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Lunedì 20 APRILE 2020
Coronavirus. Cgil, Cisl e Uil a Regione: “Tamponi subito”

“La Regione deve necessariamente e con urgenza avviare in maniera tempestiva e propedeutica l’esecuzione dei tamponi nei luoghi di lavoro più esposti alla pandemia, a partire dai lavoratori della Sanità pubblica, privata e del Settore socio-sanitario. È chiaro che in tutta questa fase emergenziale né il Decreto Calabria né il Commissariamento della Sanità calabrese hanno prodotto i risultati auspicati”. Così le tre sigle sindacali

La Regione è ancora in grave ritardo rispetto alle attività di prevenzione anti-Covid19 da mettere in atto in ambienti di vita e di lavoro. In considerazione dell’esigenza di combattere e contenere il contagio, deve necessariamente e con urgenza avviare in maniera tempestiva e propedeutica l’esecuzione dei tamponi nei luoghi di lavoro più esposti alla pandemia, a partire dai lavoratori della Sanità pubblica, privata e del Settore socio-sanitario, compresi i lavoratori operanti nei settori degli appalti (Vigilanza, Pulizia, Sanificazione, Ristorazione collettiva e Manutenzione) nelle RSA, nei supermercati ed in tutte le attività ritenute essenziali dalle attuali disposizioni”.

È quanto chiedono, in un documento unitario, i Segretari Generali calabresi Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl) e Santo Biondo (Uil) che sollecitano “un confronto urgente, tempestivo e permanente, secondo le modalità atte a garantire il distanziamento sociale (anche in videoconferenza), sulle emergenze socio-sanitarie, che con il contagio da Covid19 si sono aggravate, al fine di determinare, già in questa fase straordinaria, le azioni utili per un cambio radicale della programmazione sanitaria e sociale nella Regione”.

“Risulta altresì inderogabile - sostengono ancora Sposato, Russo e Biondo - sottoporre alla prova del tampone tutta una serie di categorie di persone che risultano più vulnerabili, quali gli anziani, i disabili, ammalati cronici, ecc.. Tale rivendicazione e la relativa attuazione deve essere considerata come l’attività precipua di prevenzione rispetto al diritto alla Salute dei calabresi, a partire dalla necessità per l’attuale fase pandemica, di riconoscere un ruolo primario alla medicina territoriale, che va riorganizzata e rilanciata e incardinata in un Servizio sanitario regionale in grado di dare concrete risposte in termini di salute alla cittadinanza”.

“Bisogna intervenire tempestivamente – proseguono - con scelte obbligate per costruire un’adeguata risposta socio-sanitaria in questa prima fase ed allo stesso tempo preparare le opportune condizioni e senza rischi per le persone, per affrontare la fase di ripartenza, quando questa sarà possibile, secondo i dettami scientifici, con misure a sostegno dell’economia e delle attività produttive della nostra Regione”.

Per i Sindacati calabresi è necessario: “verificare le tante situazioni che già da prima non erano chiare e trasparenti e che, con l’avvento della pandemia si sono rivelate in tutta la loro drammaticità. A partire dalla tragedia che si è consumata nelle Rsa che ha coinvolto nel contagio sia ospiti che operatori e che ha visto registrare per le stesse strutture, un alto numero di decessi riconducibili al virus”.

“Rispetto a tutte le strutture Rsa, Case di Riposo, Strutture per Disabili Psichiatrici e per Anziani non autosufficienti – proseguono Sposato, Russo e Biondo - e quindi non solo quelle attenzionate dai fatti di cronaca, è necessario conoscere lo stato di attuazione delle indicazioni contenute nei Protocolli per le misure anti-Covid19 del 14 e del 24 marzo 20 e la regolarità dell’accreditamento delle stesse strutture e delle loro condizioni igienico-sanitarie, nonché le azioni svolte dalle istituzioni competenti per le relative verifiche, sia quelle pregresse che quelle recenti per fronteggiare il virus”.

“Mai come in questo momento - sottolineano i leader di Cgil, Cisl e Uil calabresi - risulta necessario anche migliorare i Dipartimenti Territoriali della medicina della prevenzione che sempre di più, in futuro, avranno un ruolo determinante. Così come va garantita ai pazienti/ospiti, sia nelle strutture pubbliche che in quelle private, l’informazione costante e trasparente rispetto il decorso clinico, la diagnosi e il piano terapeutico. È chiaro che in tutta questa fase emergenziale né il Decreto Calabria né il Commissariamento della Sanità calabrese hanno prodotto i risultati auspicati, mettendo in luce tutte le discrasie di una catena di comando che sta registrando troppe interruzioni e incoerenze”.

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