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Lunedì 20 APRILE 2020
Coronavirus. Ocse: “Contact tracing per funzionare deve coprire almeno 70% popolazione e serve in ogni caso disponibilità di molti test”. Italia ok su numero tamponi

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo definisce i test (diagnostici, sierologici) insieme al contact tracing i capisaldi per l’allentamento del lockdown in sicurezza. Ma avverte che i paesi debbano avere la capacità di poter effettuare un gran numero di test (preferibilmente quelli rapidi). E l’Italia per ora è tra i paesi che ha fatto più tamponi. IL DOCUMENTO

“Un fattore chiave alla base di qualsiasi strategia che faciliti l’allentamento del lockdown e possa far ripartire l'economia sono i test”. È quanto segnala l’Ocse in documento in cui definisce la strategia per tenere sotto controllo il virus ed evitare che con lo sblocco del contenimento si possa assistere a nuove ondate.
 
I test diagnostici e il contact tracing. “Date le caratteristiche di questo coronavirus – sottolinea l’Ocse - , incluso il gran numero di casi asintomatici e alto livello di diffusione del virus - per essere efficace nel sopprimere la diffusione del virus, il contact tracing, per funzionare, dovrebbe coprire almeno tra il 70 e 90% della popolazione” e “rispettare i diritti civili e la privacy dei cittadini”.
 
In ogni caso l’utilizzo del contact tracing richiede “un aumento della capacità di test enorme”. E ad oggi, l’Ocse rimarca come sussistono “significativi vincoli logistici e di capacità, che vanno dalla disponibilità di personale qualificato al tempo necessario per l'analisi di laboratorio e la disponibilità di reagenti”.
 
Tutti fattori che “finora hanno impedito di poter fare un gran numero di test diagnostici in molti paesi”. Per questa ragione l’Ocse rimarca come “il recente sviluppo di test diagnostici molecolari RT-PCR più veloci, dovrebbe aiutare ad aumentare la capacità di un contact tracing efficace nei vari paesi”
 
L’Ocse parla anche dei test sierologici che “rileva le persone che hanno avuto un'infezione in precedenza e quindi hanno sviluppato anticorpi (anche se sulla durata dell’immunizzazione ci sono ancora molti dubbi ndr.)
 
“Tali test – rileva l’Organizzazione internazionale - possono essere utilizzati per due scopi, vale a dire per consentire persone che hanno acquisito l'immunità per tornare a lavorare in sicurezza e per fornire informazioni sull’evoluzione dell'epidemia in tutta la popolazione”. Anche in questo caso però “è necessario sviluppare kit di test sierologici rapidi e le loro prestazioni cliniche devono essere dimostrate prima della distribuzione su larga scala”.
 
 
Italia ottava per numero di tamponi in rapporto alla popolazione.
Secondo i dati (su 35 Stati) dell’Ocse il Paese che ha effettuato più test in rapporto alla popolazione è l’Islanda (106 ogni 1000 abitanti), seguono il Lussemburgo (48,9) e l’Estonia (24,8). L’Italia è ottava con 18,2 test ogni 1000 abitanti, davanti alla Germania, agli Usa e alla Francia e sopra la media di 15 test ogni mille abitanti.

 
L.F.

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