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Lunedì 02 APRILE 2012
Diete. Andid denuncia: "I percorsi formativi nel settore sono una giungla"

L’associazione dietisti ha lanciato l’allarme per un problema che riguarda non solo la tutela della professione, ma soprattutto la salute dei cittadini che “rischiano di affidarsi a persone non competenti o a millantatori”. Il tema al centro del Congresso nazionale Andi dal dal 19 al 21 aprile a Verona.

Tutti gli italiani vedono con i propri occhi ogni giorno sui giornali e in televisione migliaia di diete, accompagnate da consigli, ricette colorate, spesso assolutamente inutili, quando non pericolose. Tutto questo nasce da una condizione di “giungla formativa” in cui versa l’area della nutrizione italiana, caratterizzata dalla mancanza di chiarezza sulle competenze possedute dai vari professionisti, in relazione ai diversi percorsi formativi di base, distinti in area medico-sanitaria (medici dietologi e dietisti) e area non medica (biologi, farmacisti, veterinari, ecc.), più comunemente definiti nutrizionisti. A porre l’attenzione sul tema è stata l’Associazione nazionale dietisti (Andid) che, annunciato il Congresso nazionale che si svolgerà a Verona dal 19 al 21 aprile e nel corso del quale sarà avviato un dibattito con l’obiettivo di fornire basi oggettive di discussione e confronto verso una completa regolamentazione di tutto il settore della nutrizione italiana, anche alla luce degli orientamenti europei.

“L’offerta formativa italiana – ha spiegato la presidente Andid, Giovanna Cecchetto – si rivolge, peraltro indistintamente, ad una vastissima gamma di operatori e professionisti indipendentemente dal percorso formativo di base, il più delle volte di estrazione non sanitaria, e spesso non pertinente alla nutrizione (chimici, biologi, laureati in scienze motorie, laureati in agraria, veterinari, farmacisti)”. “In questa situazione - ha proseguito -  forte è pertanto il rischio che questi corsi, spesso anche piuttosto costosi, possano alimentare la convinzione in chi li frequenta, di acquisire nuove abilità professionali, oltre il confine stesso delle competenze proprie della qualifica e delle conoscenze di base possedute, e di sentirsi abilitati ad interventi di tipo nutrizionale, e, cosa ancor più preoccupante , di tipo dietoterapico”.

L’Andid ha lanciato dunque la sua battaglia affinchè sia fatta chiarezza sul carattere puramente “culturale” e non professionalizzante di simili corsi. “Tuttavia – ha concluso la presidente Cecchetto – la mancanza di chiarezza in questo settore rende difficile controllarne le ricadute sotto il profilo professionale e deontologico, esponendo quindi i cittadini al rischio di abusivismi e di danni al proprio stato di salute”.

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