sperequazione tra i Medici di Medicina Generale e i Medici INPS, fiscali e delle strutture territoriali, per i quali l’Istituto ha disposto, per analoghi e giusti motivi, la sospensione temporanea delle visite assistenziali e previdenziali presso le Unità Operative complesse medico-legali delle zone individuate a rischio - continua -. Indicazioni subito accolte dalle Direzioni territoriali della ‘zona rossa’ e delle ‘zone gialle’ che hanno sospeso temporaneamente anche le visite fiscali oltre che le attività di relazione con il pubblico”.

“Siamo di fronte a una disuguaglianza di tutele tra medico e medico – conclude Anelli -. Una disuguaglianza che, come Ordine, non possiamo accettare: tutti i medici sono uguali e preziosi, e vanno messi in condizione di lavorare in sicurezza, per la sicurezza della collettività”.
 

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