quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 09 MARZO 2020
Coronavirus. Da Farmindustria “impegno per non fermare ricerca e produzione medicinali”

Il presidente Scaccabarozzi afferma anche come “grazie a un network internazionale si sta correndo davvero e penso che avere 35 candidati vaccini non sia per niente poco. Ci sono inoltre 14 imprese attive nella sperimentazione di vaccini, farmaci nuovi o prodotti già esistenti che si testano contro il nuovo coronavirus”.

"Siamo un settore troppo importante per permetterci delle discontinuità: svolgiamo un ruolo sociale, produciamo farmaci e ci assumiamo la responsabilità di garantire che continueremo a farlo, sia per i malati di Covid-19 che per gli altri. Ovviamente proseguono, anche se con qualche innegabile difficoltà, gli studi di sperimentazione dei nuovi medicinali e le attività di informazione scientifica che ci consentono di avere un interscambio con i medici sui nostri prodotti. Sono stati attivati piani di emergenza e di continuità in ognuna di queste aree". È quanto afferma il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi all'Adnkronos Salute
 
"Il decreto del governo - ricorda - stabilisce che l'industria debba garantire servizi essenziali ed è quello che stiamo facendo: abbiamo assunto forte la responsabilità di non far venire meno prodotti che si usano per tutte le malattie. Anche la ricerca non si può fermare, sul Covid-19 come in altri settori. Gli studi clinici non li possiamo di certo stoppare, perché i pazienti stanno assumendo i farmaci oggetto di studio e non voglio immaginare cosa accadrebbe se non arrivasse loro la quantità adeguata di prodotto. Anche le attività di informazione scientifica, che servono a portare ai medici tutti i dati necessari all'impiego dei nostri farmaci, in un flusso di scambio di informazioni che ci ritorna dall'esperienza degli stessi medici e che trasmettiamo poi a chi fa ricerca, sono molto importanti. Ferme restando queste responsabilità, le industrie devono agire rispettando le delibere di questi giorni, sia quelle locali, che quelle ospedaliere, sia quelle regionali, che quelle centrali, tutelando anche i nostri dipendenti". 

"Abbiamo attivato piani di continuità ed emergenza - prosegue Scaccabarozzi - ad esempio organizzando dei piccoli team operativi, sia nel campo della produzione che della ricerca, con il minimo numero possibile di componenti, che possano ruotare in modo da non venire mai in contatto l'uno con l'altro. E anche in caso di problemi, sarebbero poche unità di dipendenti a venire meno".
 
Chiaramente in tutti gli uffici "è stato attivato lo smart working e abbiamo potenziato il sistema per avere una connessione da remoto con gli operatori sanitari, che ci devono poter consultare in qualsiasi momento". 
 
"Grazie a questo impegno - sottolinea il presidente di Farmindustria - al momento non ci sono problemi di approvvigionamento di farmaci, ma per far sì che non si verifichino fra qualche tempo dobbiamo continuare a vigilare e a mettere in atto piani per aumentare le scorte e garantire anche una distribuzione oculata, per evitare accaparramenti. Anche gli studi clinici vanno avanti, pur con difficoltà. Noi andremo avanti finché possibile, in caso contrario sarebbe una grandissima perdita di dati validati e ci sarebbero dei ritardi per l'arrivo delle nuove terapie in Italia. Siamo pronti a collaborare con tutte le istituzioni con il massimo impegno e il minimo disturbo possibili".
 
"Grazie a un network internazionale - ricorda - si sta correndo davvero e penso che avere 35 candidati vaccini non sia per niente poco. Ci sono inoltre 14 imprese attive nella sperimentazione di vaccini, farmaci nuovi o prodotti già esistenti che si testano contro il nuovo coronavirus". Il costo di un vaccino si aggira attorno ai "900 milioni di euro, un dato fornito da Vaccines Europe che si basa sul prezzo medio per lo sviluppo di un siero. Per quanto riguarda un ipotetico nuovo antivirale, per il quale si debba partire da zero nella ricerca, il costo è superiore ed è attorno ai 2 miliardi di euro". 
 
Un prezzo che si riduce nel caso di "prodotti già utilizzati per altre indicazioni, come i 'cocktail' che si stanno usando anche per i pazienti italiani. Se si riveleranno efficaci, si dovranno riprodurre su larga scala ma saranno utilizzabili fin da subito e qualcuno di questi ha già il brevetto scaduto", dunque il costo si ridurrebbe ancor di più.

© RIPRODUZIONE RISERVATA