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Martedì 24 MARZO 2020
Coronavirus. Ad Alessandria intervento di cardiochirurgia su paziente positivo in arresto cardiaco

L’arresto cardiaco era stato causato da patologia tromboembolica polmonare massiva correlata all’infezione e all’immobilità. Il paziente, 60 anni, è stato quindi sottoposto ad intervento cardiochirurgico di tromboembolectomia polmonare in emergenza direttamente al letto in circolazione extracorporea.

Le èquipes di Terapia intensiva polivalente, terapia intensiva cardiochirurgica e cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria hanno eseguito nella giornata di ieri un intervento su un paziente di 60 anni affetto da Covid-19 che ha manifestato arresto cardiaco a causa di patologia tromboembolica polmonare massiva correlata all’infezione e all’immobilità.  A darne notizia è la stessa Ao in una nota.
 
“Il paziente degente presso l’Azienda Ospedaliera di Alessandria ha presentato all’improvviso una grave instabilità emodinamica con ipotensione severa rapidamente evoluta in arresto cardiocircolatorio, senza risposta alle manovre di rianimazione” spiega la nota. “L’ecocardiografia eseguita in emergenza al letto del malato evidenziava un’embolia polmonare massiva acuta con un quadro clinico di progressiva instabilità emodinamica, nonostante il trattamento con terapia medica ottimale”.
 
Il trattamento chirurgico, a carattere di emergenza, rappresentava l’unica possibilità per salvargli la vita. Pertanto il paziente è stato sottoposto ad intervento cardiochirurgico di tromboembolectomia polmonare in emergenza direttamente al letto del malato in circolazione extracorporea. Gli staff medici e chirurgici, riferisce ancora la nota, “hanno dovuto eseguire l’intervento in condizioni difficili a causa delle necessità di trattare e operare il paziente con i sistemi protezione richiesti dall’emergenza Covid”.
 
Dopo la procedura il paziente ha ripreso un ritmo cardiaco spontaneo e attualmente, sebbene critico, presenta discreto compenso emodinamico con necessità di supporto farmacologico e ventilatorio ed è in lento e progressivo miglioramento.
 
La Ao evidenzia, infine, come “non sono sono ancora descritte al mondo al momento attuale esperienze analoghe in pazienti con tali caratteristiche”.

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