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Sabato 04 APRILE 2020
Coronavirus. I soccorritori chiedono il riconoscimento della figura del “tecnico dell’emergenza e soccorso territoriale”

"Pensiamo sia arrivato in modo inderogabile il momento di procedere, senza alcuna esitazione e con la massima convinzione, al riconoscimento della figura del soccorritore o meglio del tecnico dell’emergenza e soccorso territoriale con le relative specializzazioni, anche a titolo di riconoscimento dell’attività svolta in tutti questi anni". Questo l'appello lanciato dal National Rescue Council in una lettera al Presidente della Repubblica, al premier Conte e al ministro Speranza. LA LETTERA

"In questi giorni i soccorritori insieme ai medici ed infermieri si sono sentiti definire 'eroi'. Sono passati ormai tantissimi anni dal Dpr 27 marzo 1992 istitutivo del 118 che prevedeva anche la creazione della figura del soccorritore professionista con le sue relative specializzazioni (es. autista-soccorritore). Pensiamo sia arrivato in modo inderogabile il momento di procedere, senza alcuna esitazione e con la massima convinzione, al riconoscimento della figura del soccorritore o meglio del tecnico dell’emergenza e soccorso territoriale con le relative specializzazioni, anche a titolo di riconoscimento dell’attività svolta in tutti questi anni".
 
Questo l'appello lanciato dal National Rescue Council (Ncr) in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro della Salute, Roberto Speranza.
 
"Da ormai due mesi questa Emergenza ha coinvolto tutti gli operatori sanitari del soccorso, ogni figura professionale e non è stata coinvolta direttamente e indirettamente ad aiutare il paese Italia. In qualità di infermiere che lavora attivamente al 118, vi richiamo per far porre la vostra attenzione su coloro che dal 1992 operano nel sistema di emergenza territoriale 118 in modo invisibile ancora a tutt’oggi: 'I Soccorritori' - si legge nella lettera firmata dal responsabile direzione formazione Nrc Francesco Mancuso -. Sì, perché proprio loro da ormai ventott’anni rendono funzionante il servizio di emergenza sanitaria territoriale nazionale, nella maggior parte dei casi a titolo gratuito, senza che sia mai stata riconosciuta la loro figura come 'professionale'”.
 
"Soccorritori che - aggiunge Mancuso - pur essendo spesso volontari, lavorando in nome e per conto dello Stato, sono soggetti a responsabilità civili, penali ed amministrativi allo stesso modo dei sanitari professionisti retribuiti (medici ed infermieri) senza nemmeno poter avere una assicurazione che li tuteli sia civilmente che penalmente. Lavorano giornalmente con medici, infermieri, condividendo con loro gioie e tristezze e rischiando su ogni intervento di essere contagiati, aggrediti, travolti da chi non rispetta il codice della strada senza poter aver la possibilità di poter usufruire dell’istituto dell’infortunio: la maggior parte di loro sono costretti a usufruire dell’istituto della malattia con conseguente ricaduta negativa sia sul proprio datore di lavoro, sia sulla produttività propria e altrui".

"I soccorritori  - si legge ancora nella lettera - da sempre in modo silenzioso, hanno però dato dimostrazione di alta professionalità in qualsiasi situazione, trovando dentro di loro il miglior equilibrio possibile, pur essendo sempre soli ed abbandonati anche in quei momenti dove era necessario avere un supporto psicologico. Nonostante tutto, loro continuano la loro attività con senso di responsabilità e coraggio cercando di essere meticolosi e attenti alle procedure operative impartite dalle singole Regioni. Sì, proprio così: manca un vero e proprio coordinamento formativo nazionale".

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