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Giovedì 27 FEBBRAIO 2020
Autonomia delle professioni sanitarie? Sì, ma senza congiure, please



Gentile direttore,
dietro le quinte del monopolio dell’informazione indotto dal caso Coronavirus, procedono  le altre “ordinarietà”, ad es. la diffusione, a cura della Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, di un documento recante percorsi applicativi degli articoli 16-23 del CCNL 2016-2018 comparto sanità, relativamente agli incarichi di funzione di tipo professionale unitario – le c.d. “competenze avanzate”, con conseguente vario dibattito, ove sembri che i soliti fronti siano compattamente contrapposti.
 
Pertanto paiono quanto meno opportune alcune riflessioni “fuori coro”.
 
A partire dal ricorso  mosso dal Sindacato dei Medici Cimo, che richiama la L. 43/06 contro la delibera del Veneto: i livelli di competenza e responsabilità di ciascun professionista (medici compresi) si acquisiscono solo attraverso un percorso formativo certificato (corsi universitari su 1500 ore) in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e non attraverso sistematizzate scorciatoie regionali e politiche (formazione di 300 ore).
 
Analoga istanza è stata posta dalla FNOMCeO: “Occorre regolamentare in modo uniforme sul territorio nazionale la suddetta materia”.
 
Due prese di posizione che sostengono che tale omogeneità di percorsi sia contra lègem, anche se manifestata da una coralità espressa dalle rappresentanze Ordinistiche e Sindacali, dalle Regioni e dalle Province Autonome, che (invasione di ruoli istituzionali a parte) alcuni interrogativi dovrebbe proprio porseli, invece che condividere una euforia che sembra proprio fondata su una contraddizione in termini.
 
L’insorgente faccenda della c.d. «sovrapposizione professionale», che i criteri “guida” e “limite” della L. 42/99 pongono come nodo da sciogliere: in tal senso, quale iconico esempio, forse anche meno eccentrico di quanto possa apparire, può essere rappresentata la situazione di giustificazione ed ottimizzazione degli esami radiologici.
 
Il nodo risorse, visto che, in un’ottica di spendibilità, esigibilità ed attuabilità, anche questo percorso non sfugge al c.2 art. 55-bis, d.lgs. 165/2001, modificato dall’art. 13, d.lgs. n. 75/2017, ove il legislatore usi la essenziale proposizione: “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.
 
Il pur famoso e ridondante, irrisolto "Renziano" binomio di: comma 566 L. 190/2014 + sentenza 54/2015 Corte Costituzionale.
 
Il recente caso del D. Min. Salute 10.08.2018 - Determinazione degli standard di sicurezza e impiego per le apparecchiature a risonanza magnetica.
L’enorme tema della collocazione/inoccupazione dei laureati magistrali, esclusi con sbalorditiva disinvoltura da tale processo di inneggiato "diritto alla “carriera”".
 
E … vogliamo proprio ignorare una miriade di (sempre puntuali) ironici “pungoli”, su base sociologica, da ben altra “coralità”, in continuità con i più famosi leitmotiv: “Colpo di mano” , “Assalto alla diligenza” e “Apprendisti stregoni” … ???
 
Senza nemmeno prendere in considerazione il nemesico aspetto di generale fallimento del babelico (e mai abbastanza riformato o differenziato) sistema di autonomia delle Regioni nella gestione della sanità/salute di un paese forse non così variegato nella sua composizione geo-culturale, ma soltanto analizzando questo eterno, provincialissimo, più volte spergiurato e di fatto mai accantonato o risolto, “braccio di ferro” tra professioni sanitarie e mediche, in una nuova logica all’interno della quale, in tutta onestà, non si riesce ad intravedere una vera strategia ed una linea di indirizzo delle pubbliche decisioni che non sia d’occasione o d’opportunismo, ove, forse sperando in una eleganza alquanto fuori luogo, lo sviluppo delle professioni sanitarie è stato addirittura definito come “carsico”.
 
Ebbene, contrattualità a parte, e pur confermando che le professioni sanitarie necessitino di autonomia come l’aria, risulta di gran lunga preferibile che tale loro sviluppo sia meno “congiurato”, meno “sistematizzato” e, più semplicemente, fondato sui medesimi motivi che caratterizzano le professioni mediche, inquadrato in una riforma a carattere nazionale, con il concorso di coloro che hanno deciso le norme primarie, ossia le rappresentanze democratiche (tutte nessuna esclusa) di questo Paese.
 
Dr. Calogero Spada
Dottore Magistrale
Abilitato alle Funzioni Direttive
Abilitato Direzione e Management AA SS 
Specialista TSRM in Neuroradiologia

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