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Giovedì 12 MARZO 2020
Il rovescio della magagna e la storia ignorata



Gentile Direttore,
il titolo proposto per questo breve testo non è un errore. Di solito si parla di “rovescio della medaglia”, per indicare qualcosa di sgradevole che sia conseguenza di altro invece ben accetto. La magagna è in pratica la cosa opposta: qualcosa che sembra buona e invece nasconde la parte negativa.
 
Abbiamo capovolto il concetto per plaudire innanzitutto agli innumerevoli colleghi che si stanno dannando per arginare qualcosa che appare ben poco arginabile. Ma il rovescio della magagna sta proprio nel lavoro – quotidiano e silenzioso – dei mille e mille medici e sanitari che ormai da settimane vivono letteralmente nei dipartimenti di urgenza e/o nelle corsie, oppure visitano negli ambulatori o a domicilio ad orari impossibili i loro pazienti, con la sola preoccupazione di non lasciare indietro nessuno.
 
Medici e sanitari che, fatalmente, rischiano in prima persona la salute loro e dei propri congiunti.
 
E allora, a differenza di altri non useremo toni “sopra le righe”. Non ci interessano le medaglie o i “salti” per salire sul carro dei vincitori. Anche perché vincitori qui – a parte i medici e sanitari – non ne vediamo. Non le regioni che scoprono solo adesso si esser fragili, non il governo centrale che deve a malincuore cercare altri soldi da destinare alla sanità. Rendiamo merito al Governo di aver trovato le risorse aggiuntive per la Sanità. Speriamo vengano spese bene.
 
Ci voleva questa emergenza per far capire che mancavano i medici e sanitari, che non c’erano abbastanza posti-letto, che le risorse sono limitate ed insufficienti?
 
Se qualcuno volesse bonariamente dare un’occhiata – anche frettolosa – alle nostre frequenti denunce, vedrebbe che l’abbiamo sempre scritto, e pronunciato ad alta voce ogni volta che qualche politico (regionale o nazionale) si è degnato di riceverci ed ascoltarci.
 
Adesso è una gara a chi si accorge – improvvisamente – che ci vogliono più medici, sanitari e risorse.
 
Bravi, non c’è che dire. Quando si lascia il cellulare a casa ci sentiamo persi. Se mancano migliaia di medici e sanitari al SSN…se ne fa a meno. Bravissimi.
 
Ci voleva questa specie di “Caporetto” per chiamare gli specializzandi, o persino gli studenti dell’ultimo anno… Senza mancare di rispetto a nessuno… siamo arrivati ad arruolare “i ragazzi del ‘99”. E poi? Sperando che l’emergenza passi in fretta e senza altri lutti… cosa accadrà?
Tutto come prima? Scommettiamo? La storia non insegna alcunché.
 
Ci sbrachiamo in orgoglio patrio solo quando siamo minacciati, ma scommetto che nessuno riflette abbastanza sul fatto che in questi giorni vediamo in ogni TG fior di medici e ricercatori che parlano dall’estero, assunti e ben retribuiti da prestigiose organizzazioni straniere. Tutte persone che sono state formate con le eccellenti università italiane e poi abbiamo lasciato neghittosamente andare.
Ora lasciateci lavorare – per favore – senza pretendere di attaccarci medaglie al valore, col concreto rischio che siano alla memoria; o almeno abbiate il coraggio di scrivere, nella motivazione: “…solo, con l’unico ausilio del proprio stetoscopio, si avviava eroicamente e senza efficaci ausili verso le corsie ormai occupate dal virus nemico. Fulgido esempio…”.
 
Ho scritto queste righe in un momento di pausa.
 
Biagio Papotto
Segretario nazionale Cisl Medici

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